lunedì 30 luglio 2012

La spiegazione della crisi c'è

Mi pare che quanto riportato da Dagospia "Dal 2010 ha avuto inizio l'operazione che un analista tedesco ha definito il più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi: la crisi nata dalle banche è stata mascherata da crisi del debito pubblico (...) Tra l'errore della diagnosi, i rimedi peggiori del male e l'inanità della politica, l'uscita dalla crisi rimane lontana" (Luciano Gallino, Repubblica p. 27) sia una prima spiegazione: quando poi, come è successo negli Stati Uniti, dai i soldi alle banche invece che darli alle persone, fai esattamente ciò che non dovresti e aumenti i danni. Ragionare poi con la testa ci porta a comprendere che non siamo nè necessari nè indispensabili.
Oggi puoi avere ,e già ci sono, le fabbriche che funzionano quasi da sole, in più non è vero che sei utile come cliente, come consumatore:  i rami improduttivi delle grosse multinazionali, quando non avranno più clienti e saranno un "peso", verranno tagliati. Quella è gente che non si fa scrupoli a licenziare o a trasferire la baracca. Mettiamo che io sia un buon cliente: un giorno che dovessi essere come "l'aretino Pietro,con una mano davanti e l'altra dietro", vuoi perchè mi hanno licenziato o perchè divorziato e lo stipendio non mi basta più, tutti quelli che prima mi salutavano o mi facevano credito, dal momento che sono caduto in disgrazia diranno no alle mie richieste. Da quel giorno non sarò più un cliente, oltre ad aver perso la dignità e il rispetto: da fallito so cosa vuol dire, parlo per esperienza. il rischio insito nella crisi è che,se per fortuna non ha colpito tutti o quanto meno non tutti nello stesso modo e intensità, se le cose non si rimettono a posto anche chi oggi,per grazia di Dio, è al sicuro e si sente protetto, non è detto (e tocchi pure ferro) che venga risparmiato. Del resto se chi oggi ha qualcosa ed è protetto, al sicuro, non pensa di essere solidale e dare una mano a risolvere gli altrui problemi, siamo quasi fritti. So bene che non c'è cultura in tal senso, so altrettanto bene che alcuni gruppi di aiuto, alcuni centri sociali, ci marciano su questo: un po' come un ospedale senza pazienti, come un becchino senza morti, costoro devono avere le persone da assistere. In tal modo è giustificata la loro esistenza e il ricevere e raccogliere fondi, ha una ragione. Se sparissero i problemi, loro non dovrebbero più avere diritto a un sacco di cose, compresi i vari "per mille" o donazioni varie da parte di pensionati superricchi e storditi: perchè ho visto la mano di pensionati tesa verso alcuni, aperta, e chiusa insieme al loro cuore verso altri. Figli e figliastri. A tutto c'è e ci sarà rimedio ma è assai importante chiarirsi le idee sul primo punto: non è stato il costo del liceo statale a mandare in crisi la nazione e nemmeno l'esistenza del piccolo ospedale di periferia, o uno degli ottomila comuni della penisola. Le ragioni sono altre, almeno credo. Ma oggi non è utile sapere quali siano le ragioni, oggi servono altri interventi piuttosto che creare commissioni o gruppi di studio e ricerca formati da esperti pluriincaricati e strapagati : semmai è necessario ,come già recitato a memoria, fermare Equitalia, dare i posti di lavoro (magari con il sistema suggerito dal Prof. Piga o da Maurizio Blondet) e risparmiare su altri fronti (vedi le auto blu, le pensioni con tetto massimo di 3mila o 5mila euro, gli stipendi dei manager che non vadano oltre 300mila euro l'anno complessivi eccetera). Se con un "trucco" si potesse permettere di fare queste e altre cose subito, senza cioè iter lunghi e così lunghi che uno si dimentica pure di ciò che deve essere approvato, un buon riavvio è assicurato. Possiamo anche inserire la verifica delle royalties dovute da chi estrae petrolio o altro dal sottosuolo (oggi al 2 o 3 % mentre in Libia e Norvegia "danno l'80%" s.e.) o lo storno dell'ordinativo degli f35 e l'interruzione dei lavori per la Tav a favore,in questo caso, del riammodernamento delle linee ferroviarie. Cose da fare, partendo dal discorso sovrantià monetaria e politica, eventuale uscita dall'euro e reinserimento della lira come moneta da affiancare all'euro, nazionalizzazione delle banche e della Banca d'Italia, queste sono tutte cose da esaminare in tempo reale e immediato: è chiaro che se lasciamo che a parlare e spiegare siano solo i fautori dell'euro, quelli del senza se e senza ma, quelli del "è l'Europa che ce lo chiede", quelli dell'euro non si tocca e non si discute, allora non c'è nessuna speranza, e quindi torniamo al post di prima e a ragionare su basi diverse. Ieri in una fiction piacevole e mai digerita dalla Rai, "il maresciallo Rocca", il braccio destro del maresciallo ,criticato in maniera bonaria da Proietti, dice più o meno queste parole : "se devo morire, perchè devo morire sano?". Per noi vale la stessa cosa: moriamo senza lavoro, ma con i conti a posto. Che poi questi conti siano davvero a posto e in ordine è tutto da dimostrare. Alcuni progetti di lavoro suggeriti dai lettori del blog di Grillo e inerenti l'agricoltura, sono interessanti: è interessante riprendere i terreni intorno ad aree industriali dismesse, l'incentivo all'agricoltura, raggiungere una discreta autonomia dall'estero e diffondere nelle scuole e nella popolazione un nuova cultura legata alla terra. Se a questo aggiungiamo che volendo possiamo riprenderci e rimettere in sesto alcune fabbriche fatte chiudere e fatte fallire, e se avessimo i coglioni quadrati ci riprenderemo pure i macchinari portatici via e che ora sono all'estero, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Se restiamo passivi e ci lasciamo rincoglionire dalla tv e dalle notizie scelte per noi, allora siamo sulla strada sbagliata, dove il primo autista drogato ci punta un fucile e ci fa scendere in mezzo alla campagna, di notte e sotto la pioggia e da soli: perchè la regola è la solita, ovvero se hai i soldi e lavori e "sei ok", tutto quadra, ma quando sei mollato, quando sei scaricato perchè non sei più utile a nessuno, nessuno ti fila. Chi ha interesse a che la crisi continui, questo lo sa: infatti c'è o non c'è una lotta tra chi è senza lavoro e chi vuole essere riassunto? C'è o non c'è ,anche se non si vede o si legge, una lotta affinchè il "caso della mia azienda in crisi venga esaminato subito mentre quello di altre aziende può pure apsettare"? C'è ma non si dice. Pensiamoci la prossima volta che leggiamo di una certa azienda come mai non si parla delle altre o ancora meglio: dove sono finite le altre? E quegli operai come mai non si fanno più sentire? Strano perchè se si risolve un problema è bello sapere che qualcuno ce l'ha fatta, e non penso che ci sia gente così superba e orgogliosa che non voglia far sapere che i propri guai sono finiti. Ma se non è così, vuol dire che i casini ci sono ancora-

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