Rievocazione,
con qualche rimpianto, di un genere popolare estinto, di successo negli
anni '60-'70 dello scorso secolo. Da Diabolik a Milo Manara, passando
per Satanik e…Vartan.
Sino agli anni '60 del secolo scorso, il fumetto era relegato, in
Italia, a passatempo per i bambini. Di conseguenza, erano inesistenti
figure femminili che potessero esprimersi attraverso l’esibizione della
propria sessualità. Quando Angela Giussani inventò Diabolik (prima uscita novembre 1962), un personaggio che si rivolgeva esplicitamente a un pubblico adulto, le cose cominciarono lentamente a mutare. Ma non subito. La spietata partner del Fantômas nostrano, Eva Kant, era crudele e perfida (perlomeno nelle prime avventure), ma, dal punto di vista della trasgressione sessuale, più moralista di una gentildonna vittoriana. Una morale sessuale che rimarrà immutata nel tempo, cementata nel rapporto più che monogamico con il suo amore in calzamaglia.
A Diabolik fecero seguito numerosi cloni con personalità più o meno spiccate. Fra questi, il maggior successo lo colsero Kriminal e Satanik (in
edicola nel 1964), gli inquietanti personaggi ideati da Max Bunker
(Luciano Secchi) e resi impareggiabili dal tratto di Magnus (Roberto
Raviola). Furono probabilmente i primi fumetti italiani a inserire elementi esplicitamente erotici
nella narrazione. Queste situazioni si limitavano a qualche esibizione
di abbigliamento intimo, a qualche nudo di spalle o intravisto nella
penombra volutamente enfatizzata dal tratteggio del disegnatore.
Tuttavia, l’atmosfera trasgressiva in cui erano calati
tali “sfoggi” era sufficiente per rappresentare un quid decisamente
dirompente nel panorama perbenista di quegli anni. Ma probabilmente la prima eroina esplicitamente erotica del fumetto italiano fu Gesebel, sempre realizzata dal duo Magnus & Bunker, l’avventuriera spaziale che si ispirava a Barbarella (Jean
Claude Forest, 1962), avida di avventure, di denaro e di maschi, anche
extraterrestri, con cui consumare lubrici rapporti.
Fu Renzo Barbieri l’editore che puntò sull’elemento erotico in
maniera esclusiva, al punto che spesso le trame divennero un puro
pretesto per l’esibizione di corpi, dapprima mostrati con prudenza,
quindi esplicitamente esibiti, sino, alla fine degli anni Settanta, al passaggio alla pornografia. La Editrice 66 (fondata da Barbieri nel 1966) lancia i primi eroi del fumetto erotico nostrano. Sono Isabella, un cappa e spada e Goldrake,
una specie di 007, entrambi disegnati da Sandro Angiolini. Due anni
dopo, per difficoltà finanziarie, Barbieri è costretto a chiedere aiuto a
un altro editore, Giorgio Cavedon: assieme vareranno le Edizioni RG,
che partoriranno una sequela di testate e personaggi che faranno la
storia del genere. Ricordiamone alcuni: Bonnie, Hessa, Jacula, Lucifera, Lucrezia, Terror, Vartan. E Jolanda, al cui successo contribuirà Milo Manara.
A guardare le tavole di quei fumetti non mancano rimpianti per le promesse artistiche rimaste nelle dita dei disegnatori che vi lavorarono. Sandro Angiolini, infaticabile macchina da disegno del fumetto erotico
italiano, era un talentuoso: le sue raffigurazioni femminili sono
pregne di una perforante sensualità che però rimane tristemente
semplificata in poche linee, appiattite dalla fretta e dalla furia dettate dalla prepotenza delle esigenze commerciali.
Altri autori, invece, passano attraverso le maglie del fumetto erotico
senza rimanerne avvinghiati, anzi traendone una lezione che servirà per
una più produttiva vita artistica. È il caso di Manara, che aveva creato il fumetto Jolanda De Almaviva,
un cappa e spada ambientato nel Mar dei Caraibi, percorso da corsari,
malvagi governatori spagnoli e invaso da splendide ragazze volenterose
di mostrare le proprie grazie. Anche grazie a questa esperienza, nel
1982 Manara realizzerà Il gioco, che lo consacrerà come indiscusso maestro del fumetto erotico.
In quegli stessi anni Ottanta, il giornaletto erotico popolare aveva imboccato una strada senza uscita. Gli editori, accecati dalle facili vendite, avevano inforcato, senza mezze misure, la strada del porno,
sfornando un prodotto illeggibile dal punto di vista narrativo e
destinato a un consumo effimero e onanistico. L’escalation induce a
puntare su storie morbose, ciniche, violente, ma tutto sommato banali,
che riproducono come un imprescindibile marchio, su quasi tutte le
pagine, la rappresentazione dell’atto sessuale nelle forme più esplicite
e di cattivo gusto. È la fine. Il fumetto porno-erotico sarà irrimediabilmente spazzato via
nel momento in cui le riviste, prima, e le videocassette porno, poi,
invaderanno le edicole, proponendo le stesse rappresentazioni
pornografiche di quei fumetti, però con un realismo infinitamente
superiore.
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