mercoledì 25 luglio 2012

Gomma arabica in crisi: a rischio la Coca Cola?

Le bibite gassose (Coca e Pepsi comprese) legano la loro produzione a una sostanza esportata dal Sudan la cui economia sta crollando.

Ci è voluta una sciagura analoga a quella raccontata nell'Antico Testamento per mettere seriamente in crisi due marchi che sembrano esistere da sempre e per sempre: due invasioni di cavallette che colpirono il Sudan negli anni duemila, causarono la perdita di molti esemplari di Acacia senegal, l'albero da cui si ricava la gomma arabica (e di cui il paese è esportatore di metà della produzione mondiale e di migliore qualità). La gomma arabica è fondamentale nella produzione della Coca e della Pepsi: senza, i dolcificanti si depositano sul fondo (e quindi, prima di essere bevute, le bevande andrebbero mescolate) e il liquido diventa trasparente.


Tornando agli alberi, il numero è stato ridotto anche dai riscaldamento globale mentre la domanda di gomma è rimasta costante nel tempo. A ciò si aggiunga che il Sudan non ha esattamente un governo affindabile: il presidente Omar al Bashir è ricercato da Tribunale penale internazionale per genocidio per crimini commessi in Darfur. Tutto questo ha causato il crollo delle esportazioni della gomma arabica e messo in ginocchio l'economia locale. Non solo, questa situazione ha fatto riemergere una questione politica - il rapporto tra Usa e Sudan - mai del tutto definita. Le sanzioni e l'embargo commerciale che ha colpito la nazione araba non sono mai stati esemplari e risolutivi fino in fondo. Perché?

Ovviamente per via della gomma arabica. Bloccarne il commercio equivarrebbe a chiudere il rubinetto della cola, sia essa Pepsi o Coca. E per gli americani si sa quanto siano fondamentali le due bevande. La cola-dipendenza degli Usa è ben nota ai giornali che hanno definito - nello specifico il Washington post - l'ambigua politica estera nei confronti del Sudan "soda pop diplomacy" (l'embargo è esteso a tutti i prodotti provenienti dal paese tranne, guarda caso, la gomma arabica). Ed è nota anche ai sudanesi dato che, nel 2007, il loro ambasciatore, John Ukec Lueth, minacciò di bloccare le esportazioni di gomma arabica, agitando davanti ai giornalisti una bottiglia di Coca-Cola. Ma l'uso di questa sostanza, classificata con la sigla E414, è impiegato anche in altri settori: vino, caramelle, confetti, marshmallows, yogurt, e poi colori, vernici, prodotti estetici.

Difficile pensare un'America senza gomma arabica. Difficile pensare senza il mondo intero. Ricordiamo che la cola-dipendenza degli americani resistette anche alla tragedia dell'11 settembre: il commercio della gomma arabica non fu frenato nemmeno dalle voci secondo cui Bin Laden si era accreditato buona parte del monopolio delle esportazioni. "È possibile che ogni volta che compriamo una bibita gassata di marca americana, contribuiamo ad arricchire le casse di Bin Laden", aveva tuonato a suo tempo il senatore repubblicano Frank Wolf. Ma le bibite gassate americane avevano continuato ad essere stappate (e bevute) dai cittadini americani.

No, nemmeno una sciagura biblica come un'invasione di cavallette è sufficiente. Il business della gomma arabica, in un modo o nell'altro, sopravviverà, c'è da scommetterci.


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