di ANGELO PELLICIOLI
E’ notorio e risaputo che siamo un popolo di santi,
di eroi e di navigatori. Ma pure di beoti. Nel senso che prendiamo
sempre per buono, spesso senza valutare, e soprattutto senza discutere,
ciò che ci viene imposto dall’alto, soprattutto se proveniente da organi
burocratici statali. Tutto ciò non è però sufficiente per certificare
che siamo anche un popolo di imbecilli, dando modo all’ennesimo
burontosauro di Stato, salito agli onori degli altari, di
svillaneggiarci a suo piacimento con alterigia e sussiego. Non ne
possiamo più. Siamo veramente sul punto, per dirla con il Manzoni, di
essere “un volgo disperso che repente si desta, intende l’orecchio, solleva la testa percosso da novo crescente romor”
Il segugio numero uno Equitalia può benissimo raccontarci
che non è colpa sua se gli evasori si suicidano, può anche affermare
che l’esazione è un diritto sacrosanto dell’erario ed un preciso obbligo
del contribuente (tutto da verificare, soprattutto in funzione
dell’utilizzo proprio, o improprio, che fa lo Stato delle tasse), ma non
può certamente prenderci in giro con affermazioni “burocratiche”
trattando il tema della burocrazia italiana.
Ecco alcune di tali sue affermazioni rilasciate negli ultimi giorni:
“Il fisco è un pachiderma. C’è stata una bulimia di norme negli ultimi
40 anni. Al punto che è quasi impossibile compilare da soli un Modello
730. Entro il 30 settembre l’amministrazione finanziaria procederà ad
una mappatura degli adempimenti tributari inutili ed eccessivi.” Ed
ancora: “si potrà stralciare alcune delle parti della delega e farle
diventare norme nel più breve tempo possibile. Il sistema fiscale
italiano è estremamente complicato soprattutto a causa delle
agevolazioni”. E così continuando. Bastano però queste quattro
affermazioni per delineare il soggetto, ritenuto da qualcuno un
luminare, tanto da essere retribuito (ed in futuro pensionato) a peso
d’oro.
Caro Befera, siamo tutti maggiorenni e vaccinati. La
scoperta dell’acqua calda è roba di almeno quaranta secoli fa. Non
incanti più nessuno. Nemmeno quando sostieni che è prevista, in tempi
rapidi, “la revisione degli adempimenti, con particolare riferimento a
quelli superflui che diano luogo, in tutto o in parte, a duplicazioni o
risultino di scarsa utilità ai fini del controllo o dell’accertamento…”.
Dopo decenni di inutili promesse, chi ci crede più?
A proposito, cosa te ne pare degli elenchi clienti e
fornitori che per anni hanno assillato gli imprenditori e che sono
finiti, intonsi, a far polvere negli archivi del fisco, intasandoli, e
perciò aboliti dal precedente governo; elenchi che sono stati
recentemente riproposti, sebbene sotto altri nome e forma, da Monti e
compagnia cantante, col tuo beneplacito? Rientrano anch’essi fra i
documenti inutili o fra gli adempimenti duplicati? Oppure vogliamo
discutere di quell’aberrazione con la quale il fisco, che non riesce a
controllare il controllabile, cerca di giustificare taluni suoi
atteggiamenti da Stato di polizia, se non addirittura di dittatura?
Eccone un esempio eclatante: una volta (oltre quarant’anni fa) esisteva
nel diritto tributario, così come in ogni altra branca giuridica, solo
la certezza del diritto. La legge era legge per tutti e soprattutto non
era da mettere in discussione, né troppo da interpretare. Non ce n’era
bisogno.
La nuova riforma fiscale del 1974, assecondava tale principio
giuridico generale. C’era la certezza della legge tributaria, con un
unico comportamento sanzionabile: quello dell’evasione fiscale. Ma
poiché tutto ciò non bastava al vorace ed incapace fisco statale, pochi
anni dopo è stato coniato (dai luminari delle Finanze) altro appropriato
neologismo quello dell’ “elusione fiscale”. Detto in parole povere:
per essere considerati evasori non bastava più non pagare le tasse, ma
pure risparmiare sulle imposte seguendo, pedissequamente, le leggi
fiscali esistenti. Una vera e propria contraddizione in termini.
Pensate che arrivati a questo punto sia stato raggiunto il massimo?
Nossignori. Negli ultimi due o tre anni, stante la persistente sete di
tasse (con paralleli sperperi e ruberie di politici, faccendieri e
burontosauri, pagati a peso d’oro) e la cronica incapacità della
pubblica amministrazione di scovare i veri evasori, si è coniata
un’altra nuova definizione: quella dell’ “abuso del diritto”. Secondo
tale teoria un uso troppo disinvolto, da parte del cittadino
contribuente, delle leggi fiscali attuali, intese a suo favore,
costituisce un abuso, considerato indice di evasione e/o elusione
fiscale.
In sintesi: la burocrazia che non riesce nel suo intento,
cerca di farlo con nuove allocuzioni, potenzialmente tese alla mera
presunzione, spesso del tutto ingiustificata, del mancato pagamento
all’erario di quanto, a suo discutibile parere, dovuto dal contribuente.
E tale iniquo atteggiamento non è cambiato nemmeno in questi tempi di
crisi imperversante. Lo Stato è in dissesto, non solo finanziario, ma
soprattutto legislativo, organizzativo, di controllo, col suo canestro
bucato pieno di ruberie, di spese pazze, di retribuzioni e pensioni
d’oro a funzionari, senza che nessuno possa veramente metterci un freno.
Ormai è risaputo ed accertato: il sistema centrale risulta incapace
di amministrare la nostra sacrosanta “res publica” , cioè il tesoro
pubblico (ammesso che ancora ne esista uno) che con enormi sacrifici
abbiamo contribuito a rimpinguare a suon di tasse e di gabelle. Con
l’unico risultato di mantenere una pletora di pubblici dipendenti che,
alla fine, sa solo darci addosso. Molte volte anche senza plausibili
ragioni. Tale sistema non è destinato a durare a lungo. E non sarà
certamente la politica odierna (corrotta e ladrona) a portarci fuori dal
pantano bensì, a questo punto, l’impellenza per i cittadini di
soddisfare i loro bisogni primari: quali la casa e il lavoro. Tutto
questo potrà avvenire solo con una nuova ventata di autonomia dei popoli
delle regioni; i quali, prendendo coscienza del problema, si sentano
finalmente e veramente sovrani. E non solo definiti tali da una
Costituzione che sembra faticare notevolmente a reggere i ritmi del
nostro tempo dal progresso galoppante.
fonte l'indipendenza.com
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