martedì 24 luglio 2012

Chi l'ha detto che un film è solo un film?

di Enrico Galoppini

È un po’ di tempo che lo penso: tutti questi film che escono al cinema non sono solamente inutili, ma gravemente nocivi per l’equilibro sia dell’individuo che della società. Quello che è accaduto a Denver, dove uno studente universitario travestito da “cattivo del film di Batman” ha fatto una carneficina in un cinema, è solo la punta dell’iceberg di un problema grave, che solo la superficialità dei moderni, nel loro “scetticismo”, impedisce di affrontare con le dovute misure.

Non mi riferisco al livello demenziale di numerose pellicole, tipo certe “commedie” o sedicenti “film comici”, di una comicità inautentica, cerebrale e sforzata, caratteristica dell’uomo degenerato senza più freni inibitori per il quale tutto va deriso e insozzato. Né alla propaganda insita in svariati film d’argomento “storico”, per mezzo dei quali un pubblico boccalone pensa di conoscere la storia, che finisce per corrispondere a quanto inscenato nell’interessata finzione.


Non sto pensando neppure al cinema “porno”, che al confronto con certi capolavori di manipolazione mentale del cinema d’oggigiorno risulta quasi innocuo!

Ai fini del discorso che intendo svolgere non è nemmeno importante il fatto che Hollywood, la capitale di questa “industria del sogno”, sia in mano o no a personaggi appartenenti ad un’unica cricca etnico-religiosa votata allo spargimento della corruzione sulla terra.

E non è nemmeno questione del profluvio di soldi che potrebbero essere spesi certamente meglio.

Attraverso il cinema – ma anche la radio, la tv, e ora anche internet – chi detiene il potere sa di poter contare su un mezzo fenomenale ...

... per influenzare le idee e i comportamenti di persone massificate, che non resistono al bisogno di “evadere” e di “sognare”.

Ma pochissimi film - almeno di quelli che riescono a perforare la fitta maglia della censura di fatto operata dalla distribuzione e da “leggi” che garantiscono il predominio di una sola cinematografia su tutte le altre - meritano effettivamente d’essere visti. Esiste infatti una cinematografia d’argomento “spirituale” che ha senz’altro prodotto dei capolavori, capaci di “elevare” lo spettatore, spronandolo alla riflessione e all’approfondimento di determinati temi “senza tempo”.

Ma come chiunque può constatare, i moderni cinema “multisala” nei quali ci s’ingozza di pop corn e coca cola, non sono esattamente dei luoghi in cui circolano trame ideate per lo sviluppo degli esseri umani esortandoli così a meditare sulle “verità ultime”. E sarebbe già qualcosa se almeno questi film vertessero su “grandi personalità”, sui cosiddetti “uomini che hanno fatto la storia”, che almeno anche i ragazzini accompagnati dai genitori godrebbero di un’occasione per confrontarsi con qualche cosa in grado di tirare fuori, di suscitare “l’eroe” che c’è in loro.

Invece ci si spaparanza sulla poltrona del cinema soprattutto per “divertirsi” ed “emozionarsi”, tale è oggigiorno il piattume della vita media delle persone. Si cerca in fondo un’occasione per uscire dall’ordinario, da quel grigiore che è la “vita moderna”.

Non c’è che dire: si viene sicuramente accontentati, tra effetti speciali, colpi di scena, adrenalina a volontà. Uno esce dal cinema praticamente esaltato, o mezzo rintronato, comunque alterato, ed ha avuto così quello che cercava. Un paio d’ore di “magia”, di “sogno” e di fuga dalla realtà. Emozioni forti.

Ad alcuni possono bastare quelle dei film “d’azione”, anch’essi abbastanza innocui se confrontati con altri generi. Lì, di solito, c’è il protagonista “buono” che sgomina i “cattivi”, e va da sé che il buono s’identifica con l’America, l’Occidente, mentre la malvagità è addossata a tutti gli altri (tedeschi, arabi, russi, cinesi ecc.).

C’è poi un genere un po’ più pericoloso degli altri, che è quello dei “film dell’orrore” e dei “thriller”, che in un certo senso ha pervaso gran parte della cinematografia recente, caratterizzata dalla presenza di un motivo di fondo inquietante, tanto che anche gli ultimi rifacimenti di “film per bambini” mettono addosso una strana agitazione, la quale non risparmia ormai anche i cartoni animati.

Di fronte a mostri d’ogni tipo e a situazioni le più allucinanti, lo spettatore si pone in maniera del tutto ignara di quali rischi ai quali va incontro, talmente convinto che – dopo una vita passata nello “scetticismo” – in fondo si tratti solo di “finzione”. Egli non si rende conto infatti che questo mondo, nel quale crede di trovarsi come in una campana di vetro, è solo una delle indefinite dimensioni di quella che comunemente definiamo “realtà”. Una dimensione nella quale il “re” è l’uomo, o meglio dovrebbe essere, se solo non avesse abdicato alla sua funzione alla quale l’ha destinato il suo Signore. Al di sotto e al di sopra di lui esistono altre entità, “demoniche” e “angeliche”, che possono comunque entrare in questo mondo a condizione che vengano aperte loro delle “porte”.

Evidentemente, quello che chiamiamo correntemente “subconscio”, ovvero il mondo delle entità basse, malefiche, che riducono l’uomo ad una controfigura di se stesso, ad un burattino disanimato, e quello che definiamo “spirituale”, ovvero il mondo delle entità di luce, generose e benefiche, devono trovare dei “passaggi” per accedere nella nostra dimensione.

Pertanto, sia le entità benefiche che quelle malefiche vanno “evocate”. La preghiera, la meditazione e il digiuno, secondo i metodi trasmessi dai depositari di una Tradizione  regolare, sono le tecniche – fatta salva la grazia divina – che permettono a queste entità di venirci a trovare, di ‘abitare’ in noi. È la “discesa dello Spirito” di cui si parla troppe volte a vanvera: un cuore “pulito” è la coppa in cui esso andrà a riversarsi, ed ogni volta che ciò avviene l’intera creazione viene “salvata” e protetta dall’azione dissolutrice di forze che agiscono in senso contrario. Come un solo uomo può fecondare la terra, un solo uomo può mantenerla ancora quella grande occasione che ci è stata data per fare “ritorno a casa”.

Questo compito, che in altre occasioni ho definito come “imprescindibile”, è tuttavia elitario per definizione, ancorché necessario. La maggioranza degli esseri umani, invece, sono preda di bassi istinti e forze centrifughe che li allontanano dal loro “centro”. Essi, pertanto, in un modo o nell’atro fan sì che i “demoni” vengano ad “abitare” in essi, cosicché poi possano estrinsecare la loro perversa azione nel mondo.

Ma per giungere a ciò non c’è bisogno di partecipare ad una qualche pittoresca “seduta spiritica”, che a suo modo fa comunque dei danni. Mi riferisco più che altro ad una “evocazione” attraverso “creazioni dell’immaginazione” quali possono essere personaggi e situazioni di opere letterarie o cinematografiche.

Tali “entità”, una volta descritte o addirittura rappresentate su uno schermo, possono trovare un “varco” ed insinuarsi in questo mondo accomodandosi in quello che è il piano intermedio di ciascun essere umano, quello mentale, che non adeguatamente “protetto” da un “lavoro spirituale” è suscettibile di scatenare i più terribili disastri in questo mondo.

È quello che ritengo sia accaduto anche a Denver. Dove una mente non adeguatamente protetta come sono ormai le più, quindi facilmente preda delle suggestioni infere, è stata letteralmente “posseduta” da una entità ‘materializzatasi’ attraverso un film (o da film già visti), che purtroppo un pubblico abbindolato perché senza riferimenti saldi si ostina a considerare un “innocuo divertimento”.

Le reazioni sono state quelle che ci si possono attendere in una situazione completamente allo sbando: “bisogna mettere uomini armati nei cinema!”, ha sentenziato qualcuno.

Per il resto, il solito fiume di retorica piagnucolosa e patriottarda, con il solito Obama mandato a recitare la parte del povero “padre della nazione” profondamente costernato e dispiaciuto. La solita gestione emozionale della situazione fa il resto, tra video girati col telefonino e “l’ultimo tweet” di una delle vittime.

Altro non si riesce a fare, presi nella tenaglia dell’emozionalità malamente incanalata e del bisogno di “sicurezza” che inevitabilmente genera.

Non vi sarà perciò da sorprendersi quindi se, come cantano alcuni, un giorno si deciderà di impiantare a tutti un “microchip emozionale” sempre per motivi securitari. Siccome tutti siamo potenzialmente dei “pazzi”, pronti ad a una nuova strage architettata in un’apparente ma sospettissima “normalità”, che cosa di meglio che introdurre un elemento in grado di rivelare ad un infallibile “test” il livello di “stress”, la corrispondenza tra parole e pensiero, la nostra affidabilità come “cittadini modello”?

Non è fantascienza. Non voglio spaventare inutilmente, per non fare anch’io il “gioco dell’Avversario”: basta farsi una ricerca su internet e verranno fuori risultati a dir poco inquietanti, ma per nulla in contraddizione con quella che pare essere la china che questa umanità ha deciso d’intraprendere, evidentemente perché sta venendo meno al suo compito.

Infatti, se solo ci svegliassimo un minimo, non potremmo rinunciare, visto che ne va di mezzo non solo la nostra “salute mentale” (il che è ancora troppo riduttivo), ma addirittura il nostro destino ultraterreno, non potremmo dire basta una volta per tutte ad una serie di abitudini funeste tra cui quella di sorbirsi tutti questi inutili e dannosissimi film?

Enrico Galoppini

Fonte: Europeanphoenix
visto su luogocomune.net e copiato e postato su questo blog

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