lunedì 19 ottobre 2015

Se ci si fermasse a pensare, forse

In alcuni casi , vuoi per curiosità vuoi per deformazione professionale, è difficile non domandare e non farsi domande. Penso , ad esempio, al sempre più citato caso del costo delle siringhe e alle spese sanitarie in genere: infatti mi viene da confrontare, per quanto possibile, il mio settore di lavoro, cioè l'arredamento per ufficio, e quello della sanità. E quindi ne deduco che non esiste non tanto, come vorrebbe qualcuno, un prezzo fissato ( da chi vorrei poi sapere e con quale autorità e competenza) e valido per tutta la nazione (non si mai che qualche stordito europeista convinto vorrà un prezzo uguale per tutta l'Ue?), ma che manca, e di proposito, per le siringhe non so ma per tutto il resto credo di sì, un'indicazione di quanto segue: caratteristiche tecniche e/o prestazionali, eventuali tempi di consegna , prezzo riferito a un minimo d'ordine. Da dire anche che esistono o possono esistere, articoli simili ma, appunto, simili che non vuol dire uguali ma che possono avere prestazioni equivalenti ma ,come nel caso dei farmaci equivalenti , spesso non si ottiene lo stesso risultato e sopratutto il risultato voluto . Nel mio campo di lavoro c'erano armadi metallici con lamiera di 6/10 e altri con lamiera di 7 oppure 8/10: ora se tu li richiedi con un minimo di 6/10 non lamentarti se poi, col tempo (e a volte dico che ne occorre poco) i ripiani non sopportano il carico come pure ,l'armadio stesso, non regge un trasloco. Ciò che non capisco è il

venerdì 16 ottobre 2015

Come un'azienda diventa marginale e poi sparisce

Nel mio campo di lavoro, anzi ex (almeno per ora), cioè l'arredamento per ufficio e , più recentemente arredo casa, si è verificato da fine anni 70 inizio questo secolo, un bel caos. Nel senso che col trascorrere degli anni, le novità tecnologiche hanno influito in maniera determinante e modificato il modo di concepire lo spazio ufficio, e quindi il lavoro stesso. E se oggi una persona ha nel pc o tablet o smartphone il proprio archivio, ecco che un qualunque bar diventa, per l'occasione, un ufficio: non è più necessario, a seconda della professione, disporre di sala d'attesa, segreteria, archivio , sala riunione e ufficio direzionale. E se avete letto la frase precedente, avete visto quanti arredi in meno sono richieste o possono essere eliminati: perché, magari a casa una persona può ricercare e trovare un proprio spazio, ove leggere e scrivere o navigare con la dovuta calma, ma può farne a meno e incontrare i propri clienti in un luogo neutrale. Ecco che la vendita degli arredi ,così come l'ho conosciuta e vissuta io, è stata modificata: non essendoci più tutta questa richiesta, le aziende produttrici hanno potenziato la vendita diretta. e se prima avevano pubblicizzato, nei giornali, solo il proprio fax e numero verde, adesso hanno sito internet e banner, ma sopratutto si sono tolti dai piedi negozianti scomodi e agenti di commercio: i negozianti sono stati sostituiti da negozi diretti o in franchising, da spazi commerciali all'interno della fabbrica o attigui, mentre degli agenti di commercio si fa a meno e si vende direttamente ai negozianti che fanno richiesta o, al massimo, si inviano newsletter una tantum, così se e quando c'è qualche evento, magari in occasione di qualche fiera tipo salone del mobile, per intenderci.Ma anche altri hanno contribuito alla modifica, per ora irreversibile, del mio mondo: i siti specializzati, e le modalità di acquisto della pubblica amministrazione. I primi hanno iniziato accogliendo e invitando gli operatori del settore: quando hanno fatto questo, all'inizio della creazioni di siti e portali, c'era anche la categoria degli agenti e rappresentanti, poi quella dei commercianti , degli architetti e studi di progettazione eccetera. Col tempo era stata inserita anche la solita ricerca e offerta di lavoro: poi, quasi di punto in bianco, la sezione delle categorie professionali è stata cancellata,è sparita, ed è rimasta solo quella delle aziende produttrici o presunte tali (la maggior parte delle aziende ha terzisti e non produce un chiodo): nelle offerte di lavoro si ricercano venditori, architetti venditori, disegnatori eccetera, ma nessuno che debba fare breccia nei negozi di arredamento. Del resto il ciarpame lo troviamo nella GDO, pieno di fine serie e prodotti,troppo spesso difettosi oltreché scadenti, mentre il lavoro piacevole (non solo dal punto di vista economico, ma parlo di soddisfazione professionale) è riservato ai pochi negozi specializzati. Tralascio di citare i negozi che si sono creati un portale tutto per loro,dato che sono quelli che appaiono, ai miei occhi come committenti di aziende di serie B o che erano di serie A , ma che ora sono boccheggianti e devono (le aziende) svendere i propri mobili a dei mobilieri che sono ,sempre secondo me, incapaci di valorizzare e di far comprendere una cassettiera o un armadio. Trattasi di mobilieri che non vogliono intermediari, vogliono la filiera corta ma,non avendo le capacità finanziarie di un'Ikea, non possono prodursi i mobili da soli: al più possono modificarli come tanti mobilieri che adoperano sega circolare, troncatrice, spara punti e seghetto alternativo,nonché i magici avvitatori e tassellatori, ma non possono fare di più. Possono essersi tolti dai piedi gli agenti di commercio, ma non ancora si sono potuti togliere dai coglioni gli studi di progettazioni, gli architetti e,sopratutto, i nuovi nomi. Chi sono i nuovi nomi? Non sono nuovissimi, anzi , sono i marchi già presenti nel settore moda ,ad esempio, che hanno allargato gli orizzonti e scoperto che arredare un albergo, un villaggio vacanze, un centro benessere o una spa , può essere redditizio o comunque fa immagine: e se prima queste forniture, comprese quelle dell'arredo navale, erano peculiarità dei grossi nomi, ora i grossi nomi devono fare i conti con questi volti nuovi: che poi hanno ,dietro di sé, banche , fondi d'investimento, i soliti arabi, e ovviamente, i terzisti (che purtroppo per loro si devono vendere per un piatto di lenticchie). Il punto è che questi volti nuovi hanno la forza della pubblicità ,fatta di redazionali e reportage, che le medie aziende, che sono quelle dei grandi gruppi di produzione, non hanno più: per cui , per colpa di chi non ha mai fatto informazione , nel settore arredamento ci troviamo con persone convinte che per arredare ci vogliono i mobili di Ikea o quelli che troviamo nei servizi giornalistici o in tv. E di questo dobbiamo ringraziare i mobilieri e i produttori traditori. Nel settore delle forniture di mobili per ufficio un bel colpo , in negativo, lo dà la consip e , nel contempo , le aziende produttrici o quelle che sono sopravvissute: giocando ad asso pigliatutto queste si aggiudicano , in pratica si spartiscono tutto quello che c'è. Il fatto è che ci sono un sacco di requisiti da possedere, e poi, come già in passato ho toccato con mano, è sufficiente che questi siano richiesti: fatturato, forniture analoghe, rispondenza a un ben preciso capitolato, tempi di consegna eccetera. Sono sufficienti alcuni di questi requisiti, magari le famose referenze bancarie, perché un'azienda all'inizio sia impossibilitata, sine die, a poter partecipare, non dico vincere, a una sola gara. Non dimentico le cauzioni, in denaro o anche solo assicurative. negli anni 80 e comunque fino al duemila, alcune amministrazioni pubbliche, bandivano gare d'appalto per forniture e servizi, in totale autonomia e con il criterio che "se avevano i soldi, compravano e logicamente pagavano" e nei tempi indicati. L'iter era il seguente: bando di gara pubblicato nell'albo pretorio; il giorno indicato si aprivano pubblicamente le buste con le offerte; aggiudicazione ; fornitura; collaudo; e il responsabile del procedimento provvedeva ,se tutto in regola, alla consegna della fattura alla ragioneria che, in tempi stretti e per fare anche bella figura, emetteva il mandato; andavi in banca e ti prendevi i soldi.Fine della storia. Dicevo bella figura perché, notoriamente, le pubbliche amministrazioni pagavano a "babbo morto" e riuscire a pagare entro tempi certi, e da loro stessi indicati o addirittura prima, era motivo di orgoglio. In settori diversi accadono cose simili, ovvero, chi prima ti fornisce poi ,dopo che si è servito anche di te, ti fa fuori: se prendiamo le varie iniziative di campagna amica o similari, possiamo vedere che chi dovrebbe fornire ristoranti e negozi di ortofrutta, in realtà si mette in competizione sopratutto con i negozianti, con i rivenditori. Lo fa vendendo a un prezzo più basso e, vendendo in azienda anche con orari che il negozio non può osservare. Da quando poi alcuni operatori agricoli partecipano anche alle sagre, si è passati dalla semplice vendita, alla somministrazione di cibi cotti e bevande: ecco che la concorrenza non è più solo verso il negozio al minuto ma anche verso il ristoratore . Questi ultimi devono subire anche la concorrenza dei bar e dei circoli privati, degli agriturismo e più di recente di chi cucina in casa per terzi. Si potrebbe parlare anche di altri settori ma lascio che sia il tempo a far arrivare, anche da noi,avvocati e studi di progettazione stranieri e che operano a prezzi ,almeno per ora , stracciati . Per adesso questo modo di operare, secondo me sleale, ha riguardato la mia categoria e poche altre, anche se le conseguenze sono state devastanti: quando toccherà ad altri, allora vedremo se questi faranno qualcosa .  

lunedì 12 ottobre 2015

Cose che si perdono di vista

Il ritmo frenetico della vita, almeno di non essere una persona che vive senza preoccupazioni, ostacola la realizzazione personale: e intendo in tutti i campi.
Perché si è presi dall'idea di non riuscire ad arrivare dove si vorrebbe, così come si è costretti a vivere e lavorare come e dove non si vorrebbe: il senso di frustrazione non può essere annullato da un lavoro che non ci piace e che, per farcelo piacere sosteniamo che sarà temporaneo; anche perché sappiamo che non è così. Il rimandare a data da definire ogni nostra decisione importante , non fa che intorpidire le capacità di analisi e quindi di decisione.
Abbiamo delle colpe? Forse sì, ma ricominciare ad analizzare la nostra vita , e intendo in quel campo ben preciso che sono "le cose che possiamo fare e che vorremmo ", penso sia un buon punto di partenza. A questo far seguire un piano di azione. Diceva il buon Erich Fromm, che è meglio un buon ladro che un cattivo prete: ritengo che volesse sostenere che ,per ognuno di noi, è preferibile vivere una vita come la immaginiamo e non come, per mille motivi, ci viene imposta. A meno che la nostra preparazione scolastica , culturale e interiore, non faccia parte dei nostri hobby : ma non credo che chi si è laureato in medicina o ingegneria lo abbia fatto per lavorare in un call center o per fare la baby sitter. Ma posso ,ovviamente, sbagliarmi.

venerdì 9 ottobre 2015

Cane mangia cane

Ho appena lasciato un commento su Comedonchisciotte.org e mi viene in mente di riprendere, brevemente, un'osservazione che ho proposto in diverse occasioni soprattutto nel vecchio blog che avevo su leonardo.it ma che ha trovato spazio anche qui.In sostanza oggi le aziende produttrici o che più semplicemente commercializzano prodotti altrui , tendono a vendere senza servirsi di intermediari. Malvolentieri sopportano ancora i grossi negozianti che sono presenti , ancora per chissà quando, nelle grandi città: diversamente si avvalgono dell'idea di franchising o di negozi propri, ma ancora di più fanno adoperando il web. Infatti in quasi tutti i loro siti (i social non li frequento e non so come funzionano) è presente il carrello, l'indirizzo mail, talvolta un numero verde: ciò comporta che si può avere un'idea del costo, e comprare on line senza ricercare l'oggetto nei pochi negozi ancora superstiti o nei centri commerciali. Chi produce indica, talvolta e a seconda del prodotto, punti vendita: penso all'arredo bagno e rubinetteria, alle automobili o alle moto. Le griffe hanno negozi diretti, show room , e pagano pagine pubblicitarie e banner. Quanto sopra, unito a chi fa raccolta di produzione altrui e commercializza attraverso portali o grossi centri commerciali, ha decimato un esercito di commesse, di commessi viaggiatori, di venditori porta a porta, di negozi tradizionali, di rappresentanti e agenti di commercio, di grossisti. Tutti fatti sparire dalla faccia della terra. Se poi qualcuno pensa che i milioni di immigrati siano stati o siano dei potenziali clienti, si sbaglia e di grosso pure: infatti non ho mai visto entrare un senegalese o un filippino, una ucraina o una rumena, in un negozio tradizionale per effettuare acquisti: semmai se mi fossi sbagliato, e chiedo venia , posso aver visto costoro, con un frequenza maggiore in una farmacia e di certo nei negozi gestiti dai cinesi. Concludo osservando come questi ultimi, di recente almeno qui da noi a Cagliari , hanno aperto sartorie e negozi dove effettuano riparazioni di smartphone e pc. Hanno altri soldi da investire, evidentemente, o come dicono le malelingue da ripulire.

martedì 6 ottobre 2015

Questo sì, questo no

In passato, mettiamo ben più di quarant'anni fa, mentre giocavi a calcio o a basket, chiamata allora pallacanestro, potevi apostrofare il giocatore rivale con parole tipo "coglione", "testa di cazzo", oppure rivolgere apprezzamenti verso la di lui madre o sorella , con epiteti tipo "troia" , "puttana" o, in lingua sarda, "bagassa". Non succedeva niente dopo: non è che venissi inseguito o picchiato , perché quelle parole erano un mero sfogo di rabbia per aver perso il pallone o perché eri stato "marcato" a dovere. Ancora oggi cercare di far incazzare l'avversario , di distrarlo, è un modo come un altro per vincere gli incontri, o di non perderli (almeno nel calcio che prevede anche il pareggio). Del resto il pubblico contribuisce a creare casino, ed è considerato, da alcuni, il dodicesimo in campo. Il punto è che ,da alcuni anni, è entrato di prepotenza nella vita di ognuno di noi, il politicamente corretto: per questo motivo non puoi più dire o mandare qualcuno "affanculo" o a "farsi fottere", giammai puoi apostrofarlo con insulti che riguardano il territorio o la nazione o città natale della sua squadra: ricordo ancora di un amico sassarese che insultò, come spesso succede quando si guida, due donne anch'esse sassaresi. La questione finì in tribunale: ironia della sorte le aveva offese riferendosi alla città natale che, guarda caso, era la stessa per tutti e tre. Sono purtroppo un sacco le cose che non si possono fare: dal chiedere a una donna un appuntamento o dal fare a uno il gesto dell'ombrello o del dito medio o entrambi nello stesso momento.Dispiace perché sessualmente non "ci puoi provare", dal punto di vista psicologico rischi di deprimerti. Potrebbe essere un buon motivo per chi dovesse difendersi in una causa intentata per ingiurie, offese, molestie: il nostro avvocato potrebbe sostenere ,magari con l'ausilio di qualche perizia psicologica o psichiatrica o psicanalitica , che se noi non avessimo invitato la collega a uscire o non avessimo mandato a quel paese (e con l'ausilio del gesto italico ) chi ci ha fregato il parcheggio, avremmo rischiato la depressione. L'averlo fatto ci ha impedito di cadere in questo stato psicologico. Alla fine tutto questo autocontrollo ci porta solo a stressarci: e senza voler esagerare, il rischio è di finire ammazzati o di ammazzare il prossimo in un eccesso di sfogo. Perché mandare qualcuno " a cagare" non vuol dire che lo si deve, per forza, accompagnare o accudire mentre espleta il bisogno: così come se dico a un avversario "vedrai che adesso ti fotto", non vuol dire che "ci spogliamo e consumiamo un atto", magari negli spogliatoi. L'aver voluto accostare le parole ai fatti, come fa chi sostiene leggi liberticide, chi impedisce di informarsi come meglio si crede su fatti criminali del passato come stragi, eccidi, omicidi, con la scusa che chi vuole sapere (utilizzando tra l'altro biblioteche, documenti cartacei o audiovisivi, ) è un negazionista perché , per il solo fatto di voler approfondire vuol dire che non si fida, è stato ed è un modo per reprimere , per limitare, la libertà di ricerca e di informazione, oltre che di espressione. Post e commenti cancellati, persone indagate e denunciate: che brave persone che ci sono in Italia e nel mondo. Verrebbe da dire qualcosa ma devo reprimere e mi devo deprimere.Per colpa di ...

venerdì 2 ottobre 2015

Dubbi e interrogativi che diventano certezze

Blogger e giornalisti famosi che sono delle vere e proprie star del web, e magari lo sono stati o lo sono ancora nelle rispettive e originarie professioni, non li ho mai digeriti allorché minimizzano o ignorano questioni altrui a meno che queste non diventino delle opportunità per loro. Purtroppo sarebbe per me più semplice riparlare ancora una volta dei falliti e dei fallimenti, degli appalti e della Consip, ma voglio dire invece due cosette di cui una ,in parte, ho inserito in un commento proprio oggi su Comedonchisciotte.org. Quest'ultima riguarda le scie chimiche: mi sono sempre chiesto se , per caso, non fossero visibili e riscontrabili in vecchie foto, film super 8 , quadri o affreschi. Poteva essere una cosa buona ? Non lo so perché non ha destato nessun interesse la mia osservazione : ricordo che una volta, mi pare su Luogocomune.net avevo postato un commento simile a quello appena scritto, e se date un'occhiata vedrete che gli altri iscritti è come se parlassero tra di loro, anzi fanno proprio così, e non mi cagano nemmeno di striscio. Han fatto così anche in altre occasioni, come se i commenti dovessero seguire un ordine ben preciso: non ne faccio una questione personale, e ben pochi in pvt esprimono pensieri che non so perché esitano a postare nei commenti. L'altra prende spunto sempre dal commento che ho inserito oggi su Comedonchisciotte.org: dimenticavo dirvi che il post è di Paolo Barnard e riguarda il cancro, o meglio chi approfitta delle cosiddette cure alternative. Per esperienza personale mio padre è stato operato nel 2007 per un tumore a colon: è ancora vivo, non ha fatto chemio nè a preso pillole o altre cose simili. Io stesso ero e sarei stato contrario: perché? Perché contrariamente a quanto pensa, forse ma non lo so, Barnard, il mio vecchio ha subito la tragedia del fallimento commerciale, dopo 12 anni circa ha perduto la casa ( è stata venduta e lui, in poche parole, cacciato via: dettagli e particolari in un prossimo post); ha visto mia madre, sua moglie, perdere piano piano ,ma progressivamente, la mobilità , la lucidità mentale, la vista. Io stesso dopo un periodo in cui pareva mi stessi riprendendo, sono caduto e finito nei casini, ovvero fallimento. Sostengo che lui si è ammalato per questi motivi, e mia madre idem, anche se non ha sviluppato il cancro. Io stesso per questo stress ho avuto e ho i miei problemi. Ma per qualcuno sono solo fissazioni, e giustamente non gliene importerà nulla: ed è giusto così.
Quando parlavo di fallimenti, di commercio schiacciato dalla "grande distribuzione organizzata", quando facevo notare che la Consip è un danno per le piccole imprese, e cose simili, ecco che gli altri parlavano solo di 11/9 , di Bush, del Medio Oriente, di Iraq, di Bin Laden eccetera eccetera eccetera. Oggi sono costretti a parlare del disfacimento della società italiana, almeno di quella che commerciava e produceva. Ma che cosa volete che siano queste cose per chi ha un buon lavoro, magari statale o che non opera in regime di concorrenza? Quelle sono persone che comprano on line e se ne fregano se sotto casa non ci sono più negozi: a breve non gli importerà più nemmeno dei ristoranti. Tra Bimby e Kenwood o altri aggeggi che cucinano, si mangerà, magari merda, ma a casa.Del resto trattasi di gente che ama fare i salti in padella e non sa nemmeno sbucciare una patata.