mercoledì 28 febbraio 2018

LA TRISTE STORIA DI UN ATTIVISTA M5S NO EURO E DEL FUTURO MINISTRO PER L’ECONOMIA GIGGINIANO: MARCO GIANNINI E PIER LUIGI CIOCCA


Oggi vi presento la TRISTE storia di uno dei tanti attivisti no euro che si sono dati da fare per spingere il movimento verso posizioni antitetiche a quelle attuali. Egli, come noi del resto, voleva un movimento per la gente comune (e quindi antieuro), essi lo hanno, invece, trasformato nel cavallo di troia dei panzern tedeschi.
Buona lettura.
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Riassunto: Dopo 5 anni di militanza M5s, io Marco Giannini, ho pubblicato nel 2015 un saggio economico anti euro per Andromeda, con prefazioni di Anna Variato (UNIBG) e di diversi Europarlamentari e Parlamentari M5S, presentandolo nel 2016 alla Camera (invitato dagli stessi parlamentari del movimento M5s).
Saluti l’Orso….
ps ho cambiato 3 profili dall’ultima volta stando anche 3 mesi fuori da fb perché ero giù per vicende private (la mia ex)…
 
Nonostante ben 5 anni di esperienza nelle Istituzioni e di evidenze empiriche il M5s come proposta di “punta” ha ancora oggi quella sui vitalizi immediatamente “fagocitata” dalla protesta come “Dio Marketing” vuole.
Facendo credere al cittadino medio “conti qualcosa” lo si è portato a inveire contro questioni secondarie ma comprese da tutti e volutamente distratto. E’ stato portato a credere che 70 milioni di euro di vitalizi (quanto potrebbe costare il cartellino di Alex Sandro della Juventus) siano più odiosi delle decine e decine di miliardi che lo Stato annualmente paga a pochi soggetti della finanza internazionale. Una speculazione parassitaria (cioè ottenuta senza dietro un “lavoro”), imposta ai nostri contribuenti mediante leggine da abolire presenti tanto nell’Italia pre moneta unica, quanto in quella post moneta unica; nel secondo contesto la situazione è divenuta critica perché causante perdita di competitività e debito estero.
Trasformando quindi la materia “Economia” in un reality, il M5s ha potuto compiere un’opera di trasformismo senza precedenti, proponendo per il relativo Ministero Pier Luigi Ciocca senza essere praticamente notato.
Chi è Ciocca?
Per capirlo partiamo dalla Germania: dal dopoguerra in poi i tedeschi hanno percorso una strada di costante “austerity sostenibile” mantenendo i salari bassi rispetto ai profitti delle imprese (“quota salari”). Invece di alimentare politiche di domanda interna spesso poco etiche (e di aumento dei prezzi), i teutonici hanno conquistato fette di mercato estero incamerando ricchezza: in tal modo si sono ritrovati un salario reale molto più alto senza deprezzare o svalutare la propria moneta.
L’Italia, tuttavia, riusciva ad essere altamente competitiva grazie ai cambi flessibili e ad una struttura produttiva in parte differente.
Quando l’Italia sull’onda emotiva di Mani Pulite(…) chiese di far parte della moneta unica,
la Germania, che per 50 anni era stata “austera” chiese al nostro paese di pagare un dazio di altrettanta “sobrietà” immediatamente: competizione al ribasso dei diritti e dei salari mediante alta disoccupazione (ed ingresso di manodopera a basso costo dall’Africa), taglio dei servizi anche essenziali, totale separazione della moneta rispetto all’economia, distruzione delle economie locali.
Per ottenere tale risultato serviva come “precursone” un valore di ingresso (nell’Euro) Marco/Lira che non rispecchiasse il reale rapporto di forza tra le due economie (1 Marco = 1200 Lire circa) ma ipervalutasse la nostra valuta (mettendo così in difficolta la nostra bilancia commerciale, prodromo di tutte le crisi economiche, con tutti i sacrifici annessi).
Ad accordarsi per un valore di 1 Marco = 990 Lire furono proprio Prodi, Ciampi, Draghi e… Ciocca!
Per legittimare questo rapporto “drogato”, nei mesi precedenti la decisione, ci avevano pensato i mercati finanziari “drogando” il rapporto cioè vendendo appositamente Marchi e comprando Lire.
Una volta compreso il contributo storico di Ciocca per il proprio paese, quello che va rimarcato è che il M5s è riuscito a proporre un simile prospetto senza essere notato dall’opinione pubblica. Per fare un esempio eloquente se i pentastellati avessero cercato un ex di Forza Italia per quel Ministero (senza responsabilità sulla crisi rispetto ai summenzionati) ci sarebbero state le barricate.
Secondo la stessa logica tocca sentire un Prodi (cui affidammo il futuro dei nostri figli e nipoti) dichiarare “abbiamo svalutato la Lira sul Marco del 600% rispetto a quando ero uno studente universitario” confondendo moneta ed economia sempre profittando della totale ignoranza (in materia) del cittadino medio.
In questo contesto quindi ha buon gioco chi riesce a far passare inosservate, insieme a figure come Ciocca, le pericolose carenze di un programma economico confusionario ed impraticabile.
Alcuni media hanno espresso preoccupazione per l’estrema fragilità interna del M5S, una fragilità che, secondo loro, si andrebbe a ripercuotere sul paese una volta al governo; altri hanno ravvisato nella ricetta M5S numerosi copia incolla eseguiti da programmi di altre forze politiche e da Wikipedia (inquietanti indizi di incompetenza) ma nessuno si è cimentato nell’analisi della proposta economica.
A prima vista parrebbe che a dettare la linea economica sia sempre Beppe Grillo visto il suo “innamoramento” per il default, eppure non credo che stiano così le cose: inizialmente fu la “decrescita felice”, una teoria rudimentale, di pochi capitoletti, che durante la stagnazione ci costerebbe il default; successivamente fu il turno del default stesso, auspicato da Grillo; poi fu la volta del referendum sull’euro che avrebbe portato sempre al fallimento; adesso è il turno di questa proposta che favorirebbe una speculazione internazionale senza precedenti con “scenari greci” (cioè il dimezzamento dei livelli pensionistici) o addirittura “argentini” cioè il… default!
Come noto, se si escludono le persone che hanno conti all’estero, il default comporta l’immediata evaporazione di tutti i risparmi degli italiani: una crisi debitoria in Italia a qualche soggetto estero conviene sempre…
Per uscire dalle recessioni, secondo l’approccio keynesiano, è opportuno “fare deficit” per incrementare la domanda aggregata (acquisto di beni e servizi da parte dei cittadini) dando lavoro, infrastrutture, detassando ecc. In questo modo tornano a circolare danari, l’economia riparte, i contribuenti aumentano di numero e con essi le entrate dello Stato che vanno a ripianare non solo il nuovo deficit ma anche a ridurre lo stock debitorio.
In altre parole si va ad incidere sul denominatore del rapporto Debito/PIL incrementandolo e non sul numeratore (cercare di ridurlo significa fare austerità). Purtroppo l’economia non è una materia da affrontare in modo virtuale bensì chirurgico, considerando in primo luogo in che contesto ci si muove: al minimo errore si rischia una macelleria sociale senza precedenti.
Su un piano strettamente economico, nell’ambito dell’eurozona, se espandiamo la domanda aggregata ed i partner europei non fanno altrettanto, la conseguenza è il peggioramento dei conti verso l’estero e della bilancia commerciale, a causa dell’impennata dell’import rispetto all’export con probabile crisi debitoria (di tipo economico).
Il Candidato Premier pentastellato pare quindi mettere il carro davanti ai buoi visto che i principali partner europei optano senza titubanze verso dinamiche ultra competitivie e marcatamente mercantiliste.
Di Maio insistendo sullo sforamento del parametro del 3% denota che a sfuggirgli è pure un importante dettaglio: “fare deficit” non significa erogare beni e servizi aggiuntivi rimanendo scoperti ma vuol dire ottenere un prestito da un investitore (sotto forma di Bot, Btp ecc) per poterli pagare. Successivamente lo Stato, per evitare il fallimento, è obbligato a saldare il debito col creditore quando egli chieda indietro i soldi o alla scadenza prestabilita del prestito con interessi annessi.
Se uno Stato paventa la violazione di regole comunitarie, perde credibilità e diviene costosissimo per esso ottenere finanziamenti, visto che una simile prospettiva può comportare dinamiche punitive da parte di numerosi soggetti finanziari (compresi gli Stati creditori).
Di Maio è corso ai ripari evidenziando come anche Francia e Spagna in passato abbiano disatteso il 3% ma non ha tenuto conto del fatto che questi Stati possiedono un debito pubblico minore del nostro. Poco importa ai partner dell’eurozona che il concetto di debito pubblico sia emotivamente enfatizzato e confuso con il debito estero.
Un altro punto estremamente critico del candidato premier è dare per scontato che i propri interventi siano “ad altissimo moltiplicatore” e che in brevissimo tempo comportino una crescita del PIL tale da ottenere maggiori entrate fiscali (utili ad onorare le scadenze con vecchi e nuovi creditori e quindi ad evitare il default).
Al netto del fatto che le dinamiche di questo tipo sono estremamente imprevedibili, il moltiplicatore si esprime in tutta la sua forza quando il danaro “gira” cioè quando proviene da capitali fino ad allora giacenti e finisce nelle tasche di chi consuma fino all’ultimo euro di stipendio per poter vivere. Se va ad accumularsi nei forzieri delle multinazionali che stanno dietro larga parte della Green Economy, della Virtual Economy e delle infrastrutture, l’effetto è contrario (al netto del fatto che se sono capitali esteri la moneta “emigra” peggiorando ancor più lo stato delle cose).
In altre parole è lecito attendersi che i licenziamenti presenti nel piano Cottarelli e gli investimenti nei settori auspicati da Di Maio e dal suo staff economico, comportino una riduzione degli effetti del moltilicatore nel breve/medio periodo (e con essa una riduzione dei livelli occupazionali, proprio secondo Keynes!), una contrazione del PIL, minori entrate e tagli ai servizi ed alle infrastrutture che nelle intenzioni si vorrebbero potenziare.
Per quanto eticamente auspicabile, la “moralizzazione” della spesa pubblica nel breve può comportare al massimo un incremento della soddisfazione dei cittadini che, se si rivolgono a un fannullone, non ottengono un servizio pronto e decente. Solo nel medio-lungo periodo una burocrazia efficiente, un paese sicuro e ricco di infrastrutture possono attrarre investimenti sensibili ma finché ciò non avviene, di effetti moltiplicatori “nemmeno l’ombra”, quindi non si hanno maggiori entrate mentre i creditori, aumentati di numero, pretendono subito il pagamento delle scadenze pena il fallimento dello Stato e questo contesto innesca fenomeni speculativi.
Non saper “moltiplicare” l’economia e prospettare la violazione di norme comunitarie (perdita di credibilità) è il viatico certo per ritrovarci con il cappio al collo delle scadenze verso i creditori.
Quando uno Stato è nell’urgenza di ottenere finanziamenti, i potenziali “prestatori” (detti “investitori” ma anche detti “speculatori”) chiedono interessi sempre più alti (speculazione/spread), il paese sotto attacco finisce per avvitarsi nei debiti e per onorare scadenze sempre più pressanti ed evitare il default è costretto a svendere assets strategici a prezzi di saldo (con ulteriore desertificazione dell’economia), di norma proprio ai soggetti che hanno compiuto questa aggressione.
E’ l’azione della tipica “finanza volatile” con sede a Londra che non comporta un incremento dell’economia reale (industrie, lavoro) bensì emorragia di benessere verso l’estero e deflazione salariale.
In questo caso la crisi debitoria ha tratti più finanziari che economici e di nuovo il M5S pare incamminato in quella direzione.
Di Maio è reduce da incontri con non ben definiti “investitori” a porte chiuse quando in gioco c’è l’interesse nazionale: perché questo gap in termini di trasparenza proprio quando la posta in gioco è così alta?
Ricordo che nel 1992 il Governo italiano optò per l’uscita dallo SME e consapevole che la grande svalutazione che ne sarebbe seguita avrebbe comportato un pari sconto sui “gioielli di Stato”, sul Panfilo Britannia, si accordò con soggetti esteri per la svendita degli stessi.
A completare un quadro di estrema incertezza la salita agli onori della cronaca di Fioramonti come responsabile della politica economica pentastellata, per i legami (da lui smentiti) con lo speculatore internazionale Soros, con i Rockefeller, i Rothschild ed Anspen Institute.
Egli insegna economia in Sud Africa ma è laureato in Scienze Politiche (quindi non è un economista) ed è un teorico della della “decrescita felice”. Superfluo rimarcare come tale teoria non scopra niente (è lapalissiano che gli sprechi vadano ridotti e che il PIL non sia un indice della felicità ma economico) ma viene percepita da creditori e partner europei (che spesso coincidono) come indizio di approssimazione e come indice di un potenziale disimpegno sul lato dei conti pubblici da parte degli “italiani”.
Insomma più che il “Moltiplicatore di Di Maio” e di un clima alla Mani Pulite 2.0 (utile a difendere la Religione della Moneta Unica) questo paese necessita di maggiore lealtà nei confronti di chi non “mastica” economia: volendo esprimere un giudizio nazional popolare, si dichiari chiaramente che dal punto di vista della “crisi” il problema del nostro paese non sono tanto i “corrotti”, che evidenze scientifiche mostrano pesare tra un 5% e un 10% alla voce “debito”, ma i “venduti” (a soggetti esteri) che hanno approvato una Maastricht irriformabile.
Maurizio Giustinicchi
https://scenarieconomici.it/la-triste-storia-di-un-attivista-m5s-no-euro-e-del-futuro-ministro-per-economia-gigginiano-marco-giannini-e-pier-luigi-ciocca/

Dati contraddittori : chiude, per sempre, un negozio ogni ora.

Per contro , ci sarebbe un diminuzione del 5% dei fallimenti: o forse non ci sono più attività, per cui, chi potrebbe fallire? Del resto non so, perché non me ne ero potuto interessare, se in Italia è possibile ciò che accade in Francia, ovvero il fallimento della persona: quando venne questa notizia dalla Francia, io ero nel pieno del mio fallimento, che è del 2004, e stavo cercando ancora di capire. 
Eccoci al dunque: come appunto predicavo negli anni dal 2004 in poi, a fronte di aziende, spesso bastarde e carogne, che se la cavavano perché delocalizzavano, esportavano, razionalizzavano, tagliavano, dall'altra parte c'era un continuo calo degli acquisti nei negozi cittadini. E se la GDO , gli ipermercati, gli outlet, i megastore, i discount, sembrava che non risentissero troppo e anzi proliferavano, al punto che un dirigente del Carrefur disse (riferendosi alla prossima apertura di un loro negozio a Salerno) che "possiamo anche aspettare un anno prima di aprire", ciò che mancava alle attività cittadine era , ed è, la vera riduzione delle tasse, la burocrazia che controlla quanto è grande una fioriera o una tenda solare, oltre le solite cose, cioè costo del personale, del locale e l'accesso al credito. Ma anche il continuo invito da parte dei media che, come sempre avviene nei programmi tv, dicono che "lo potete trovare nei banchi del supermercato": dicessero, porca puttana, che "lo potete trovare nei negozi della vostra città", avrebbe anche un significato di comprensione, e si contrapporrebbe alla continua pubblicità odierna del "lo trovi nel banco frigo", sottinteso del supermercato. Ci fosse un sindaco che invece di godere perché aprono un ipermercato nel suo comune, allorché tenesse, sempre che ne sia capace, un discorso stile Usa (forse l'unica cosa da copiare,come idea almeno) "sullo stato della sua città", e invitasse i suoi concittadini a effettuare acquisti nei negozi e non nei megacentri,  sarebbe da premiare. Invece no. Qui da noi a Cagliari,c'è un servizio di autobus che traghetta i turisti dalla città verso un centro commerciale, con tanto di plauso del comune: da dire che il centro commerciale è ubicato in un altro comune...che tutto dire.
Leggendo anche info sul mio vecchio, ahimè , settore di provenienza e di cui ho nostalgia, motivo che mi spinge sempre a indagare, scopro che diverse aziende di quelle sopravvissute non se la passano male: hanno o fanno utili, e l'export è sull'85% o se preferite il fatturato in Italia è il 15% del totale. Ora diciamocela tutta, sennò sa di presa per il culo e di discorso sui massimi sistemi: dagli anni 80 in poi c'è stata la tendenza ad automatizzare tutti i processi aziendali: dalla ricezione degli ordini, prima col fax oggi via mail certificata , fino al confezionamento e alla logistica vera e propria che, come già raccontato aveva razionalizzato i costi . Ma che cosa voleva dire e cosa vuol dire ,anche oggi? Tagli del personale, licenziamenti, esuberi: chiamateli come volete, ma quelli sono e così vanno chiamati. Le ditte si sono tolti dai coglioni un sacco di gente. E non si raccontino le menate, perché allora c'è davvero da menare qualcuno,  che "però poi ci sono i tecnici che devono controllare le macchine":le chiamano ancora così perché oggi sarebbero le Intelligenze Artificiali. Come nei pc, ci sono programmi che si auto installano, che fanno tutto da soli, e in ogni caso un macchinario, come viene definito dai più, non è che ha necessità di un controllore fisso. Non ci sarebbe vantaggio economico per un mobiliere se , oltre al costo di diversi milioni di euro per acquistare delle macchine di precisione, poi si dovesse pure sobbarcare il costo di un dipendente, con annessi e connessi. E in ogni caso queste ipotetiche nuove figure professionali (le chiamano così, in senso lato perché, appunto, in attesa di definirle e di creare magari un albo professionale su cui lucrare facendo,in futuro, dei corsi obbligatori:se vuoi il patentino, sgancia i quattrini) sono in parte già esistenti e le forniscono o mettono a disposizione gli stessi fornitori "dei macchinari": della serie ti fornisco il fotocopiatore o i pc, ti darò se vuoi e paghi, anche l'assistenza (dopo quella obbligatoria per legge). Senza entrare troppo nello specifico, mi preme semmai addentrarmi o lanciare il sasso, in quello che è il vero problema: secondo me le persone, i cittadini , non so se siano pronti per riprendere a fare acquisti nei negozi tradizionali. Da un lato c'è il mostro, Amazon & Company, e dall'altra,seppure sofferenti, ci sono i mostriciattoli, da Ikea fino a Lidl e tutti gli ipermercati compresi i discount e i megastore di tutti i generi , e senza trascurare i negozi cinesi: ho definito Ikea e altri mostriciattoli, così in senso buono, perché so bene di che cosa sono capaci. Qui da noi hanno chiuso , a memoria mia, ben 3 attività nel settore arredamento, e parlo solo degli ultimi tre mesi e soltanto perché ho frugato nel sito dei fallimenti: bugia, c'è una quarta attività che però operava nel settore arredamento negozi , bar e similari. Per la cronaca: erano attività storiche, per la zona, cioè non le solite che , stando alle statistiche stilate a mio avviso a cazzo di cane, dicono che i negozi hanno vita breve, perché li porterei io per un orecchio a vederle e gli direi quanti anni avevano o, se sono ancora in attività quanti anni hanno .
Ecco che il dubbio c'è e rimane: siamo pronti a riprenderci le città, ad avere piacere di camminare e vedere le vetrine e, se ci sono soldi a fare acquisti? Se fosse tutto più razionale, figure professionali come i vetrinisti, i lava vetrine e negozi, riacquisterebbero lustro o, ancora meglio, verrebbero "scoperti". Idem se ci fosse un taglio netto del costo di tutte quelle cose che da anni chiedo:affitto o di acquisto dei locali commerciali, costo del personale e delle varie tasse nascoste o palesi, e burocrazia da eliminare. Forse ci vorrebbero anche differenti canali di fornitori: a suo tempo, quando sembrava dovessero diffondersi i detersivi alla spina, avevo scritto perché mai a livello locale, territoriale, non si trovasse uno o più fornitori di queste cose. Possibile che non si potesse fare un detersivo alternativo, e quindi valido, ai più blasonati e pubblicizzati e diffusi? Idem per altri prodotti, da far testare alle locali università e relativi laboratori, e con la certezza per chi acquista che "sta risparmiando": sennò siamo alla solita presa per il culo, come avviene spesso con le "eco ricariche". Eco ricarica un paio di palle: costa uguale alla confezione, è più scomoda da travasare e se la vuoi adoperare normalmente è un casino. Ho detto due o tre cosette ma ognuno di noi ha o può avere idee decisamente migliori e più valide. 
Penso che i mostri sacri del commercio possono essere,se non sconfitti del tutto, decisamente ridimensionati : è sufficiente attuare quelle politiche dedicate al commercio, al lavoro , agli immobili e all'accesso al credito, nonché alle cartelle esattoriali. Fatto questo, il resto viene da solo, perché sono convinto che parlare con un commesso che svolge il suo lavoro con amore,è meglio che girare come un coglione in mezzo a km di scaffali pieni di robaccia. Così come non ha senso sgranare gli occhi cercando qualche cianfrusaglia su Amazon e gli altri siti di raccolta di merci varie: penso sia preferibile farsi due passi, vedere gente, parlare con esseri umani, fare nuove conoscenze, confrontarsi, dire la nostra e sentire ciò che gli altri hanno da dire, ricevere e dare consigli e pareri. Almeno io la vedo così. Le aziende, i fornitori, non so se siano pronti e se ,dopo aver assaggiato un miglioramento (ipotetico a mio parere) del fatturato dovuto alle vendite all'estero, abbiano voglia di vendere, di riprendere le vendite sul territorio nazionale. Difficile ma non impossibile, auspicabile .  

ps.: se il commesso è contento di lavorare in un negozio, si vede.     

martedì 27 febbraio 2018

Per riflettere: cose che forse non si sanno o che sono state dimenticate

Comincio dalle cose facili: la presenza Usa in Italia, il trattato di pace firmato dall'Italia, i vari documenti secretati , il referendum del 1946. Possiamo proprio partire da questi quattro punti che, almeno nel primo che ho citato, ed è primo solo perché sono andato a mente e in ordine sparso, credo sia innegabile. Per estensione se parlassimo della lingua inglese onnipresente nelle nostre giornate, anche in queste ultime di campagna elettorale (job act), o nella musica o in tv, scopriamo che di nostro, come cultura, c'è poco. Qualche tempo fa avevo immaginato una scenetta comica, a mo' di battuta: molti non sanno che mi sono divertito a scrivere racconti, storie, sceneggiature e battute. Eccovi la scenetta o il breve racconto che, ovviamente, vi regalo: elaboratelo e miglioratelo o se non vi piace , portate pazienza.Una persona è allarmata perché un proprio familiare* sta male: prende il telefono e forma un numero**. Lì vicino un'altra persona gli domanda: ma cazzo, non risponde nessuno? Dai a me il telefono che provo io. Prende il telefono, fa repeat, e poi dice: col cavolo che ti rispondono! Hai fatto il 911... cosa vuoi che ti rispondano dagli States? Chi credi che venga poi? Il dottor House?
Ecco per farla breve: * Potete immaginare la scena con amici ; ** in una scena tv si potrebbe vedere il display e, se la scena fosse studiata bene, non si dovrebbe subito capire che la vicenda si svolge in Italia (altrimenti lasciate pure perdere questa osservazione). La battuta invece suona più o meno così: viveva così immerso nel mondo della tv che quando ha visto un incidente (o una persona investita) ha chiamato il 911 invece del 118 ! Anche qui : si potrebbe far osservare che "...e certo che non arrivava nessuno!".
Ok, andiamo avanti, considerando che da sempre il mondo del cinema, e della cultura in senso lato, ha influenzato il nostro modo di intendere la vita, quali sono o possono essere i valori: dal cinema , appunto, ai fumetti, dai romanzi alla musica, per non parlare della cucina o se preferite dell'alimentazione e, di conseguenza del mondo della salute. Non mi addenterò in dettagli , che anche per me sarebbero lunghi e ,per voi invece, noiosi: ma le ultime serie tv tipo Ncis (nelle varie declinazioni), giusto perché sono trasmesse in chiaro dalla Rai, che idea ci propongono sul terrorismo? Lasciamo perdere tutti i film tipo law & order e il loro modo di intendere la giustizia, e la sua applicazione: in entrambe le serie, così come avviene da noi, per lasciare le cose come stanno, si scoprono non complotti ma solo mele marce. Quindi nessun disegno, ma una certezza c'è: noi siamo gli Stati Uniti d'America, e chi minaccia noi, noi lo andiamo a cercare anche in capo al mondo e lo affidiamo alla giustizia (se il film è vietato ai minori, lo possiamo anche giustiziare sul posto, tanto è colpevole per il solo fatto che non sposa i nostri ideali). Quindi ogni trasposizione cinematografica o adattamento di romanzi o racconti, sia che si svolgessero ai tempi nostri che fossero di "cappa e spada", hanno sempre promosso il mondo che l'America aveva in testa: al punto che numerosi film hanno il personaggio principale che è americano , però viaggia, e anche se la storia si svolge altrove, il riferimento è sempre la "sua patria" e, ovviamente i suoi ideali. Pensiamo a Indiana Jones e a tutti i Bibliotecari o a Relic Hunter. 
Il trattato di pace ci ha visti , ovviamente, sconfitti e colpevoli: ora si vocifera, e purtroppo non ho più i miei riferimenti in vita, che contenesse non si sa quali vincoli. Ipotizzo che ci siano oltre cento basi ,secondo Grillo, e una sessantina secondo mi pare la Treccani, e che queste siano qui per sempre e non a tempo, potrebbe non essere un caso: o se preferiamo servirebbe per condizionare i vari governi, e invitarli quindi a seguire in politica estera ciò che indicano gli Usa. Da tempo si sa che repubblicani o democratici pari sono: anzi questi ultimi sarebbero anche più guerrafondai. E' sufficiente parlare di Clinton e dei Balcani o di Hillary Clinton e della Libia? Certo è che trattato di pace a parte, suona strano che uno come Napolitano fosse l'unico "compagno" che avesse il passaporto per gli Usa negli anni 50 (se non erro) ; o che uno come Di Pietro, avesse fatto dei viaggi ( o forse solo uno) negli Usa durante il periodo di tangentopoli; e che dire di alcune aziende di fatto regalate , come il "nuovo pignone", donato agli Usa e fatto acquisire da un'azienda diretta concorrente? Se vogliamo dire che c'è stato pure Renzi, che Gentiloni è andato a fare il tifo per Hillary, e che tutto questo è normale, diciamolo: è normale, è gente che se ne va in vacanza o che ,quando è andata negli Stati Uniti, non era in servizio. Del resto Di Maio è andato a Londra, e di certo era in vacanza, mica è andato a prendere ordini o a offrire i suoi servigi: o no? La coda è questa: i documenti secretati pare che siano mostrati, seppure appunto secretati, ai vari ministri degli interni. Mi chiedo come mai, che so, non ne parlino nel sonno o che non gli sfugga niente durante una bevuta. Sul referendum monarchi repubblica è stato scritto tanto, visto altrettanto: è stato pilotato come le prime elezioni del 1948? Non lo so, ma so che un sacco di persone ,e mie nonne tra queste, erano monarchiche: io non lo sarei stato e non lo sono, per principio. Il timore odierno è il condizionamento da parte di interessi stranieri in questi giorni: gente che non so cosa tema, visto che sono in grado di ricattare o far finire dentro la gente. Certo lo so che Mattei , l'ingegnere cinese dell'Olivetti, Moro, e altri sono stati fatti fuori : e non certo da sprovveduti, non dal solito delinquente che ha perso la testa perché drogato.Altri sono stati o messi dentro per confessare, come ai tempi di mani pulite, e qualcuno come Cagliari si è suicidato in modo misterioso (citavo Gabriele Cagliari, perché forse più noto di altri: mi sfugge invece il signore delle partecipazioni statali, trovato cadavere nelle campagne romane, morto in condizioni misteriose, al pari di Raul Gardini; dicevo appunto che Cagliari, e anche altri, si sarebbero suicidati, e citavo quest'ultimo perché il fatto è avvenuto in un carcere). Ma posso ricordare anche Craxi, costretto ad andare via, per sfuggire a ciò che lui credeva, e in tanti con lui, un'ingiustizia: sta di fatto che oggi siamo qui, con i media che ci fanno la predica, ci mettono sull'avviso. Sapete cosa c'è di preoccupante? Che alcuni hanno timore di affrontare i veri problemi, e di risolverli: il rischio è di rattoppare , forse anche male, i buchi. Non so se Salvini o Di Maio, faranno stare meglio gli italiani.   

Ecco chi siamo, veramente

Ieri è stato pubblicato , su rischiocalcolato.it, un bel post, intitolato "italiani mafiosi": veniva riportato un po' come ci vedono gli altri europei. Logicamente, ma non so il perché, sembra che siamo visti come piagnoni, oltre che mafiosi. Ora noi sappiamo bene , e penso siate tutti o quasi d'accordo, che non è così. In un mio commento, molto corto in verità perché non fosse anch'esso un post, evidenziavo come nel nostro paese, avvenga altrettanto: è sufficiente spostarsi da una città all'altra per vedere "come siamo visti noi forestieri". C'è tolleranza quando non c'è , direttamente, esclusione: intendo dire che anche all'estero, in stile Usa, se sei bravo , ti cercano, ti chiamano per svolgere un determinato lavoro o compito, e poi non è detto che "diventi uno di loro". Anche qui da noi, è già successo e succederà ancora, che verrà chiamato tizio o caio da un'altra regione o città,per svolgere il ruolo di assessore, di manager: verrà guardato con sospetto, si penserà che ci disprezza o che non "ci capisce". E' già successo e succederà. Ora sono convinto che noi italiani siamo migliori di come ci dipingono, ma sopratutto non siamo come veniamo descritti in tv o dai media, e meno ancora da chi si fregia del titolo di comico o di chi crede di fare satira. Lo statale viene dipinto come fancazzista, il commerciante o l'artigiano sono ladri e responsabili dell'evasione fiscale (quando sappiamo che il loro contributo è del 6 o massimo del 10 %), il prete è pedofilo a prescindere, e chi si ferma a prendere un caffé per socializzare o ristorarsi è un lavativo. Ora ditemi: chi è che mette in testa a noi queste idee? Chi fa propaganda ,a mio parere negativa? Ora un conto è ridere di se stessi, fare autoironia per fare autocritica: ma bisogna anche saperla fare e trarne beneficio. E il beneficio sarebbe quello di credere di saper stare al mondo, e non solo galleggiare come gli stronzi.

lunedì 26 febbraio 2018

Altro che Made in Italy: l'UE legalizza i prodotti taroccati


La denuncia arriva dalla Coldiretti dopo aver potuto, purtroppo, apprendere che l'Unione Europea ha dato l'ok al commercio di tali imitazioni, presenti anche alla Fiera agricola di Verona

Ismaele Rognoni
Ed adesso arriva pure il pecorino. Rumeno
L'Unione Europea ha dato il via libera alla commercializzazione dei prodotti taroccati che dovrebbero emulare le nostre eccellenze del Made in Italy come: l'Asiago giapponese, la Mortadela, il Reggianito, il Parmesao e molti altri ancora. 

E' stato proprio il CETA, ossia il Trattato di libero scambio con il Canada, a legittimare le copie dei prodotti alimentari italiani. Attualmente, inoltre, l'UE sta trattando per importare carne bovina dai Paesi sudamericani dell'Argentina, del Paraguay, del Brasile e dell'Uruguay per un totale di circa 120mila tonnellate

La Coldiretti, dopo aver preso atto che per la prima volta le imitazioni dei prodotti italiani hanno trovato spazio all'interno di un padiglione della Fiera agricola di Verona, ha emesso un duro comunicato: "E' inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall'Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale".
fonte http://www.ilpopulista.it/news/25-Febbraio-2018/23695/altro-che-made-in-italy-l-ue-legalizza-i-prodotti-taroccati.html

COME MAI GLI ECONOMISTI TEDESCHI (E NOI) DIMENTICHIAMO GLI ANNI TRENTA TEDESCHI E SOPRAVVALUTIAMO GLI ANNI VENTI? RAGIONI POLITICA CHE INFLUENZANO L’ECONOMIA



Cari amici,
questa mattina parleremo di un periodo storico scomodo, che i tedeschi tendono, per quanto possibile, a dimenticare: gli anni trenta. Si può capire il perchè di questa amnesia, dato che furono il periodo che vide sorgere il regime nazista di Adolf Hitler, l’instaurarsi di una politica follemente razziale, i primi campi di concentramento, la nascita delle SS al posto delle SA, il riarmamento tedesco, l’Anschluss etc.  Tutti eventi che la Storia ha provveduto a condannare senza nessuna remora. Eppure ben pochi si fermano a considerare le implicazioni economiche delle politiche applicate in quegli anni.
Si usciva da un periodo di Iperinflazione causata essenzialmente da tre fattori:
  • le riparazioni di guerra che gli alleati avevano imposto a Versailles e che dovevano essere pagate in valuta forte. Questo spinse la Germania a cercare valuta estera ad ogni costo;
  • la crisi del sistema industriale tedesco che, come tutti quelli europei, ebbe difficoltà a riadattarsi all’economia di pace;
  • l’occupazione francese della Ruhr che portò ad una riduzione della produzione industriale con scioperi, espropri etc.
Tutti conoscono questo periodo che va dal 1920 al 1923 e soprattutto i picchi di svalutazione del 1923:

La situazione si normalizzò progressivamente con l’introduzione del Rentenmark e la ridefinizione dei debiti e dei crediti, cosa che comunque, fatta senza tener conto del costo della vita o della situazione di molte aziende, portò ad un’ondata di fallimenti. Bisogna dire che, durante l’iperinflazione, la disoccupazione non fu il principale problema:
La disoccupazione esplose invece dopo al crisi del 1929 e la stretta monetaria . Durante gli anni 20 vi erano stati forti investimenti stranieri in Germania, che comunque avevano tenuto alta la produzione bassa la disoccupazione, nonostante l’iperinflazione. Tutto questo però terminò però con la crisi del 1929, che prosciugò l’afflusso di denaro dall’estero e portò ad una cisi anche del commercio internazionale. La Reichsbank pensò di attirare nuovo denaro aumentando il tasso di sconto al 15%, ma questo porto ad una vera e propria devastante stretta monetaria: le banconote tedesche in circolazione  calarono da 5 miliardi nel 1929 a 3,5 nel 1932. I risultati sulla disoccupazione li vedete nel grafico in alto, con un risultato del 30% , mentre il calo della produzione industriale fu del 41%, contro il 46 degli Stati Uniti. Il Regno Unito, su consiglio di Keynes, si era distaccato dal gold standard nel 1931 e riuscì a limitare il calo della produzione industriale al 16,2%.
Quando qualcuno vi dice che la deflazione , alla fine, è meglio dell’inflazione dovreste ricordargli che il “Simpatico” zio Adolfo si installò in Germania proprio grazie ad una folle politica deflazionistica….
La soluzione alla crisi l’aveva trovata già il precedente Cancelliere, Bruning: dato che era evidente che vi era una massa monetaria insufficiente Bruning creò una società fantasma, non capitalizzata, che emetteva dei titoli, chiamata  Deutsche Gesellschaft für öffentliche Arbeiten AG, (Oeffa) che potevano quindi essere scontati da parte della banca centrale e che quindi erano praticamente delle banconote. La Reichbank non poteva emettere direttamente banconote, sia perchè questo elemento sarebbe stato visto con sospetto dal pubblico (ricordate l’iperinflazione..) sia perchè sgradito agli alleati. Però Bruning fece solo mezzo passo e non ebbe il coraggio di proseguire oltre.
Hitler non ebbe gli stessi scrupoli di Brunning. Nominò ministro dell’economia Hjalmar Schacht, che già aveva avuto successo nel regolare l’Iperinflazione.  creò la MeFo , per Metallurgische Forschungsgesellschaft, Società di ricerche metallurgiche. Questo ente accettava dagli industriali e girava al sistema bancario dei titoli “MeFo”, che inizialmente dovevano durare solo 6 mesi, ma a cui poi fu data durata di 5 anni. Il tasso di sconto era molto contenuto, il 4%. In realtà la MeFo era una vera e propria finta e, attraverso di lei, veniva emesso debito che da un lato finanziava la crescita del sistema industriale tedesco, dall’altra permetteva di pagarne i fornitori. Praticamente si trattava di uno strumento di pagamento che garantiva il baratto fra fornitori e clienti di beni.
Il sistema funzionava molto bene perchè la MeFo si rifiutò sempre di rivelare il numero di MeFo emessi, che fino al 1938 furono i seguenti:
  • 1934 2,14 miliardi di RM
  • 1935 2,72 miliardi di RM
  • 1936 4,45 miliardi di RM
  • 1937 2,69 miliardi di RM (fino al 31 marzo 1938, quando Schacht si dimise da ministro)
  • 1938 11,9 miliardi di RM
Schacht non era nazista ed ad un certo punto lasciò Hitler. Gli effetti ?
Prodotto Nazionale Lordo in crescita disoccupazione in calo, produzione industriale alle stelle.
 Ad esempio, ecco la produzione mondiale  di acciaio nel 1939:
(Come pensassimo di fare la guerra con la nostra produzione di acciaio resta nella mente del Duce. Non è un caso che il generale Dall’Olio, responsabile degli approvvigionamenti bellici diede le dimissioni quando gli annunciarono che era decisa la guerra).
Ma con tutti questi MeFo, ci fu inflazione?? Assolutamente NO, come dimostra il Marco Tedesco che perfino si rivalutò nei confronti del dollaro:
E gli USA non ebbero inflazione, anzi una forte deflazione…
Come mai non vi fu iperinflazione con i MeFo? Semplice
  • Nessuno ne conosceva la quantità totale, quindi nessuno se ne preoccupò;
  • vi era una disoccupazione altissima da riassorbile prima che potesse ripartire l’inflazione. 

Quindi:
  • se c’è capacità produttiva libera l’aumento di massa monetaria, comunque sia prodotto non genera inflazione.
Con buona pace dei vari IBL, Giannino e compagnia cantante.
Fabio Lugano
fonte https://scenarieconomici.it/come-mai-gli-economisti-tedeschi-e-noi-dimentichiamo-gli-anni-trenta-tedeschi-e-sopravvalutiamo-gli-anni-venti-ragioni-politica-che-influenzano-leconomia/

venerdì 23 febbraio 2018

Il sistema bancario

di Adriano Tilgher
Come abbiamo visto nell’articolo precedente, il potere è nelle mani della finanza e uno dei più importanti strumenti in suo possesso è il sistema bancario. Le banche infatti servono per determinare chi deve sopravvivere e chi no, chi può accedere al credito e chi no, per sottrarre attraverso meccanismi distorti il risparmio degli italiani, che era una grande risorsa, e per tenere sotto ricatto la classe politica con la complicità della classe politica stessa. Infatti quante imprese, quante attività sono state distrutte da improvvise richieste di rientro dei prestiti o degli scoperti? Quanti si sono dovuti rivolgere agli strozzini per fare fronte a queste richieste improvvise? L’attività economica in Italia è un deserto, sia per le vessazioni di Stato che fra tasse e difficoltà burocratiche (per non parlare di “pizzi” e tangenti) hanno costretto alla chiusura o alla fuga imprese e persone, sia per le azioni destabilizzanti e ricattatorie del sistema bancario.
Quanti artigiani e commercianti hanno dovuto chiudere per l’impossibilità di accedere al credito? Quanti giovani hanno dovuto rinunciare ad espletare attività economica in proprio per mancanza di finanziamenti? Quante coppie hanno dovuto rinunciare a sposarsi o ad avere figli per la mancanza degli elementi base per costruirsi un futuro? E’ chiaro che questo è stato un piano studiato a tavolino per distruggere l’Italia e farne terreno di conquista per altri con la complicità ovviamente della sedicente classe politica. Mai come in questi casi è evidente l’attività strumentale delle banche. La più grande forma di risparmio italiano è stata la casa. Oggi, secondo ultime statistiche, in Italia vanno all’asta 37 immobili ogni ora. Sono cifre pazzesche! Soprattutto se si considera l’enorme numero di immobili ormai finiti nelle mani delle banche e non ancora poste all’incanto. Tutto ciò sta sottraendo gradualmente i risparmi italiani con la complicità ovviamente di chi occupa indegnamente il ruolo di politico. A questo dobbiamo aggiungere le rapine sistematiche che si realizzano con il mercato borsistico che funziona un po’ come il mercato della droga. Si lusinga con le rime vincite per poi bastonare sonoramente. Questa strumentalità delle banche trova riscontro anche nella schedatura sistematica e centralizzata di tutti coloro che si avvicinano alla politica. Sapere se si svolge attività politica, è ormai diventata una domanda essenziale per avere rapporti con le banche. Spesso la risposta è già inserita nel sistema e si creano blocchi automatici e difficoltà di gestione anche per cifre insignificanti. Addirittura gli imprenditori che volessero essere vicini a qualche forza politica, avrebbero difficoltà, oltre quelle già esistenti, per la propria impresa. Questo è frutto di leggi emanate dai politici stessi sotto la pressione dei “media” per difendersi dalle accuse di corruzione, ma che colpisce solo chi non diventa strumento, come i recenti scandali bancari dimostrano. In conclusione il sistema bancario è un potente strumento di controllo delle persone, delle imprese e del territorio attraverso la schedatura ormai centralizzata per tutte le banche e con la capillare presenza nei più piccoli borghi, quasi sempre con più di una filiale.  Un controllo più stringente di quello di polizia e carabinieri, messi insieme, e agevolato anche dalle leggi come quella sulla “privacy” che serve solo a eliminare qualsiasi possibilità di tutela della propria vita privata. Il tutto ovviamente al servizio del potere finanziario.