"Mio figlio morto per colpa del guard-rail e l'Anas ci chiede i danni"
Oggi alle 17:07 - ultimo aggiornamento alle 17:40
Il luogo dell'incidente
"Sono certa che Alessandro sarebbe ancora qua se quel guard-rail fosse stato messo in sicurezza e protetto con gli attenuatori d'urto. Invece, non lo vedrò mai più anche se ancora oggi, dopo quasi cinque anni, tutte le sere aspetto ancora che rientri a casa". Pasqualina Viario è una donna combattiva, segnata però da un lutto che non è possibile elaborare del tutto.
Il 29 marzo del 2013 il figlio, Alessandro Tocco, 20 anni, si schiantò con la sua auto - una Fiat Brava - contro la barriera spartitraffico della Carlo Felice, all'altezza del bivio per San Sperate.
Doveva imboccare la complanare che corre parallela alla statale ma si era accorto dello svincolo solo all'ultimo momento, avvisato da uno dei due amici che erano a bordo dell'auto. Aveva sterzato bruscamente a destra tentando di rimediare in extremis, ma finendo per colpire con la fiancata sinistra la parte iniziale del guard-rail, che tecnicamente viene chiamato punto di cuspide.
Il muro d'acciaio aveva sfondato la portiera del lato guida uccidendolo sul colpo. Una manovra imprudente, certo. Ma per Pasqualina non è questo il problema: l'Anas, ha chiesto e ottenuto un risarcimento danni per quel guardrail rotto: "1200 euro per riparare lo spartitraffico che ha ucciso mio figlio. È giusto questo?", si chiede. "Non è facile sopportare questo dolore, è impossibile. Per me, per mio marito e per il fratello di Alessandro: il nostro è un dramma che non finirà mai. Come non è facile accettare che dopo la sua morte nulla è cambiato. E noi attendiamo una giustizia che forse non avremo mai".
La cosa che fa più rabbia "è vedere che la sua tragedia non è servita a nulla: in quello stesso tratto di strada prima e dopo ci sono state altre morti e sempre per colpa dello spartitraffico non protetto adeguatamente. Croci su croci".
In questi anni, attraverso il loro legale Enrica Anedda, Pasqualina e il marito hanno tentato di far emergere le presunte responsabilità da parte dell'Anas. Ma l'inchiesta aperta dalla Procura di Cagliari si è conclusa con un'archiviazione: secondo il magistrato non c'era un obbligo giuridico di dotare il punto di cuspide di attenuatori d'urto. "Io di leggi non so nulla - dice Pasqualina -, so solo che chi si trincera dietro certi cavilli non ha coscienza".
Alessandro Tocco, il giovane morto nell'incidente sulla 131 nel 2013
fonte http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2018/02/01/mio_figlio_morto_per_colpa_loro_e_l_anas_ci_chiede_i_danni-68-693090.html
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