mercoledì 28 febbraio 2018

Dati contraddittori : chiude, per sempre, un negozio ogni ora.

Per contro , ci sarebbe un diminuzione del 5% dei fallimenti: o forse non ci sono più attività, per cui, chi potrebbe fallire? Del resto non so, perché non me ne ero potuto interessare, se in Italia è possibile ciò che accade in Francia, ovvero il fallimento della persona: quando venne questa notizia dalla Francia, io ero nel pieno del mio fallimento, che è del 2004, e stavo cercando ancora di capire. 
Eccoci al dunque: come appunto predicavo negli anni dal 2004 in poi, a fronte di aziende, spesso bastarde e carogne, che se la cavavano perché delocalizzavano, esportavano, razionalizzavano, tagliavano, dall'altra parte c'era un continuo calo degli acquisti nei negozi cittadini. E se la GDO , gli ipermercati, gli outlet, i megastore, i discount, sembrava che non risentissero troppo e anzi proliferavano, al punto che un dirigente del Carrefur disse (riferendosi alla prossima apertura di un loro negozio a Salerno) che "possiamo anche aspettare un anno prima di aprire", ciò che mancava alle attività cittadine era , ed è, la vera riduzione delle tasse, la burocrazia che controlla quanto è grande una fioriera o una tenda solare, oltre le solite cose, cioè costo del personale, del locale e l'accesso al credito. Ma anche il continuo invito da parte dei media che, come sempre avviene nei programmi tv, dicono che "lo potete trovare nei banchi del supermercato": dicessero, porca puttana, che "lo potete trovare nei negozi della vostra città", avrebbe anche un significato di comprensione, e si contrapporrebbe alla continua pubblicità odierna del "lo trovi nel banco frigo", sottinteso del supermercato. Ci fosse un sindaco che invece di godere perché aprono un ipermercato nel suo comune, allorché tenesse, sempre che ne sia capace, un discorso stile Usa (forse l'unica cosa da copiare,come idea almeno) "sullo stato della sua città", e invitasse i suoi concittadini a effettuare acquisti nei negozi e non nei megacentri,  sarebbe da premiare. Invece no. Qui da noi a Cagliari,c'è un servizio di autobus che traghetta i turisti dalla città verso un centro commerciale, con tanto di plauso del comune: da dire che il centro commerciale è ubicato in un altro comune...che tutto dire.
Leggendo anche info sul mio vecchio, ahimè , settore di provenienza e di cui ho nostalgia, motivo che mi spinge sempre a indagare, scopro che diverse aziende di quelle sopravvissute non se la passano male: hanno o fanno utili, e l'export è sull'85% o se preferite il fatturato in Italia è il 15% del totale. Ora diciamocela tutta, sennò sa di presa per il culo e di discorso sui massimi sistemi: dagli anni 80 in poi c'è stata la tendenza ad automatizzare tutti i processi aziendali: dalla ricezione degli ordini, prima col fax oggi via mail certificata , fino al confezionamento e alla logistica vera e propria che, come già raccontato aveva razionalizzato i costi . Ma che cosa voleva dire e cosa vuol dire ,anche oggi? Tagli del personale, licenziamenti, esuberi: chiamateli come volete, ma quelli sono e così vanno chiamati. Le ditte si sono tolti dai coglioni un sacco di gente. E non si raccontino le menate, perché allora c'è davvero da menare qualcuno,  che "però poi ci sono i tecnici che devono controllare le macchine":le chiamano ancora così perché oggi sarebbero le Intelligenze Artificiali. Come nei pc, ci sono programmi che si auto installano, che fanno tutto da soli, e in ogni caso un macchinario, come viene definito dai più, non è che ha necessità di un controllore fisso. Non ci sarebbe vantaggio economico per un mobiliere se , oltre al costo di diversi milioni di euro per acquistare delle macchine di precisione, poi si dovesse pure sobbarcare il costo di un dipendente, con annessi e connessi. E in ogni caso queste ipotetiche nuove figure professionali (le chiamano così, in senso lato perché, appunto, in attesa di definirle e di creare magari un albo professionale su cui lucrare facendo,in futuro, dei corsi obbligatori:se vuoi il patentino, sgancia i quattrini) sono in parte già esistenti e le forniscono o mettono a disposizione gli stessi fornitori "dei macchinari": della serie ti fornisco il fotocopiatore o i pc, ti darò se vuoi e paghi, anche l'assistenza (dopo quella obbligatoria per legge). Senza entrare troppo nello specifico, mi preme semmai addentrarmi o lanciare il sasso, in quello che è il vero problema: secondo me le persone, i cittadini , non so se siano pronti per riprendere a fare acquisti nei negozi tradizionali. Da un lato c'è il mostro, Amazon & Company, e dall'altra,seppure sofferenti, ci sono i mostriciattoli, da Ikea fino a Lidl e tutti gli ipermercati compresi i discount e i megastore di tutti i generi , e senza trascurare i negozi cinesi: ho definito Ikea e altri mostriciattoli, così in senso buono, perché so bene di che cosa sono capaci. Qui da noi hanno chiuso , a memoria mia, ben 3 attività nel settore arredamento, e parlo solo degli ultimi tre mesi e soltanto perché ho frugato nel sito dei fallimenti: bugia, c'è una quarta attività che però operava nel settore arredamento negozi , bar e similari. Per la cronaca: erano attività storiche, per la zona, cioè non le solite che , stando alle statistiche stilate a mio avviso a cazzo di cane, dicono che i negozi hanno vita breve, perché li porterei io per un orecchio a vederle e gli direi quanti anni avevano o, se sono ancora in attività quanti anni hanno .
Ecco che il dubbio c'è e rimane: siamo pronti a riprenderci le città, ad avere piacere di camminare e vedere le vetrine e, se ci sono soldi a fare acquisti? Se fosse tutto più razionale, figure professionali come i vetrinisti, i lava vetrine e negozi, riacquisterebbero lustro o, ancora meglio, verrebbero "scoperti". Idem se ci fosse un taglio netto del costo di tutte quelle cose che da anni chiedo:affitto o di acquisto dei locali commerciali, costo del personale e delle varie tasse nascoste o palesi, e burocrazia da eliminare. Forse ci vorrebbero anche differenti canali di fornitori: a suo tempo, quando sembrava dovessero diffondersi i detersivi alla spina, avevo scritto perché mai a livello locale, territoriale, non si trovasse uno o più fornitori di queste cose. Possibile che non si potesse fare un detersivo alternativo, e quindi valido, ai più blasonati e pubblicizzati e diffusi? Idem per altri prodotti, da far testare alle locali università e relativi laboratori, e con la certezza per chi acquista che "sta risparmiando": sennò siamo alla solita presa per il culo, come avviene spesso con le "eco ricariche". Eco ricarica un paio di palle: costa uguale alla confezione, è più scomoda da travasare e se la vuoi adoperare normalmente è un casino. Ho detto due o tre cosette ma ognuno di noi ha o può avere idee decisamente migliori e più valide. 
Penso che i mostri sacri del commercio possono essere,se non sconfitti del tutto, decisamente ridimensionati : è sufficiente attuare quelle politiche dedicate al commercio, al lavoro , agli immobili e all'accesso al credito, nonché alle cartelle esattoriali. Fatto questo, il resto viene da solo, perché sono convinto che parlare con un commesso che svolge il suo lavoro con amore,è meglio che girare come un coglione in mezzo a km di scaffali pieni di robaccia. Così come non ha senso sgranare gli occhi cercando qualche cianfrusaglia su Amazon e gli altri siti di raccolta di merci varie: penso sia preferibile farsi due passi, vedere gente, parlare con esseri umani, fare nuove conoscenze, confrontarsi, dire la nostra e sentire ciò che gli altri hanno da dire, ricevere e dare consigli e pareri. Almeno io la vedo così. Le aziende, i fornitori, non so se siano pronti e se ,dopo aver assaggiato un miglioramento (ipotetico a mio parere) del fatturato dovuto alle vendite all'estero, abbiano voglia di vendere, di riprendere le vendite sul territorio nazionale. Difficile ma non impossibile, auspicabile .  

ps.: se il commesso è contento di lavorare in un negozio, si vede.     

Nessun commento:

Posta un commento