lunedì 30 novembre 2015

Appena possibile

Appena possibile, quando riprenderò il lavoro, questo blog chiuderà. Del resto ciò che dovevo dire su fallimenti, le dritte con cui difendersi dalle finanziarie, le richieste (cadute nel nulla) di aiuto per me, le richieste di aiuto per tutti voi (e cioè, professionisti che potessero dare una mano gratuitamente) anche quelle senza risposta. In ogni caso la mia parte, per così dire, l'ho fatto e non qui , ma su leonardo e anche se con meno riscontro su splinder: tempi passati e non serve vivere di ricordi e del passato. Le mie energie, che spero non mi abbandonino e anzi si rinvigoriscano, le concentrerò nel nuovo lavoro se e quando ci sarà. Dovrebbe essere a breve , entro una settimana più o meno.
Lo cancellerò e stop. Ringrazio chi mi ha seguito ma, senza voler essere ancora polemico , anche altrove in vari siti dove una tantum commento, non gliene importa nulla di falliti, di protestati, di chi non ha più accesso al credito: forse un po' gli importa quando al fallimento o nelle immediatezze di questo, c'è un suicidio o un fatto eclatante. Diversamente i temi che ho sollevato per anni nel blog e nei commenti, non sono nemmeno sfiorati dai vari Del Debbio e ancor meno ne la Gabbia (almeno da quando non c'è più Barnard ). E anche in quei pochi casi in cui se ne è parlato, è stato solo in occasione dei suicidi: nulla è stato fatto perché le cose cambiassero, né si è mai parlato in tal senso. Ora se tanto mi dà tanto, il tempo che ho impiegato per sollecitare una discussione efficace , è stato sprecato: avrei dovuto fare altro. Accorgersene ora è ,in fin dei conti, un bene. Buon proseguimento, buon cammino, lunga vita e prosperità, che il Signore vi accompagni (anche il sottoscritto, però). 

giovedì 26 novembre 2015

Succede...però

Se leggiamo un giornale o sentiamo un giornale radio o, peggio ancora guardiamo un tg o seguiamo (se ci riusciamo) un talk show, non possiamo non constatare che anche per i recenti fatti di sangue di Parigi, nonché per ciò che quotidianamente è guerra o guerriglia, la colpa ce la attribuiscono per intero a noi cittadini dell'occidente. E non la voglio buttare sul vecchio detto "piove, governo ladro", ma sembra che di ragionamenti validi a sostegno di quanto i media e gli opinionisti suggeriscono, sono idee deboli in partenza che però non è possibile confutare. E non è possibile farlo per due semplici motivi: il primo è dato dall'impossibilità di un vero e proprio contraddittorio, mentre il secondo è nel come vengono esposte e presentate le notizie. Quest'ultimo aspetto impedisce,che so a un Giulietto Chiesa di portare a termine un ragionamento, oppure è il conduttore stesso che , ponendoti una domanda, ti suggerisce due risposte possibili. Ecco perché, poco sopra, riferendomi  ai talk show da seguire, scrivevo "se ci riusciamo": c'è anche da aggiungere che molte volte vengono invitati troppi ospiti, ragion per cui è praticamente impossibile parlare, e come se non fosse abbastanza, c'è la maleducazione permessa e concessa e alimentata dai conduttori che fanno ben poco per chi interrompe di continuo il prossimo. Se uno mi dovesse mandare a farmi fottere, è un conto: lo dice , però , quando è il suo turno e,se anche lo fa offre solo una dimostrazione di attacco ad hominem , mentre dovrebbe confutare le mie idee o proporre qualcosa di suo cui tiene in modo particolare. Ed è qui che si riallaccia il mio ragionamento: perché mai dovrei sentirmi in colpa per la fame nel mondo o per i campi di concentramento di ieri e di oggi? Perché dovrebbe essere colpa mia se un ladro entra in casa mia e io gli rompo le ossa? Perché dovrei dare una casa e/o sostegno economico sociale a un extracomunitario o a uno straniero in genere, quando nella nazione ci sono numerosissime persone che avrebbero, anzi hanno le stesse necessità? Quando i media mi fanno sentire in colpa, ecco che mi girano le eliche, mi incazzo e mi arrabbio anche con chi, da me votato, dice che in fondo hanno ragione il papa, il governo, le varie associazioni, gli opinionisti, quando ci ricordano che non possiamo non fare niente o che ,al contrario, quando abbiamo comprato un paio di scarpe Nike o un Iphone o una banana, abbiamo alimentato ingiustizie e guerre in qualche parte del mondo.  

mercoledì 25 novembre 2015

Gli affari sono affari ma...

Tempo fa avevo accennato al fatto che alcuni mobilieri della Sicilia,si erano lamentati del fatto che delle aziende da cui loro si approvvigionavano vendessero anche a terzi: nella fattispecie si trattava di vendite al cliente finale effettuate da studi progettazione, anzi studi di architettura. I colpevoli erano i rappresentanti che, per fare affari o per non perderli, si erano adoperati affinché le aziende vendessero anche a questi studi. Le cose, per me che non ho la memoria corta, è vero che sono andate così ma, non è cosa di oggi che le aziende produttrici o che commercializzano mobili e affini, siano delle vere e proprie volpi: infatti sono state loro le prime che durante i numerosi (60 se non erro) saloni del mobile di Milano, vendevano a cani e porci. Il business prima di tutto, ogni lasciata è persa, meglio un uovo oggi: ergo già negli anni 80 ci sono state aziende che nella Roma degli appalti centralizzati, degli acquisti effettuati per tutta la penisola, avevano oltre che una sede staccata,(si direbbe oggi un ufficio lobbista, creato ad hoc per ungere), anche veri e propri show room ,con tanto di addetti. Per non parlare di uffici analoghi nelle regioni, almeno in quelle che potevano "dare" (fatturato). Erano gli anni, gli 80, in cui nascevano le prime aziende di contract e alcune aziende si convertirono a quel mercato eliminando, già da allora, i collaboratori e accorciando la filiera: dal produttore al consumatore.
Ciò che fa specie, nel ragionamento e nell'incazzo dei mobilieri sia siciliani che di altre regioni (la mia compresa), è che se io sono rappresentante o anche un progettista o un arredatore, "tu puoi comprare e vendere ciò che vuoi e a chi ti pare e piace": io invece no. Il punto è anche che se io ,come rappresentante ammesso e non concesso che venga da te ricevuto e tu mi conceda, quindi, il tuo tempo , ti propongo le mie aziende, ecco che se tu mi dici di no io non posso cercare di vendere direttamente i miei prodotti, quelli che rappresento. In poche parole se tu mi dici di no, io dovrei andare a chiedere l'elemosina o aspettare che tu ti degni di prendermi in considerazione: l'esperienza poi, non essendo di primo pelo, insegna che una cameretta o una cucina oppure un divano,seppure esposti, non significa che tu poi continuerai o comincerai a venderli; assai spesso sono acquisti fatti apposta per tappare la bocca e mettere gli agenti con le spalle al muro. E' come se tu mi dicessi: ti ho accontentato...adesso aspetta (e spera, aggiungo io). In tutto questo gioco al massacro, le uniche che guadagnano sono le aziende produttrici, in quanto loro è già da sempre che ,nella stragrande maggioranza dei casi, hanno venduto ai clienti finali, quelli che in gergo si chiamano "privati": che poi fatturi e consegni un mobilieri che "non può dire di no all'azienda" o che lo faccia un prestanome, poco importa. Oggi come oggi il problema non si pone, dato che i negozi aziendali o i falsi outlet (anche questi aziendali) non sono che un modo moderno per vendere, che poi è ciò che interessa davvero i produttori e i venditori di mobili e arredamenti (ufficio o casa non è diverso). A ciò aggiungerei i primi portali ( che inizialmente ospitavano anche noi agenti) nonché i siti veri e propri delle aziende, cui si aggiungono i nuovi portali che sono nati apposta per far fuori i rappresentanti e i vari studi di progettazione.
Ne sono trascorsi di anni dalla nascita dei numeri verdi, dei fax, e dall'uso della posta elettronica e del carrello e negozi virtuali: gli affari erano e sono ancora di più affari, ma anche i figli di puttana e le carogne erano e rimangono tali.Come sempre prima ti corteggiano, ti fanno lavorare e gli fai la piazza, portando il loro nome: poi ti fottono, mandandoti via. Alcuni colleghi, infatti, vendono ormai come i negozianti, senza avere negozio o con spazi espositivi risicati, ma fanno selezione e comprano dove e come gli conviene. Così si fa e al diavolo i portali e le aziende blasonate.

martedì 24 novembre 2015

Le tue esigenze? In secondo piano

Occorre ritornare sull'argomento, e mi dispiace doverlo fare.
La cosa che conta in questo momento è che ci sia qualcosa , o meglio qualcuno, su cui focalizzare l'attenzione e impiegare le proprie energie: il terrorismo. Che qui intenderò in senso lato, senza specificare se sia opera di separatisti o di religiosi arrabbiati. Avendo questo come obbiettivo da affrontare, è logico che le questioni sindacali, le aziende da salvare, le aziende da creare, lo stato sociale, il territorio da risistemare, la moria di api e mille altre cose e cosette, passano tutte in secondo piano: anzi, vanno a finire nel dimenticatoio. Eppure le cose e cosette sono ,a mio parere, più importanti del terrorismo: questo ,come si sa o si suppone, può operare in ogni dove, compresi i paesini sperduti e dimenticati da Dio e dagli uomini (non tutti ovviamente). Quindi se già la tua città viene dimenticata da chi dovrebbe, per scelta personale (elettorale), occuparsene , risulta difficile o improbabile che un gruppo di terroristi decida di impiegare le proprie forze per danneggiare proprio la tua città. Ma ,come direbbe che porta sfiga (o che invece ragiona), non si può mai sapere. In ogni caso, il risultato è che mentre ci si riunisce di domenica pomeriggio e si salvano alcuni istituti di credito, non si fa altrettanto per industrie, negozi, aziende agricole, famiglie: sono due pesi e due misure. Ma non basta perché tutto fanno i giornalisti e i media in genere, compresi blog e siti web, tranne che parlare dei problemi delle persone: per loro esistono solo i migranti, i terroristi (meglio se mussulmani), gli assassini (meglio se uomini che uccidono donne). Il resto non esiste e, se mai è esistito, ormai è bello e dimenticato: ci ricordiamo ancora dei suicidi per debiti e perché si è stati abbandonati e dimenticati dalle istituzioni, dalle associazioni , dagli amici? Ecco che quando non c'era altro di cui parlare, anche di un fallito che si suicida si può parlare. Ora che ci sarebbe da chiedere che cosa è stato fatto, che cosa si può e si deve fare, ecco che arrivano loro a rompere le uova nel paniere: i migranti e i terroristi. E tutti via a dare la loro solidarietà ai migranti e alla Francia. E quelli che vorrebbero uscire dalla povertà, dalle difficoltà? Quelli che vorrebbero vivere in maniera dignitosa? Per costoro non c'è niente di niente: sono destinati a restare emarginati, e le loro richieste,come ho scritto nel titolo, devono restare non solo in secondo piano, ma sparire nell'ombra. Non si può disturbare chi pensa ai migranti e ai terroristi. Giammai! Fra poco chi oserà dire qualcosa in merito, qualcosa che porti le persone a chiedersi come mai non si pensa agli italiani e ai loro problemi, ecco che si vedrà trascinato in un commissariato per essere interrogato e intimorito. Che serva da lezione.

lunedì 16 novembre 2015

Un buon pretesto per procrastinare ogni intervento: e spegnere le idee

Ti dispiace per i fatti di venerdì notte a Parigi? E così che , sabato mattina, un amico mi intervista al telefono. Logicamente mi dispiace, ma ancor più è la mia anima che è triste, e si rattristerà ancor di più quando vedrò le foto delle persone che sono ricercate perché disperse e introvabili. Ma il cinismo, dovuto a tutti gli anni e anni in cui, per mille ragioni , i problemi pratici, quelli che ti avrebbero permesso, se risolti o avviati a risoluzione, di vivere,di certo meglio la tua vita, ecco che quei problemi ,oggi come oggi, devono essere affrontati e visti, in data da destinarsi. Quindi, la questione lavoro, i protestati e i falliti, le riconversioni industriali, i vari passaggi di consegne, le firme da apporre qui e lì, tutte queste e tante altre cose, sono tutte da rivedere e ridiscutere, ma più avanti: ma non si sa quando e, passando del tempo, neanche come. E' sempre stato così. Ricordo ancora che eravamo negli anni 80, quando telefonai a "mi manda Lubrano" e cercai di spiegare, lasciando un messaggio mi pare in segreteria, la questione degli appalti nel mondo dell'arredamento per ufficio. Un po' come quando mi sono permesso di suggerire interventi pratici e veloci, postando qualcosa sul blog che avevo su leonardo: risultati zero. Pazienza direte voi? No! Ognuno per se e Dio per tutti.Del resto vedere che ciò che ti spetta, che per te è importante e che ritieni vitale, viene rimandato sine die, fiacca la tua voglia di vivere, di affrontare i problemi, spegne le idee: oppure ti fa incazzare come una biscia e potrebbe farti compiere azioni inconsuete. Di cui poi magari potresti pentirti. Ed è a questo punto che ti domandi: ma chi dovrebbe firmare e mandare avanti i decreti attuativi, la banca che dovrebbe mettere a disposizione i fondi, la graduatoria che dovrebbe essere stilata e pubblicata, la sentenza che dovrebbe darti ragione, quando avverranno tutte queste cose?

giovedì 12 novembre 2015

Non c'é posto per te

Le parole "quelli che non è mai il momento", che se non erro sono contenute in un testo di Beppe Viola, le adatto a ciò che si sente dire un cittadino sardo o italiano, qualora avesse intenzione di "mettersi in proprio" o anche se facesse domanda di assunzione o ricercasse un posto di lavoro qualsiasi.
E perché non è il momento? Perché la preferenza e l'attenzione sono rivolte, oggi più di ieri, agli immigrati che devono essere messi in condizione di lavorare: e quindi gli dai, a loro ovviamente, tutte le dritte e gli fornisci tutte le agevolazioni del caso. E con loro ci sono anche gli ex detenuti, che devono essere messi in condizioni di reinserirsi nella società. Quindi, prima loro, e per te o per me, niente.

mercoledì 11 novembre 2015

In ogni caso, non ne parlano e non ci pensano

E' proprio vero : profugo o migrante, fanno tenerezza (pensate ai barconi o al bambino riverso sulla spiaggia) ; al contrario, fallito o protestato, fanno tristezza (pensate alle auto sequestrate o agli sfratti esecutivi). In ogni caso si applicano, sempre e comunque, due pesi e due misure. A me importa poco o nulla di alcune riforme che vengono millantate come risolutrici di un sacco di problemi: non ci credo, e basta! Quando vedrò le banche consegnare soldi , carnet di assegni e aperture di conti correnti anche a chi è stato protestato o ha fallito, allora mi ricrederò. Diversamente sentirò, fino alla noia, gente che parla di come e dove accogliere i cosiddetti migranti, mentre sentirò altri affermare che ci sono i soldi per le nuove imprese ma non ci sono domande presentate per ottenere i fondi stanziati: solo dopo si scopre che nessuno ha presentato domanda perché nessuno ha i requisiti ( o che le domande ricevute non sono state accolte, e proprio per mancanza dei requisiti richiesti). E' un po', come vi ho raccontato sopratutto nei post che pubblicavo su leonardo.it , ciò che avveniva quando partecipavo alle gare d'appalto per la fornitura di arredi per ufficio: una burocrazia che veniva sfruttata e usata proprio per fare in modo che pochissimi, due o tre al massimo, potessero concorrere. Ecco che venivano richiesti fatturati elevati conseguiti negli ultimi tre anni e, come vuole la legge, riferiti a “lavori o forniture analoghe all'oggetto dell'appalto”; o anche idonee referenze bancarie e , logicamente, referenze per forniture analoghe; per non parlare poi della cauzione, del deposito cauzionale, ma senza lasciarsi sfuggire la carta bollata, i sigilli, la firma autenticata, la firma sui lembi di chiusura della busta esterna e interna, nonché i depliant o i campioni di quanto offerto, la raccomandata o il posta celere. Un casino del diavolo, laddove si poteva risolvere il tutto con molta meno burocrazia: dulcis in fundo l'apertura delle offerte segrete, la valutazione dell'offerta ritenuta, per il momento, la più conveniente, ossia quella con il prezzo più basso (art. 73 lettera c del regio decreto: non ricordo se del 1923 o del 1933 o nessuna delle due date che ho scritto). Ora il peggio viene se invece viene bandito,e si deve o si può partecipare , a un appalto concorso: essendoci una commissione che deve valutare e giudicare, è più facile pilotare l'appalto e consentire ,permettere di vincere , chi è gradito all'amministrazione o più semplicemente chi deve vincere. Lo stesso criterio è applicato ,secondo me, quando si deve partecipare a un bando per l'assegnazione di fondi per l'acquisto beni e strumenti per la propria impresa: intanto i tempi che sono lunghi come la morte, oltre a tutta una serie di requisiti che non sempre si hanno, e quindi con tutta una serie di documenti che sono pure costosi (sia in tempo che in denaro: per la consulenza ci sarebbe tutto un discorso a parte). Ciò che comunque mi infastidisce è che volutamente la politica si dimentica dei

mercoledì 4 novembre 2015

"Assegnare ai migranti i terreni incolti della Sardegna". La proposta di Beppe Severgnini sul Nyt

Permettere ai profughi di colonizzare le aree incolte e spopolate d'Italia, Sardegna compresa, per risolvere l'emergenza immigrazione in Europa.
Questa la ricetta proposta da Beppe Severgnigni, uno dei più noti giornalisti italiani, dalle colonne del prestigioso New York Times.
Nel pezzo, Severgnini prende spunto dalla "centuriazione", ovvero la pratica diffusa nell'antica Roma che prevedeva l'assegnazione ai veterani dell'esercito in congedo territori bradi e deserti affinché li rendessero fertili.
Un modo per non lasciare bellicosi ex guerrieri inattivi e allo sbando, dando invece loro la possibilità di fare qualcosa di utile e produttivo per se stessi, per le loro famiglie e per l'Impero.
Per Severgnini riportare in auge tale pratica sarebbe, appunto, una buona soluzione per collocare i migranti in maniera definitiva e proficua.
"È vero che i rifugiati non hanno combattuto nessuna guerra per l'Italia - scrive Severgnini - ma stanno fuggendo da conflitti, povertà e regimi autoritari. Hanno però le giuste competenze. Mentre gli immigrati più istruiti si recano in Germania e nel Nord Europa, quelli che decidono di restare in Italia sono generalmente agricoltori, costruttori, artigiani".
Allora perché non assegnare loro appezzamenti di terreno da gestire e far fruttare, come fossero moderni pionieri?
Dopo tutto, continua l'opinionista, "l'Italia si sta spopolando, sta invecchiando. E servono persone nuove".
Dove collocarli? Severgnigni cita le zone di montagna dell'Abruzzo e le aree del Molise. Ma anche la Sardegna, "forse l'isola più bella del Mediterraneo", dove, scrive, "l'83 per cento della popolazione vive in piccoli insediamenti sotto i 5mila abitanti che si stanno progressivamente svuotando".
Senza contare intere parti di territorio dove non c'è nulla.
Certo, l'operazione dovrebbe essere organizzata al meglio, tenendo conto di aspetti complessi.
Per realizzare l'ambizioso progetto serve insomma, conclude Severgnini, "una leadership politica lungimirante. Gli antichi romani ce l'avevano. Si può dire lo stesso dell'Italia moderna?".
fonte unionesarda.it
http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2015/11/04/assegnare_ai_migranti_i_terreni_incolti_della_sardegna_la_propost-68-443506.html

-------------Neanche a dire che sono contrario: che diano le terre, che in ogni caso non vogliono dare, ai sardi e agli italiani: non danno un tubo e,se promettono, è come quelle bufale del tipo "ti diamo una casa, un terreno da coltivare, e altre agevolazioni, se ti trasferisci da noi. Tutte frottole.