giovedì 26 luglio 2012

Per il momento divertiamoci

In attesa delle olimpiadi e di qualche attentato così tanto auspicato da chi vuole tenere la gente sotto controllo, o di qualche immancabile bel caso di cronaca nera, la solita regola, imposta da tv e media compiacenti e a libro paga è di rinviare tutto a dopo le vacanze. Vacanze che ricordano quelle di una volta, quando si potevano cumulare e c'erano "le belle famiglie di una volta" che restavano in ferie per due o tre mesi. E' vero, erano tempi in cui si legavano i cani con le salsicce, ora non si capisce perchè si parli ancora di "dopo le vacanze" quando, al massimo ci saranno attività che ,se va bene, chiuderanno nelle settimane centrali di agosto. Per cui,se siamo a lavoro o ne cerchiamo uno o non vogliamo perdere il nostro o riacquistarlo, perchè cavolo ne dobbiamo riparlare a settembre (di solito a fine settembre,dopo il rientro)? Sono queste cose per cui,da sempre, mi sono imbestialito. Infatti è di ieri
la notizie che il calzificio Queen, con sede a Macomer, è definitivamente fallito: una volta ci lavoravano più di 700 persone: è calcolato che industrie simili operanti nel centro Sardegna, hanno perso circa 2.500 buste paga. E non me ne sbatte un accidente se c'era o c'è o si può usufruire della cassa integrazione, in quanto i problemi della zone e di chi vuole realizzare lì qualcosa, sono i costi di produzione e di gestione. Lasciando perdere per il momento la famosa pressione fiscale e dando per buono che venisse ridotta, se poi i costi di energia e di trasporti, di mobilità e di comunicazione, sono spropositati, è logico che l'azienda resterà ferma al palo: esaurite le scorte, bruciati i pagamenti ai fornitori, non resta che lasciare a casa gli operai e aspettare il fallimento. Invece se si trovasse chi crea un programma di lavoro, che va dalla ricerca della materia prima alla collocazione del prodotto, forse qualche possibilità di riaprire alcune di queste attività io le vedo. Quindi quando sento qualcuno che dice "eh, intanto poi la roba non si vende", oltre a toccarmi i gioielli di famiglia, penso che sia miope e anche un po' taccagno: una buona campagna per dirottare gli acquisti verso i negozi tradizionali e nello stesso tempo un invito ai commercianti ad acquistare tramite canali anch'essi tradizionali, è un primo punto; un secondo dovrebbe essere rivolto alla qualità di ciò che si vende e che si compra, quindi non solo il cliente finale ma sopratutto chi suggerisce gli acquisti dovrebbe aprire gli occhi, e conoscere ciò che sta vendendo, le caratteristiche tecniche e prestazionali. E forse qui c'è molta miopia in quanto troppo spesso il lavoro di addetto alle vendite o commesso è considerato un lavoro temporaneo, transitorio: il commesso esperto,con dieci o vent'anni non c'è più. Un po' è colpa delle attività che spesso aprono e chiudono nel giro di tre o 5 anni (fonti delle associazioni di categoria indicano che "non durano" e per ragioni che dopo vedremo), ma sopratutto perchè con gli stipendi così bassi percepiti dai lavoratori del commercio nessuno vuole svolgere quel lavoro se non per poco tempo: l'altro posto fisso e più ambito è quello statale, che offre più garanzie o le offriva prima dell'arrivo al governo degli sciagurati. Quindi se c'è la cultura della qualità, se questa fosse presente nella nostra vita, di certo ne avremo riscontro anche nella tv, nell'industria dell'intrattenimento, nell'alimentazione e saremo i primi,anche nella nostra professione a offrirla e, nella vita di tutti i giorni, nel pretenderla. Tanto ti dò e tanto mi devi dare. Invece non è così: per restare terra terra ci accontentiamo di sorseggiare caffè che dire che sono pisciate è poco: per contro ci facciamo infinocchiare e paghiamo 1 euro o 1 euro e 10 un caffè che non li vale. Non sappiamo più comprare e nemmeno consumare: spesso,come ho scritto in un altro post, i consigli che ci vengono offerti e in cui speriamo di trovare risposte convincenti ed esaustive si rivelano privi di alcuni dettagli importanti: dove e come e a quanto. Dove trovo un paio di scarpe che non costino un occhio e che abbiamo un buon comfort? E come le riconosco? E quanto devono costare? C'è una classifica, un'indicazione di un minimo e un massimo? E poi, non le solite cazzate come quelle su olio e vino ovvero che se non costa ,nel caso dell'olio extravergine 7€ al litro non è un buon prodotto: e lo dico perchè quell'osservazione la sente pure chi vendo olio ordinario, non voglio dire proprio scadente, ma ordinario ed extracomunitario, e che si sente allocco se ,per caso lo propone a 3 o 4 €.Idem per il vino.Invece perchè non mi spiegano per bene, visto che non lo so, come si compone il prezzo, e come motivare,per esempio la differenza di prezzo tra una scarpa che a listino costa 45 € e una che ne costa 120? Lo stesso per un jeans che ,seppure italiano costa ad esempio 45€ e un altro che ne costa 135? Ora le differenze di prezzo o le indicazioni delle qualità dovrebbe essere il venditore a elencarle, dovrebbe dirmi che le cuciture sono così e che qua è incollato, che la chiusura lampo è di quelle che non si inceppano e così via. Poi se trovi un olio o un jeans a prezzo,secondo te e secondo le indicazioni che dovrebbe offrire anche un buon sito di consigli, le ragioni possono essere che è un prodotto che deve essere eliminato dal catalogo, o che c'è solo quello che è lì davanti a te e che se ne vuoi due o tre pezzi te li devi scordare, o che l'attività deve chiudere e quindi deve realizzare. Diverso è il discorso per chi produce, e torniamo alle fabbriche in crisi o fallite. Se si parte dal fattore prezzo ci sarà sempre chi lo può praticare più basso del nostro, anche di un centesimo ,ma qualcuno se cerchi lo troverai: per contro ci sono aziende che di professione costruiscono l'articolo che vuoi vendere e al prezzo che vuoi.Trattasi di prodotti destinati alla grande distribuzione e ai grandi numeri, non certo alla qualità , e che non farebbero guadagnare un negoziante. Su una sedia che pago 17 € quanto ricarico devo mettere?E ancora: quante ne devo vendere? Poi si possono fare altre considerazioni: lo spazio che occupano in vetrina, il fatto che è un prodotto,lo dice il prezzo, di fascia bassa e che non dà lustro .Al contrario, se devo vendere una poltrona con ruote e braccioli e meccanismi vari di regolazione, e mi costa 350€, devo fare gli stessi ragionamenti ma su una base diversa; e lo stesso varrà per un letto che a me costa 1.200 euro o un armadio che a me ne costa 3mila. E sempre parlando del negoziante, di come lui deve vedere le cose, e su come si può muovere commercialmente parlando. E' chiaro che se poi ,per ragioni pubblicitarie veicolate da spettacoli che ti parlano di Ikea e di Zara e degli outlet, e tu pensi di andare là a fare i tuoi affari, sappi che fai ingrassare poche persone, mentre in altri casi fai vivere molte persone che poi sono le stesse che,nel caso tu sia un avvocato, un medico, un farmacista o un meccanico piuttosto che un carrozziere o gommista o barista, possono essere tuoi clienti.Ma se tu sei il primo che li vuoi ,a modo tuo, fottere o scavalcare ,perchè vai a comprare nelle città mercato o su internet, non lamentarti se poi alcuni vanno all'estero per curarsi, se poi comprano su internet farmaci o se si rivolgono a megastudi o patronati o caf per sbrigare le loro faccende e pagando.Tu a loro non hai dato niente, e loro idem: a modo tuo forse siete pari, ma destinati presto o tardi chiudere entrambi o a essere,notevolmente, ridimensionati. Potrei elencare professionisti alla fame, gente che lavora sottocosto e che se non avesse genitori pensionati sarebbe letteralmente col culo per terra: vederli andare a comprare le sedie alla Metro fa girare i coglioni. Sapere che un'azienda vende i suoi prodotti tramite la Metro li fa girare egualmente: perchè lì parliamo della distribuzione, aspetto poco considerato oggi che si pensa e spera di vendere online, o di farlo ,appunto, attraverso la grande distribuzione. Il produttore di carciofi o di sedie che vuole vedere i suoi prodotti negli scaffali, ignorando che per farlo dovrà abbassarsi pantaloni e mutande, e ...il resto potete immaginare come andrà a finire. Poi non si lamentino se vengono pagati a babbo morto o a 180 o 360 ggfm: e non si lamentino se qualcuno, prima snobbato e poi ricercato tramite una fasulla rete vendita fatta ,magari, dal figlio del titolare dell'azienda o da qualche impiegato che manda cataloghi o campioni di prodotti a mezza Italia, li manda a cagare: perchè è giusto sapere che ,troppo spesso, si pensa di fottere il prossimo pensando di risparmiare eliminando il direttore commerciale, pensando di far svolgere questo ruolo a se stessi (nel caso del titolare, capataz, padre padrone dell'azienda) o a farlo fare , gratis et amore dei, da un impiegato della stessa ditta e che per svolgerlo non riceverà un bel niente in più, se non una stretta di mano o un'invito a cena a casa del capo o un panettone a fine anno con agenda incorporata. Loro ,tante aziende, ragionano così, come quando pensano di far svolgere il lavoro da un centro elaborazione dati che ,tuttavia, non può svolgere il lavoro di consulenza e fiscale, o almeno non come dovrebbe, e tra l'altro eliminano il direttore amministrativo. In ogni caso sono problemi che ,a breve, se le cose continuano ad andare così , non avranno più: ma per coloro che invece hanno coraggio o sono temerari o pazzi, è meglio pensare di realizzare un'azienda con tutti i sacramenti: i media ci suggeriscono non come fare ma come fare a risparmiare(dal loro punto di vista, ossia da gente a libro paga delle varie aziende multinazionali). Non suggeriscono niente di buono ma indirizzano sempre e comunque il flusso dei soldi in certe aree commerciali. Così si continua a fare gli interessi di pochi. Avere la pelle e la testa dura aiuta: ci fa capire che siamo alle solite, ossia che dei problemi che ci sono ,siccome non sono poi nostri, non ce ne deve importare niente e non se ne deve parlare in tv. Si può parlare di persone che si suicidano? No se sono fatti legati al lavoro o ai debiti o alle cartelle esattoriali: sì se si tratta di questioni di cuore, e ci possiamo fare una bella puntata a settembre...magari se ne ammazzano anche altri ci sarà più ascolto. Ma ora no,disturberebbero le olimpiadi e le repliche in tv.

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