Sta facendo molto discutere la proposta dalla Nestlé –
Perugina di San Sisto (Perugia) di introdurre una sorta dipatto
generazionale per far fronte alla crisi. L’azienda ha proposto ai
dipendenti di decurtare l’orario di lavoro dei padri e delle madri per
avere in cambio l’assunzione dei figli. In termini pratici la Nestè
Perugina chiederà a circa 1.000 lavoratori una riduzione da 40 a 30 ore
settimanali, con decurtamento dello stipendio del 20% anzichè del 25%,
per avere in cambio l’inserimento in azienda di un erede, con contratto
di apprendistato.
La soluzione proposta da Nestlé vuole essere una risposta alla riforma del
Governo che ha alzato l’età di pensionamento,
impedendo di fatto l’uscita dei lavoratori più anziani e riducendo le
risorse per le nuove assunzioni di giovani.La soluzione proposta da Nestlé vuole essere una risposta alla riforma del
I dipendenti si dividono tra favorevoli e contrari, mentre ieri è stato indetto lo sciopero dalla Cigl. I sindacati non vedono di buon occhio questa soluzione anti crisi. Dalla CGil sono arrivate parole dure: “Il gruppo Nestlé con la proposta di trasformare rapporti di lavoro full-time in part-time dando in cambio l’assunzione dei figli vuole semplicemente nascondere l’assenza negli ultimi anni di investimenti sui siti produttivi del nostro Paese, l’abbandono di strategie commerciali e l’innovazione di prodotto”.
La fabbrica del cioccolato sembra comunque decisa ad andare avanti su questa strada: “In Italia abbiamo 5.600 dipendenti e fra di loro, anche qui in centrale, ci sono quelli che sognavano di andare a casa a 55 anni e invece debbono aspettare una decina d’anni. Anche a loro faremo discorsi simili a quelli di Perugia”, ha affermato Gianluigi Toia, direttore Industrial Relation, che ha sottolineato la bontà della proposta spiegando che “il padre perde il 25% del salario ma il figlio ha uno stipendio pari al 75% di quello a tempo pieno”.
I giovani sarebbero inseriti con un contratto a tempo indeterminato a 30 ore per iniziare. “La scelta, precisa sempre Toia, sarà comunque a totale discrezione del lavoratore o lavoratrice”. Inoltre, è possibile che questa proposta venga estesa anche ad altre realtà dell’azienda, per esempio agli uffici di Milano.
La contestazione maggiore a questa proposta, che era
stata ritirata dal tavolo delle trattative sindacali ma rilanciata
dall’azienda attraverso annunci sui giornali, deriva dal fatto che
impedirebbe l’ingresso in fabbrica a giovani che non possono godere
della presenza di un genitore già dipendente Perugina. Insomma viene
criticata questa sorta di eredità familiare.
fonte l'indipendenza
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