di Ettore Macchieraldo*
Non esce molto sui giornali, ma potete trovarne testimonianza sul magazine on-line Vita [1]: è in corso una battaglia tra quello che viene definito terzo settore e il governo Monti.
Da una parte si vedono ridotti e eliminati diritti e cancellate
promesse, dall'altra si agisce con sistematica freddezza facendo finta
di nulla e chiudendosi in un elitario silenzio.
E così anche la spending review si occupa di tagliare al no profit.
Infatti prevede la cancellazione degli osservatori nazionali, fra cui
quello del volontariato e dell'associazionismo, e addirittura l’articolo
4 del decreto legge impedirebbe la realizzazione di importanti servizi
sociali per la comunità [2].
La partita più evidente è però sul 5 per mille.
Ogni anno nella dichiarazione dei redditi possiamo indicare una quota
(il 5 per mille appunto) da destinare a una specifica associazione o
ente che riteniamo meritevole. In realtà questo per mille non è mai
stato 5. Ogni anno viene ridotto da tetti imposti in finanziare o manovre.
Ed è così anche quest'anno, nonostante le promesse di una
stabilizzazione. Vocabolo 'tecnico' per ammettere che si è sempre
derubato una quota del versamento che i cittadini destinano come parte
delle loro tasse a precise e definite organizzazioni [3].
C'è un annosa polemica,
vecchia almeno quanto il movimento operaio. È quella che vede nel
volontariato, ma anche nel mutualismo, il rischio di essere complice con
il potere, con l'ingiustizia. È un rischio che effettivamente fu
realtà. Fece comodo avere un cuscinetto a basso costo per attutire i colpi delle iniquità. Non fu solo così, ma lo era in parte.
Ora ritengo che non lo sia per niente. La reciprocità, il mutuo aiuto sono delle forme di organizzazione che ci porteranno fuori da questa crisi. È stato così in Argentina quando vi fu il crack.
Poteva essere un inferno,
la guerra di tutti contro tutti per derubarsi e sopraffarsi a vicenda.
Invece avviene il miracolo: la gente capisce che non si vince con
l'individualismo, ma con la solidarietà collettiva e si organizza per
fare comunità. Nascono le mense di strada, si organizzano gli orti
comunitari, si avviano esperienze di baratto, si inventano le monete
locali, si strutturano banche del tempo.
Così descrive Francuccio Gesualdi il fenomeno argentino in un libro sulle imprese recuperadas d'Argentina (Lavorare senza padroni, Elvira Corona, Emi).
Se la condizione storica è questa (e lo è) bene fanno gli amici di Vita
a denunciare la crudeltà e l'insensatezza dei tagli. Sappiano che non
troveranno molti spazi di manovra e di trattativa finché nonj faremo
coalizione. Non lobby, pratica diffusa e molto in uso nel terzo settore,
ma lavoro di aggregazione, crescita di consapevolezza, definizione di
pratiche e di obiettivi.
Questa è una gamba per camminare fuori dal vicolo cieco in cui ci troviamo, altro che spending review.
(26 luglio 2012)
Note:
[1] www.vita.it
* Membro dell'Ufficio Centrale di Alternativa - Alternativa Piemonte
visto su megachip.info e copiato e postato su questo blog
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