martedì 31 luglio 2012

UE vieta sementi tradizionali

testo completo dell'articolo parzialmente da me postato. su gloria.tv l'ho trovato completo: eccolo
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UE vieta sementi tradizionali
Maurizio Blondet
28 Luglio 2012
Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di
commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte
nel catalogo ufficiale europeo.
Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che riserva la
commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (le note multinazionali)
vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato così, di
colpo, un delitto (il matrimonio fra omosessuali è invece legale). Con questa sentenza sono
messe fuorilegge anche le associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà
antiche e tradizionali ­ ne esistono di benemerite anche in Italia ­ che commettono
appunto questo crimine: preservano e distribuiscono a chi le chiede sementi fuori del
catalogo ufficiale.

La sentenza ha preso di mira specificamente una di queste associazioni, la francese (ma
nota in tutto il mondo) Kokopelli, che si batte per la biodiversità. Già nel 2008 questa
associazione era stata condannata, per scambio di sementi antiche, a una multa di 35 mila
euro: esosa punizione per un gruppo di volontariato, volta a renderne impossibile di
continuare l'attività. Invece l'attività è continuata, grazie allo sforzo e ai contributi dei
volontari. Sicché oggi, un'altra grossa società che l'ha trascinata in giudizio davanti alla


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Corte d'appello di Nancy, la «Graines Baumaux», approfittando della sentenza della Corte
europea ha chiesto ai giudici francesi di imporre a Kokopelli di pagare 100 mila euro per
danni e inoltre ­ esplicitamente ­ «la cessazione di tutte le attività dell'associazione»,
pericolosa per il business , alla faccia della libertà d'opinione e d'azione. (lo spaccio di
droghe, invece, sta per essere depenalizzato).
Si noti che la direttiva europea non osa vietare semplicemente e puramente lo scambio di
sementi antiche: non vigono forse da noi tutte le libertà possibili e immaginabili? Lo fa
obliquamente. Se si chiede di includere queste varietà nel catalogo ufficiale lo si ottiene ­
pagando profumatamente ­ e da quel momento diventa legale commerciarle. Il fatto è che
queste varietà antiche e tradizionali sono di dominio pubblico, non appartengono a
nessuno, e quindi nessuno ha interesse a sborsare per iscriverle nel catalogo. Ammettiamo
che qualche buon samaritano lo faccia: dopo vent'anni, se nessuno le re-iscrive nel
suddetto catalogo, comunque ne escono (e scambiarsele ridiventa un delitto).
Ovviamente, l'inghippo è escogitato per favorire le multinazionali delle sementi, che hanno
i soldi e l'interesse economico di iscrivere nel registro ufficiale i loro semi ibridi, OGM, di
loro proprietà o comunque brevettati. A causa di questa regolamentazione, accusa
Semailles (un'altra associazione francese) «più dell'80% della biodiversità è scomparsa»
dai campi europei.
Pardon, debbo correggermi: per iscrivere una semente nel catalogo ufficiale, pagare non
basta. Occorre che la varietà in oggetto risponda ai criteri di «Distinzione, Omogeneità e
Stabilità» (DHS nella lingua di legno eurocratica), qualunque cosa ciò significhi. Ma cosa
significano esattamente questi criteri discriminanti? «Implicano che le sementi siano
pochissimo variate», rispondono a Kokopelli: «Solo varietà ibride F1 o varietà lignee quasi
cloniche rispondono a questi criteri. Tali criteri sono stati stabiliti al solo scopo di
aumentare la produttività nelle prassi di agricoltura industriale».
Già: la Corte europea, nella sua motivazione , ha giustificato il divieto del commercio delle
sementi antiche e tradizionali con l'obbiettivo, che giudica superiore ad ogni altro, di
ottenere «una accresciuta produttività agricola»; concetto che ripete per 15 volte nel testo.
Quasi che l'Europa fosse affollata di popolazioni malnutrite come il Bangladesh, bisognose
di aumentare le loro rese alimentari. Due volte però la Corte giunge a sostenere che la
legislazione proibizionista in vigore serve a scongiurare «la coltivazione di sementi
potenzialmente nocive» (per contro, è legale che gli oncologi somministrino ai malati di
cancro chemioterapici tutti di altissima tossicità, fra cui la ciclofosfamide, definita
«cancerogena» dall'Istituto Superiore di Sanità italiano > chemio.pdf).
È appena il caso di notare che le sementi antiche e tradizionali sono già il risultato di una
selezione ­ una selezione compiuta dagli esseri umani da diecimila anni ­ con l'ovvia
conseguente eliminazione di specie «potenzialmente nocive» fin dalla preistoria, e che

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queste piante hanno nutrito la popolazione europea da millenni.
Ma è questo il nucleo di «progressismo» che è la dottrina ufficiale del potere eurocratico:
l'esperienza plurimillenaria che l'umanità si è tramandata (la «tradizione») non conta
nulla, non è che tenebra e sospetta superstizione; l'ultima parola cui dar fiducia, in fatto di
sementi, è quella della «scienza», qual è rappresentata da Monsanto, Syngenta e le relative
lobbies da queste pagate).
Lo stesso Avvocato Generale della Corte europea (ossia il «suo» avvocato) ha fatto notare
l'assurdità di questo pretesto, rilevando giustamente che l'iscrizione obbligatoria al
Catalogo non dichiara come scopo quello di proteggere i consumatori contro un qualche
rischio sanitario o ambientale, a cui la legislazione vigente non fa' alcun riferimento. A dire
la verità, la Corte ha preso la sua decisione contro il parere del suo Avvocato Generale che,
nella memoria depositata il 19 maggio precedente, rilevava che la registrazione
obbligatoria di tutte le sementi nel catalogo ufficiale era una misura sproporzionata e
violava i principii della libertà di esercizio dell'attività economica, della non-
discriminazione e della libera circolazione delle merci. Uno dei tre dogmi del liberismo:
non vige forse trionfalmente la «libera circolazione di uomini, merci e capitali»?
Ebbene, per una volta la Corte ha infranto il dogma ed ha dato torto alla sua Avvocatura
Generale, altra cosa che non succede spesso, per non dire mai. Forse ­ chissà ­ perché la
potente lobby dei sementieri, la European Seed Association, durante la procedura ha avuto
modo di far conoscere alla Corte il suo disaccordo con l'opinione dell'Avvocatura Generale;
come oggi si rallegra in un comunicato della totale convergenza della Corte con le sue
vedute. Fortunata coincidenza. (CJEU confirms validity of European seed marketing
legislation)
«Perché non esiste un registro ufficiale dei bulloni e delle viti?», si domanda la sconfitta
Kokopelli. Forse perché non c'è una Monsanto della minuteria metallica. Sottomettere le
sementi ad una procedura del genere, che esiste ed è giustificata per i medicinali e i
pesticidi, ha evidentemente il solo scopo di eliminare alla lunga le varietà di dominio
pubblico, e quindi liberamente riproducibili, per lasciare in campo solo quelle brevettabili.
L'agro-industria e le sue lobbies difendono la regolamentazione con l'argomento che essa
permette di garantire il finanziamento della ricerca per specie «più resistenti e più
produttive». Strano che in nome del libero mercato si pretenda la regolamentazione. La
finanza invece, come ha preteso, è stata completamente deregolamentata , sicché oggi può
vendere ogni genere di titoli tossici, titoli sub-prime e prodotti derivati, fino ai CDS, che
consentono di assicurarsi contro il fallimento di qualcun altro, con cui non si ha parte, in
pratica puntando sul suo fallimento. Stranissima poi l'invocazione della regolamentazione
per favorire la ricerca; di solito la ricerca pretende di essere totalmente deregolata,
manipolare i geni umani, ibridarli con geni di maiali, utilizzare feti abortiti (volete buttarli

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via?) per la famosa ricerca sulle cellule staminali che guarirà tutte le malattie...
È il bello della nuova forma di governo, la tecnocrazia pan-europea, che sta sostituendo i
governi eletti dopo averli esautorati, resi irresponsabili e privati della sovranità nelle
decisioni che contano.
Per intanto, la drastica riduzione delle varietà e la preferenza date alle artificiali che questa
sentenza porta, non solo ridurrà ancor più la biodiversità, ma priverà l'alimentazione degli
europei delle 15-30 mila sostanze (se ne scoprono di continuo di nuove) immuno-attivanti,
anti-ossidanti, coenzimatiche, essenziali per la salute umana che si trovano nelle verdure e
frutta naturali, e che l'amico medico Giuseppe Nacci chiama «vitamine» in quanto fattori
vitali (1). Già la coltivazione con fertilizzanti eccessivi «impedisce alle piante di assorbire
dal terreno i minerali più importanti, come Selenio, Germanio, Ferro...» per non parlare
dell'impoverimento dovuto alla conservazione in celle frigorifere, o l'avvelenamento da
pesticidi.
Ora diventa ogni giorno più chiaro che nelle verdure più comuni sono contenuti migliaia di
fito-sostanze e complessi chimici, di cui si va scoprendo ogni funzione immuno-stimolante,
detossicante, preventiva, a volte, contro il cancro. «Un semplice pomodoro appena colto da
un terreno assolutamente privo di sostanze tossiche ­ scrive Nacci ­ può contenere 10 mila
sostanze chimiche diverse, ognuna delle quali è una `vitamina', cioè un fattore
coenzimatico o un anti-ossidante. Ciò vale per tutte le verdure, gli ortaggi, i frutti, i
tuberi...». Il sapore e l'odore che le specie antiche e tradizionali hanno più deciso rispetto
alle moderne, spesso è dato proprio da questi fattori attivi ed essenziali.
Quante meno sostanze contengono le poche varietà permesse, uguali in tutto il mondo,
non è dato sapere. Non è cosa che interessi la «ricerca» delle multinazionali.
D'accordo, non potrete più trovare quelle zucchine bitorzolute che coltivava vostro nonno,
è diventato reato piantare quel certo pomodoro, quel broccolo che aveva tutt'altro sapore.
Poco male, le vostre libertà aumentano di giorno in giorno. Se siete culattoni, potete
sposarvi in molti Paesi europei avanzati, e presto anche in Italia. E presto potrete
comperare la cocaina in tabaccheria, e se i cancerologi non vi ammazzano prima, esigere
l'eutanasia, finalmente liberalizzata. L'interesse pubblico è salvo.
1) Giuseppe Nacci, «Diventa medico di te stesso», Editoriale Programma, 334 pagine, 19
euro. Impressionante l'elenco contenuto in questo libro di sostanze presenti nei vegetali, di
cui è stata appurata l'attività salutare. Oltre al menadione (vitamina K), inositolo (vitamina
I), stigmasterolo (vitamina M), l'acido tiuotico (vitamina N), gli isprenoidi sono almeno
200, i bioflavonoidi 5 mila. E ancora: indoli glucosinati (nel cavolo), llecitine, stilbeni,
(Resveratrol), tannini, terpeni, fito-enzimi proteolitici, minerali organici...

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