di Giuseppe Sandro Mela
«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur»
[Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1]. Questo testo, che é riportato anche in
altre lezioni, é l’amaro commento di Tito Livio allo sprovvido
comportamento del Senato romano: «Mentre a Roma si discute, Sagunto é espugnata».
Così, mentre l’Europa ha approvato l’European Redemption Fund (Erf) che praticamente ridurrà in schiavitù economica
la gioventù del Popolo italiano, i Parlamentari italiani discutono
animatamente di riforme elettorali e di matrimoni omosessuali, quasi che
i problemi finanziari ed economici del Paese fossero di secondaria se
non nulla importanza.
Il fatto.
Sui matrimoni omosessuali si sta facendo un gran parlare, anche perché
la Suprema Corte di Cassazione é intervenuta con due ripetute sentenze.
Con Sentenza 4184-03-12 la Suprema Corte di Cassazione ha
negato, a due cittadini italiani che si erano sposati in Olanda, la
possibilità di trascrivere il loro matrimonio in Italia. Il discorso é
giuridicamente sottile, perché giudica inesistente tale possibilità. La categoria giuridica dell’inesistenza denota
una situazione differente da quella dell’invalidità, perché si
riferisce non all’elemento giuridico, ma a quello sociale. Dire
che un istituto è inesistente significa puntualizzare non solo che non
esiste nel mondo del diritto, ma che non é riconosciuto neppure nel
contesto sociale.
Con recente sentenza del 24 luglio 30369-07-12, la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che riportare pubblicamente che una persona sia gay, in assenza di una sua previa dichiarazione in merito, potrebbe costituire reato sia per lesione della privacy, sia perché «gay e omosessuale per il nostro ordinamento e il comune sentire, è cosa deplorevole»
Orbene, a fronte di una simile dichiarazione in sentenza della Suprema
Corte di Cassazione, nessun cittadino ligio al rispetto della legalità
dovrebbe poter mettere in dubbio che il matrimonio omosessuale «è cosa deplorevole».
Considerazioni.
Questo post non vuole entrare nel merito etico, morale, giuridico e sociale di questa tematica, sulla quale sono stati già spesi fiumi di parole.
Si reputa invece opportuno far presente ai Signori Lettori,
Contribuenti già abbastanza indaffarati a soddisfare le richieste del
Fisco, che un’eventuale legalizzazione delle unioni omosessuali equiparandole all’istituto del matrimonio comporterebbe un inasprimento fiscale non da poco.
In tale evenienza, infatti, i coniugi omosessuali godrebbero di tutti i
benefici di legge previsti per i coniugi eterosessuali: dalla
possibilità di trasmettere patrimoni familiari in eredità al godimento
delle pensioni di reversibilità.
É difficile stimare quante potrebbero essere le coppie omosessuali che
potrebbero adire a questo nuovo istituto matrimoniale. Sono state
avanzate le cifre più disparate, ma quella più ragionevolmente probabile
potrebbe aggirarsi attorno ai duecentomila nuovi nuclei familiari. É
anche verosimile ipotizzare che un certo numero di persone dello stesso
sesso si possano dichiarare omosessuali, ed adire così al matrimonio,
esclusivamente per goderne di tutti i relativi benefici. Poniamo che
possa essere all’incirca lo stesso numero delle attuali coppie
omosessuali.
La legalizzazione del matrimonio omosessuale comporterebbe quindi per
circa quattrocentomila persone la possibilità di far passare capitali
familiari sotto forma di eredità invece che di donazione, eludendo una
quota non irrilevante di tasse ad esse congiunte. Non solo,
comporterebbe anche un ulteriore duecento – trecentomila pensioni di
reversibilità da erogarsi in caso di decesso di uno dei due contraenti
il matrimonio.
Conclusioni.
Nell’attuale situazione economica in cui versa l’Europa e l’Italia, in
cui si stenta a trovare fondi sufficienti a coprire le necessità
pensionistiche degli esodati sembrerebbe lecito interrogarsi
sull’opportunità di aggiungere altre quattrocentomila pensioni al già
asfittico sistema pensionistico italiano.
Anche supponendo che tali pensioni fossero davvero minime, diciamo
1,000 euro al mese, 12,000 euro all’anno: un aggravio erariale di 4,800
milioni, cifra non trascurabile e da versarsi ogni anno fino a morte dei
beneficiari.
Si domanda adesso ai Signori Lettori, Contribuenti che con l’entrata in
vigore dell’Erf saranno tenuti a sborsare un’ulteriore valanga di
tasse:
1. Avevate mai valutato la questione da questo punto vista?
2. Siete favorevoli o meno alla legalizzazione delle coppie gay?
3. Siete disposti a sostenere gli oneri che ne deriveranno?
secondo lei i gay non pagano le tasse? e non hanno, dunque, il diritto di trasmettere il proprio patrimonio e la propria pensione al compagno/a di una vita (in salute e malattia, in ricchezza e povertà) per tutelarlo/a (specialmente se dei due è la parte economica più debole) anziché lasciare tutto ad una manica di parenti lontani, mai visti, assenti e magari pure omofobi?
RispondiEliminaNon ho un'opinione in merito Elma, ho solo ritenuto interessante riportare le considerazioni di Giuseppe Sandro Mela: sul fatto che paghino le tasse o abbiano invece bisogno del supporto della società, così come previsto per gli etero vale anche per loro. Ritengo che i diritti del singolo devono valere e non ci devono essere discriminazioni. I distinguo, come avrà visto nei "miei" post (visto che ne riporto numerosi non miei ma che reputo interessanti) li faccio su altri argomenti e questioni.
RispondiEliminaIl trasferimento della pensione vale per tutti, o vale solo per le persone sposate. I benefici che una coppia sposata riceve dallo Stato sono il controvalore del contributo che la coppia fornisce alla societá nel crescere nuovi individui - e questo é vero in generale a prescindere da quante coppie non vogliono o non possono avere figli.
RispondiEliminaPoi per altri problemi - come assistere il partner in ospedale, o altri benefit a costo zero per la collettivitá - sono d'accordo che il diritto individuale vada esteso. Ma di tutti, non solo degli omosessuali.