I ragionamenti, secondo da chi sono presentati, sono come le statistiche che possono essere manovrate e dimostrare anche cose non veritiere. Nel mio caso vorrei dimostrare che i danni dal mancato rilascio di uno scontrino sono una cosa ben diversa da chi indirizza fondi statali o europei verso un'azienda amica per poi dividere e ,come è successo in Sardegna, trovarsi con capannoni nemmeno terminati circondati da sterpaglie. Chi non mi rilascia lo scontrino, mettiamo sia un barista, ha però acquistato il caffè e le paste, con fattura, paga chissà quanto di corrente elettrica, di solito piena di iva e addizionali, fa lavare le vetrine e di solito questi "prendono soldi in nero", ma siccome sono italiani i soldi li spendono qui e non li mandano in Asia o Africa o altrove. Ecco
che i distinguo occorre farli, tra chi evade e compra calciatori stranieri che qui al massimo comprano una Ferrari, da chi cerca,e fa bene, di pagare meno tasse possibili. Dovendo scegliere da chi non farmi rilasciare scontrino o fattura, scelgo una persona che qui spenda una parte dei soldi che elude e che non versa al fisco, facendo girare l'economia (espressione tanto cara ai tg di regime). Come se dovessi pagare in nero una ripetizione: sì, preferisco dare i soldi al prof che pagare una multa o la sosta al parcometro. I soldi del prof possono andare in jeans per la figlia o per la palestra del figlio, ma rimangono nel giro e sono soldi veri e non partite di giro o versamenti inps fatti dallo stato per i suoi dipendenti. Pensiamo alla follia di voler introdurre per i pagamenti oltre i 50 euro l'utilizzo di carta o bancomat. Io come fallito non potevo aprire c/c (o forse avrei dovuto ricevere autorizzazioni particolari: il giudice mi pare sia cambiato tre volte!) e se anche lo avessi aperto sarei stato monitorato ,sì, spiato per conoscere le ragioni dei movimenti:ma ci sono quelli come il tizio che pulisce le vetrine che spesso lavorano in nero, e ti voglio vedere a lasciare la mancia o fare l'elemosina: inorridite o cadete dalle nuvole? Ebbene a me ,siccome non andavo vestito come chi non può o non vuole apparire in ordine, quindi deodarante ,doccia, lavaggio dei denti e pulizia delle orecchie, in pratica non mi davano niente gli amici preti cattolici, ma ad altri, vestiti peggio e apparentemente in condizioni di vita peggiori, elargivano 50 o 100 euro e anche di più.In un futuro come potranno giustificare ,se mai dovessero essere chiamati a farlo, questi movimenti di denaro? Non solo in uscita,ma anche in entrata. Idem per chi dovesse fare carburante, magari,se ha culo, pure il pieno: paga con la carta ,laddove da noi alcuni spesso scrivono grande come una casa, "bancomat fuori servizio"? Penso che chi ha suggerito,mesi addietro, di arrangiarsi, ha detto delle cose esatte. E non mi conforta se altrove esaltano il coraggio e la scelta del sig.
Karachalios, 40enne, dapprima rappresentate farmaceutico nella città
meridionale di Patrasso, buon stipendio, auto di servizio, refusioni a
piè di lista. Coinvolto dalla depressione ha perso il lavoro: non per
una sua particolare colpa, ma solo per il fatto di essere un greco che
per sorte viveva in un paese devastato dalla crisi.(fonte: rischio calcolato)La persona in questione ora pulisce toelette, bagni, in Svezia, luogo che ha raggiunto grazie alla conoscenza di un amico svedese. Si chiede,l'articolista, Il prof. Mela, se toccherà anche a noi italiani compiere scelte del genere. Non so ,ma anche il 40 enne greco avrebbe preferito restare nella sua patria e non vedo il motivo per cui noi si debba per forze emigrare, essere di fatto sdradicati, dover rinunciare al nostro modo di vivere e concepire l'esistenza. E' vero che non è da oggi che la tv esalta figure come quella di Karachalios in versione italiana, raccontando le gesta di emigrati che hanno,ovviamente, fatto fortuna all'estero. Potrebbero anche parlarci di quelli che ,ai giorni nostri, non hanno avuto la stessa sorte, essendo pur partiti con denaro, o addirittura avendo delocalizzato l'azienda:sono stati fottuti e hanno perso tutto. Da questo punta di vista capisco chi vuole andare via, delocalizzando: la lotta è impari, contro uno stato vessatore, che ti impedisce quasi ogni cosa. Vedevo ieri un servizio tv da L'Aquila, dove per ristrutturare un palazzo d'epoca, ci sono le forche caudine di 4 enti pubblici diversi.Logicamente i lavori sono a rilento, mai cominciati. Pensiamo alle famose trafile per aprire un'attività in proprio e ne vedremo delle belle al punto che uno rinuncia e se può va oltre i confini a cercare un lavoro.Ma anche qui bisogna vedere:c'è chi ha dalla sua l'età ,e non è il mio caso, conosce la lingua, l'inglese ad esempio, e non è il mio caso, è laureato , e non è il mio caso, è titolar edi una fabbrica o ne vuole trasferire o creare una, e non è il mio caso.Non rientro nelle categorie dei dotati, la fortuna non è dalla mia: oggi per me,rimane l'elemosina o la possibilità di ricevere una donazione per riprendere il mio lavoro che, se ingranasse come spero, darebbe due o tre posti di lavoro fissi. Altrimenti, rimane sempre l'elemosina: anche se ,come si sa, la concorrenza è forte. Non mi piace l'idea di lasciare un paese nelle mani di persone che hanno già in mente di svenderlo: finchè ho forza rimango.
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