Da sempre o almeno da quando la psicoanalisi detta dei consigli riportati in ogni dove, ci sentiamo dire di seguire le nostre inclinazioni. Anche le hit musicali , i libri e i film e logicamente i media, a parole e con immagini, dicono così. Ma è all'atto pratico che la musica cambia e il seguire le proprie aspirazioni cozza con la realtà: ed ecco che ci si risveglia come da un sogno, allorchè al figlio che vorrebbe andare all'università dobbiamo dire che i soldi non ci sono, così come la figlia che vorrebbe "fare danza" si sente rispondere picche. Ma è quando siamo noi che dobbiamo dirci di no che ,a mio parere,
incontriamo l'ostacolo maggiore: è vero che almeno con noi stessi dobbiamo essere onesti e non dovremo raccontarci frottole, ma sapere che abbiamo solo sognato e che non possiamo metterci alla prova, verificare le nostre ambizioni, fa male, fa soffrire. E soffriamo perchè la decisione, il no, viene da noi, dalle nostre labbra: è ,alla fine, una decisione nostra e le colpe, vere o presunte, sono nostre. Ecco che si passa da una fase di sogni, anche ad occhi aperti, ma sempre sogni , a un'attenta analisi con tanto di soluzioni e proposte a sostegno dei nostri sogni, delle nostre idee che ,giustamente, mettiamo in discussione. In questa fase, chi è fortunato ha il supporto del coniuge, dell'amico, della fidanzata o dell'amante e, una volta della famiglia: chi lo è meno o per niente, è solo come un cane. Invece di ricevere una giusta iniezione di coraggio e di ottimismo , assai spesso ciò che ci viene dato è un giudizio negativo e che vale doppio: per noi e per le nostre idee. O meglio, le idee forse sono anche buone, ma siamo noi "sbagliati" e inadatti. La frase più dolce che sentiamo è "ma tu sei pazzo" ,mitigata ma solo in apparenza da "e come fai?", cui segue l'immancabile "ma ci vogliono soldi, e dove li trovi? ma chi te li dà?". Se andiamo a vedere bene possiamo anche pensare che l'invito, più o meno palese a sognare , non sia altro che uno dei tanti trucchi per farci fermare, per distrarci, per farci perdere tempo: un po' come quando non avendo denaro, si dice al bambino di turno o anche al coniuge,"dai, facciamoci un giro per i negozi, andiamo a vedere le vetrine", ben sapendo che niente possiamo o potremo comprare nemmeno in futuro. Chiediamo se è un comportamento giusto e onesto, non tanto se è logico, ma solo se un'azione simili è condivisibile. Secondo me è ciò che ci viene proposto dai media ed è lo stesso modo di agire dei politici che, assai spesso devono rispondere con "ci stiamo lavorando", oppure "è un argomento in agenda": costruire un palazzo ci vogliono mesi, e in agenda ci sono anche numeri che mai verranno chiamati. Vuoi forse chiamare il 113 o i pompieri al 115 o preferisci, nella sfiga che qualcuno chiami per te il 118? Ecco che da un'altra angolazione appare vera e reale la presa per i fondelli insita in chi alimenta sogni. Non sono un bravo scrittore, lo so, ma altrove e con altro nome sono richiesto e invitato ad alimentare sogni attraverso le parole: ma lì sai già che cosa ti devi e puoi aspettare, sai che sono sogni irrealizzabili, e sopratutto sognati da altri. Ecco che ci possiamo anche chiedere se abbiamo fatto tutto il possibile per realizzare il nostro sogno , se "lo abbiamo veramente voluto" oppure non ci credevamo neanche noi: e via con i sensi di colpa, credere di essere inetti, sbagliati, inadatti, falliti. Questo essere giù ,avere le ruote sgonfie, penalizza non solo noi ma anche chi ci circonda: è contagioso.Se ne può uscire? Si può fare da soli?
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