martedì 25 settembre 2012

Scuola, programmi, educazione.

E' un bel dilemma che ,periodicamente, si presenta a ogni nuova generazione: la scuola e l'educazione e, con eguale importanza, i programmi scolastici. E se nel discorso "educazione" comprendiamo anche quella impartita in casa, ci troviamo a ripensare a quando, magari adolescenti, abbiamo assistito al pianto di un bambino, alle rimostranze dei genitori, e abbiamo anche visto volare qualche scappellotto o ceffone: e ,allora, forse complice la presenza di una possibile nostra "futura metà", abbiamo sentenziato che "se un giorno avrò figli, non li picchierò ma li educherò in maniera diversa". Ok, d'accordo, ma quale? I vari psicologi sono bravi, dall'alto della loro sapienza a 
fornire un'ampia gamma di soluzioni: tra queste la più gettonata è il dialogo. Ma come si fa a dialogare? Difficile dirlo.La prendono da lontano, e quindi ci sono i suggerimenti/regole, tra queste quella di fare colazione tutta la famiglia insieme, idem ,se possibile, per il pranzo e la cena e,come vuole la tendenza moderna, con tv e radio spente. Siamo noi che dobbiamo parlarci, e di certo abbiamo tanto da dirci e ,come genitori tanto anche da ascoltare. In sè la cosa mi può anche stare bene ma c'è anche da dire che ci sono dei princìpi e dei valori che occorre trasmettere mentre la tendenza odierna è di essere neutrali. E' un po' come quando una persona cerca di destreggiarsi per non indicare qual è la sua posizione: ed essere neutrali non sempre, in campo educativo , è una carta vincente. Tra l'altro obbliga la persona,madre o padre, a esporre le proprie ragioni e a spiegare perchè sì o perchè no: e questo è un bene ,anche perchè abitua i figli ,appunto, al dialogo, il che vuol dire aspettare e poi pretendere il proprio turno. Infatti non sostengo ,da genitore, che questi abbiano sempre e comunque ragione: siccome sono genitore o insegnante o vigile urbano ho per forza ragione. Non è così, e se alcuni pensano il contrario, beh, sbagliano. Mentre ritengo che l'ultima parola possa averla di diritto il genitore, in quanto conduttore e moderatore delle discussioni,e proprio perchè svolge questo delicato incarico deve prestare molta attenzione a come agisce: quindi al bando l'aria di saputello, a freno l'ironia e il sarcasmo , meglio la serietà e il tono bonario. Nel caso invece di educazione scolastica, il mondo della scuola ha nel corpo docente e non, delle persone che spesso, forse troppo, sono chiamate in causa dal comportamento degli studenti.In sè non è un male, del resto si va a scuola non solo per imparare, e questo sarà un tema che svilupperò in seguito, ma appunto stare insieme "non avendo ancora preso bene le misure", è per tutti difficile. Ed ecco che si legge di episodi come quello "delle mutande abbassate per verificare": e sono cose che sono successe anche altrove e anni fa. Mentre sono stato testimone di un compagno cui sono stati abbassati pantaloni e mutanda e ,poi, sculacciato con una ciabatta (dato che la maestra, per stare comoda, usava calzare quel tipo di scarpa). Non siamo morti, ce ne ricordiamo, non eravamo d'accordo allora, nè lo siamo oggi: le punizioni corporali non mi sono mai piaciute ma nemmeno le punizioni psicologiche, le umiliazioni, sono da preferire. E se non ci trovo niente di strano nel far scrivere cento volte o dieci o cinquanta, sono un asino oppure sono stato un violento, ecco che avrei preferito che questo avenisse non davanti a tutti ma a casa, in un quaderno: un quaderno delle punizioni e dei meriti, ad esempio. Sarà una cazzata, però occorre stabilire che ci sono delle azioni che hanno ripercussioni nella vita del prossimo:siano sguardi torvi, siano sorrisi a mo' di ghigno, fino ai veri e propri calci, schiaffi, sputi eccetera. Non si deve fingere che queste cose non avvengono.Non mi addentro nel discorso dei social network o dei forum: mi basta la vita reale. E in questa che ritrovo nel discorso del ministro delle cose che non mi vanno. Anzitutto dobbiamo difendere la nostra ,perchè c'è, identità culturale: e questa la si ritrova nelle realtà locali, ognuna diversa ma con un principio che unifica. Fatto questo a fatica, con un costo sociale e di vite notevole e che,è vero, ci deve provocare un senso di disagio, della serie che oggi non lo rifaremo: anche se portiamo i segni della questione del mezzogiorno,del brigantaggio o meglio della resistenza di chi non era d'accordo con i garibaldini, e che poi ci vede esportatori di democrazia in paesi che non la vogliono e che hanno basi culturali diverse e che noi vogliamo occidentalizzare. I risultati li conosciamo, ma abbiamo anche visto cosa abbiamo combinato in Yugoslavia. Ora avere nelle classi persone che devono "sostare" pochi anni e poi tornarsene a casa, è un conto:ma anche se dovessero restare degli anni in più il discorso non dovrebbe cambiare. Occorre che sappiano che la nostra cultura è questa e non quella loro, e che se devono e vogliono stare qui devono imparare la nostra lingua. E poco ci importa che l'85% dei siti nel mondo è in lingua inglese. Esserci fatti convincere che o sai l'inglese o sei fuori, è un male in quanto spersonalizza la nostra lingua e il nostro stesso modo di pensare. Questi ragazzi, visto che stanno qui dovrebbero loro apprendere che qui si è vissuti e si vive in un determinato modo, con delle regole e delle consuetudini che è bene conoscere. Qui si amano i cani e i gatti, si rispettano le donne, ancora di più se sono le vostre maestre e insegnanti, e non ci sono padri padroni in casa. Per il resto è bene sapere che ,terrorismo di stato a parte, siamo in pace grosso modo dal 1945 e ,quelli come me, nati dopo la guerra, che non hanno torto un capello a ebrei o ad altri, e quindi non si sentono responsabili nè lo sono di campi di concentramento ma ,anzi si possono incazzare e risentire dei bombardamenti indiscriminati delle cosidette forze di liberazione, ecco ripeto quelli nati dopo il 1945 vogliono vivere in pace. Da noi, senza offesa, non ci sono da un bel pezzo, lotte tra persone di zone o regioni diverse: certamente ci sono stati e ci sono delle possibili diffidenze, legate a eventi tutti da verificare e avvenuti nel passato, anche recente,ma nel passato.Ecco che da sardo (seppure con nonni nordisti e sudisti,ma con genitori sardi e oggi over 80) mi sono ,forse nel periodo militare, sentito a disagio:eravamo ancora nella stagione dei sequestri, per cui essere preso per il culo e sfotticchiato ci poteva stare.Ma tutto finiva lì. Chiusa parentesi,quindi non vedo il motivo per cui si debbano rivedere programmi scolastici in funzione di chi è ospite, ha genitori che qui non ci vogliono stare e che mandano i soldi (tanti) fuori, all'estero, e che un giorno verranno pure raggiunti (loro) dalla pensione. Come si sa ci sono stati stranieri,anziani, che ricevuta la cittadinanza hanno ottenuto il diritto di ricevere la pensione di anzianità: la minima, è vero, ma che altrove in euro ha un discreto valore.Se ne sono tornati a casa loro, come era loro desiderio, e ogni mese arriva la grana. Il discorso sulla religione si presta ad altra interpretazione: o si abolisce o,invece e mi trova d'accordo, si mantiene. Giammai che ci si faccia fare il lavaggio del cervello da musulmani, ebrei  o altri, che siano buddisti o induisti,o testimoni di Geova o scientology. La nostra religione è quella cattolica, se invece,come si sa è stata rifiutata e abolita, allora non si studi: seppure ,come si sa bene, in quell'ora si affrontano diversi temi sociali e di attualità e che sono visti non certo da un signor tentenna, di quelli del "ma anche", ma da persone che prendono posizione o dovrebbero, alla luce del messaggio di Cristo.Quindi così mi sta anche bene: messaggio cristiano non papale.I programmi scolastici poi dovrebbero andare in una direzione che si concili al meglio con le decisioni di sviluppo che intraprende la nazione: tutto in teoria, perchè in pratica ciò non può avvenire, almeno finchè ci sarà il cappio dell'Europa. Poi ciò che ci lega al territorio dovrebbe trovare incentivazione, essere proprio invitante per le persone, giovani e meno giovani. Invece ,e lo vediamo proprio nel mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento, tutto o quasi è legato al mondo Usa e hollywoodiano e anglosassone in genere. Adesso poi che abbiamo l'emiro del Qatar che possiede in pratica unicredit e dovrebbe coprire i buchi della Rai, ha poi ,se non ho capito male, delle partecipazioni in Ansa, poi la Costa Smeralda e ,a breve anche interessi nel sud della Sardegna e,immagino anche altrove in Italia, siamo fritti. Del resto Profumo è ex ad di Unicredit, ora ministro della pubblica istruzione, la Tarantola era in banca d'Italia quando si stava perfezionando la vendita di azioni al fondo del Qatar, e ora lei è in Rai: e come ha scritto meglio di me, in maniera comprensibile, Sergio Di Cori Modigliani, ora la Rai ha ricevuto l'offerta per un prestito a tasso agevolato per circa 289 milioni di euro, da parte di unicredit.Chi cura gli interessi di questo prestito è ,come già sapete, Montezemolo. Mi chiedo perchè dobbiamo vedere sempre più verde l'erba del vicino. Sono d'accordo nel sapere cosa succede altrove: importare tradizioni altrui e imporle o meglio rinunciare in casa propria alle proprie per sposare le altre, non mi trova per nulla d'accordo. Anzi mi fa incazzare che non si possa festeggiare il natale come si è sempre fatto o come si vorrebbe fare ma, per rispettare gli altri, venuti da fuori, per non turbarli, ecco che non si possono far presepi o cantare le canzoni natalizie. Per i dindini, gli sghei, i soldi, lo sterco del demonio, quello fa sempre piacere. Parliamoci chiaro: i più grandi gestori di siti porno sono negli Usa, ma hanno in gran parte azionisti che sono sceicchi, emiri o come li volete chiamare, ma sono musulmani. I più grandi fabbricanti di chincaglieria sono i cinesi: sulla qualità,come per i film porno, si può discutere e di certo nè gli uni nè gli altri stravincono, anzi. Ma ciò non toglie che da una parte dovrebbero, almeno , avere un po' di senso di colpa.Come chi spersonalizza e annulla il proprio popolo, la propria famiglia, la propria nazione e la vende, la svende, e la umilia: prima o poi farà i conti, quì o nell'aldilà.Stai pur certo, ateo o framassone , agnostico o altro, che quando soffri come un cane in un letto di ospedale (se sei fortunato troverai,anche se all'inizio non la vuoi, un'anima buona: di solito sono cristiani ,e in genere cattolici, e svolgono azione di volontariato.Forse lo faranno per senso di colpa, però ci sono:gli altri,col cavolo che vengono o verranno a trovarti.Se ti va bene verranno una volta) ti verrà in mente se c'è o non c'è l'aldilà: lasciamo perdere l'inferno o il paradiso, ma proprio se quando muori ti risveglierai da qualche parte, altrove, oppure no. Credo che se sarai un attimo solo lucido, te lo chiederai. Ciò non vuol dire che dovevi essere un baciapile e un mangia ostie, un bacchettone: ma almeno una persona comprensiva del prossimo, che aveva piacere di fare del bene e non un lestofante che svende e regala ciò che non è suo ma di tutti: la nazione dove è nato e vissuto e che gli ha dato da strafogarsi.

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