lunedì 10 settembre 2012

Chi è dalla tua parte?

Ritengo che l'essere fottuti, oggi più di ieri, dipenda dalla mancanza di conoscenza dei propri diritti e, come postilla, il non sapere come ottenerli. Dire che si ha diritto o meno al lavoro, non è che sia così vero e garantito. Per entrambi sappiamo che basta andare a chiedere presso il proprio comune o in un qualunque assessorato al lavoro per sentire con le proprie orecchie la risposta. Idem per la tutela: andate in una sede di qualsiasi sindacato, e poi mi direte. Ma allora non c'è speranza!
E' proprio così anche se l'ignoranza in materia aiuta chi vuole,per svolgere un lavoro che a lui interessa sia ,comunque, svolto, pagare sempre meno e non avere code: per code intendo spese accessorie, come liquidazione o previdenza in genere. So bene, perchè ho avuto a che fare con buste paga, ferie e altre questioni, che pagare le spese previdenziali è un costo alto, come a qualcuno suona male che debba pagare le ferie, ovvero una persona che non sta lavorando ma tu la devi pagare egualmente. Allora mettiamoci d'accordo e vediamo se è vero o no che abbiamo diritto al lavoro: e se sì dove dobbiamo recarci per lavorare e ricevere la giusta paga. Nel contempo conoscere se e quali sono i diritti e doveri. Ma chi ci dice tutte queste cose? Chi non ha mai fatto battaglia per il reddito di cittadinanza o chi è sempre stato contro le piccole imprese e i commercianti? Mi pare che la chiesa cattolica ha giocato, insieme ai partiti politici e agli intellettuali, un ruolo negativo: non ha rimarcato il senso del dovere che dovrebbe possedere ogni imprenditore, ogni persona che dà lavoro. Tu come datore di lavoro hai delle grosse responsabilità che ti derivano dal fatto che Dio o tuo nonno, ti ha lasciato in eredità soldi o un'azienda o comunque ti ha permesso di svolgere un lavoro autonomo ma con l'ausilio di personale. Tu verso costoro sei responsabile: devi attraverso il guadagno d'impresa, pagare stipendi e il resto, rendere sicuro il loro operato, (anche senza le varie 626 e successive modificazioni o integrazioni che siano:a volte anche andare oltre, da soli, è un bene e offre sicurezza), prenderti cura di altri aspetti. E' l'obbligo che deriva dall'essere imprenditore: diversamente fai un lavoro solo con i soldi, ma allora non sei un vero imprenditore ma un affarista, alla Soros per intenderci. E' vero che rischi soldi ma non verranno a chiederti perchè gli operai non usano il casco, dato che operai di quel genere non ne hai a libro paga. Il punto è che chi avrebbe potuto richiamare l'attenzione di imprenditori e dello stato verso alcuni temi di responsabilità, non lo ha fatto: mi pare che l'educazione civica non sia nemmeno più materia di studio e che al catechismo ci vanno sempre meno bambini. Il catechismo, secondo come è presentato e illustrato, per chi vuole e lo sa usare, offrirebbe spunti in tal senso: cioè direbbe che tu stato sei responsabile verso il tuo cittadino che crea di fame e di freddo (la stagione arriverà e vedremo: spero di sbagliarmi); e tu imprenditore che delocalizzi invece di fare il diavolo a quattro e far cambiare aliquote e leggi, perchè è più facile e conveniente andare a costruire le tue merci lontano. E tu, cittadino, non hai avuto nessuno che ti ha mostrato se le cose possono cambiare, beh dovresti provvedere da solo a farle cambiare. Ma sapere che la tua azienda, come l'Alcoa ad esempio, ha sempre vissuto,al pari di altre come la Fiat, di sussidi dovrebbe far riflettere: anche dal punto di vista di stock option o di superstipendi che i manager hanno intascato mentre le aziende affondavano o si impantanavano. Le dicono queste cose i sindacati o i giornali? O parlano solo di accordi di cui non sanno niente? Ora se il sussidio ,gli sgravi o altre regalie le danno a quelle aziende, le atre,anche la bottega di frutta e verdura dietro l'angolo dovrebbe aver diritto a un aiuto: o no? Ecco che ci viene spontaneo sapere se c'è qualcuno dalla nostra parte oppure se ognuno pensa solo ai casi propri: cane mangia cane. Eppure lo stato dovrebbe sapere che è meglio avere contribuenti che disoccupati, falliti o persone allo sbando: e i partiti idem.E' vero che riceveranno ancora i rimborsi, ma non più tesseramenti o sottoscrizioni, perchè uno i soldi non li fabbrica (come poteva fare l'Italia con la lira). Pariamoci chiaro perchè il coraggio di spaccare qualche testa o di sparare a qualcuno potrebbe ,non tornare ma nascere e proprio dalla disperazione .C'è anche chi non vuole emigrare e rimarrà qui a cercare una soluzione: che non è quella dei sussidi, che poi oltretutto finiscono. Ma occorre pensare su basi diverse, trovare altre soluzioni. Alcune le ho anche riportate io stesso nel blog.

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