Da sardo mi dà fastidio leggere certe notizie, come quella che "dice che sono inutili" gli aiuti alle diverse aziende in crisi (in questo caso Carbosulcis e Alcoa) perchè sarebbe il classico pozzo senza fine. E capisco bene che alcune realtà industriali siano improduttive, e che alcune siano state concepite ben sapendo che non avrebbero "dato lavoro", e vado oltre invitando chiunque a verificare anche le aziende "mai divenute operative" e che sono vere e proprie cattedrali nel deserto. Un certo Prodi durante la sua ultima campagna
elettorale , (mi pare nel 2006 o comunque quando vinse) disse apertamente che nell'isola le industrie non ci facevano niente, erano improduttive eccetera. Ora mi chiedo invece , che cosa si può fare intanto per chi ci lavora ma ha la spada di Damocle di un licenziamento prossimo venturo, e di chi ci lavorava. Esiste o meno qualche chances? Le famose riconversioni industriali, tanto care ai sindacati e a chi ci fa il business, si fanno ancora o sono come le "miniere che (in Germania però e altrove diventano luoghi visitati da milioni di turisti paganti) da noi aspettano ancora di essere rivalorizzate e rese musei, alberghi o luoghi comunque di frequentazione? Perchè proprio in quest'ultimo caso, si dice che ci sia gente che ha preso i soldi per fare cose che poi non ha fatto. Certo che se fatte con i piedi e con locali che nessuna commissione di controllo ti collauderà perchè pericolosi, o se i lavori durano anni e mai si concludono, la colpa non è di chi vorrebbe andarci poi a lavorare, ma di chi dà i soldi e non controlla. So bene che ci sono altri problemi, ovvero leggi che non permettono di prendere la gente a calci nel sedere se non ottempera ai capitolati, se non rispetta i contratti sottoscritti: ma c'è anche la cattiva abitudine di affidare a pseudo esperti certi studi di fattibilità. Ricordo di un noto professore universitario, vicino di casa, pezzo grosso, e di cui un amico (di destra ,ma senza essere uno squadrista) che mi disse come costui dovesse essere menato di brutto in quanto le aziende che aveva preso in cura (mi pare nel centro dell'isola) erano tutte andate a gambe all'aria: e dopo la sua cura (sbagliata). La frase che tutti noi, nei bar o in strada , ripetiamo è che "alla fine, però, lui non paga, anzi! è pagato": ha sbagliato chi lo ha chiamato, ma anche lui non si riterrà responsabile di niente. Come il medico che "se non ti fa effetto una cura, la cambia", tanto a lui non gliene sbatte una mazza: reni, cuore e fegato, sono i tuoi, e per riallacciarmi al post di M. Fini, l'ansia ce l'hai tu. Ora se è vero che il carbone che c'è lì è nocivo per la salute e non si può usare, occorre che sia chiaro: ma deve essere anche chiaro il concetto di solidarietà che,se è ancora valido e operante, dovrà fare qualcosa per "questi cristiani". Il punto è che ce ne sono, come ricordava il precedente post sulla Sardegna, 180mila di posti di lavoro in crisi più gli altri milioni di senza lavoro. Cui ci sono da aggiungere i posti di lavoro legati alle partite iva e compresi, ma solo in parte, nei milioni di disoccupati e inoccupati. Quindi è necessario, prima di firmare fiscal compact o altre merdate, che si pensi che "è vero che quelli stanno sottoterra e ,giustamente sono incazzati e preoccupati" ma che ci sono "i loro fratelli" (come direbbe dall'aldilà il cardinale Martini) che sono nelle medesime situazioni, e alcuni anche peggio (chi ha finito i mesi di assistenza ,ad esempio,e non ha diritto a una mazza o una partita iva che non ha diritto a nulla,perchè fallita). Il vecchio trucco vuole la lotta tra poveri, e certo tipo di industriale gradisce questa gara al ribasso per un posto, ovviamente assistito dallo Stato, che a lui costi 500 euro e gli altri li mettono gli italiani (sotto varie forme , magari, come per i tramvieri con qualche accisa sui carburanti). Un pericolo è appunto che ci siano gli speculatori: anzi sappiamo che ci sono.Sono dei finti salvatori della patria o dell'azienda, in stile Alitalia (bad company a noi) , o altri che con la scusa del risanamento si sanano conti in rosso delle "loro aziende (purtroppo) in crisi" e poi la "nuova fabbrica non decollerà mai". La cosa che fa incazzare è che sono cose sapute e risapute , che io quanto alla Sardegna sento dagli anni 70 (inizio), da quando ho cominciato a interessarmi girando nelle fabbriche con "i compagni", trascorrendo serate a sentire quelli che sono stati giovani illusi che la fabbrica fosse meglio della terra. Certamente anche la terra va saputa lavorare, nel senso che può e deve essere allegerito il lavoro fisico", ma oggi alcuni di questi sono senza lavoro, quello che sapevano fare o per cui sono stati preparati, le loro mansioni, sono ritenute inutili e superate: ciò che sanno fare non è più richiesto (vedi anche il post "la recessione uccide..."). Come ho già detto e non mi stancherò di scriverlo, non si può dire "ci penseremo" o "vedremo il da farsi" mentre ognuno di loro ha da pensare a mangiare o a pagarsi le bollette, l'affitto, il mutuo, la rata dell'auto , le tasse comunali eccetera eccetera o non ha i soldi per comprarsi un vestito o un paio di scarpe o è anni che non mangia una pizza o va in vacanza:perchè,ricordo ai politici e a chi legge, che le persone devono vivere, devono avere piacere di stare al mondo.Ad alcuni piace invece che pensarli come manovalanza a basso costo o individui ormai inutili, dato l'arrivo (anche in Cina) di nuovi robot che riducono ancora di più la necessità di disporre di operai. E nessuno pensi che a me non toccherà mai: penso a un giudice computerizzato,perchè gli interventi chirurgici ( e ognuno tocchi ferro) in remoto già esistono e possono solo essere potenziati, così come i rilevatori di infrazione o verifiche di pagamenti o le casse senza personale.Come vedete ce la mettono ,se vogliono e gli conviene. Come la mia professione può venire integrata e sostituita dal web o da altri interventi di marketing, lo stesso vale per tante professioni non per forza legate alla vendita. Concludo dicendo che qualcuno è bene che veda di persona piuttosto che per sentito dire: le infrastrutture ,come le ferrovie, aspettano ancora di essere rimesse a posto e i treni veloci sono di là da venire. Idem per le strade , la cui manutenzione e adeguamento (onde evitare morti atroci sui guardrail di metallo, o uscite di strada per avvallamenti improvvisi) lascia a desiderare.Non dimentichiamoci che le ferrovie operano,al pari dell'anas, in regime di monopolio: un po' come il professore universitario salvatore delle aziende. Forse costui avrà dovuto leccare qualche parte del corpo di qualche politico per avere una consulenza , ma gli altri, tanti altri, non operano in regime di concorrenza e non sanno cosa ciò voglia dire. Ci vogliono analisi veloci e provvedimenti altrettanto rapidi.
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