Nel gran mare degli acronimi usati ogni giorno da milioni di persone sulla Rete, WTF è quello al quale gli appassionati di cinema sono più avvezzi. Wtf, ovvero: “What The Fuck” (in italiano: “Ma che cazzo”), tre lettere che, soprattutto nei siti e nei forum dedicati alla settima arte, servono a esprimere incredulità, stupore e perplessità di fronte a passaggi di sceneggiatura estremamente forzati, a snodi narrativi campati per aria, a scene in cui nemmeno la più profonda e convinta sospensione dell’incredulità serve a non storcere la bocca per la manifesta esagerazione dei fatti mostrati.
Per la lingua italiana, il bel sito di cinema www.i400calci.com propone la versione omologa “Maccosa” (“non ci fermeremo fino a quando MACCOSA non sarà entrato nello Zingarelli”, scherza uno dei redattori del sito). E tutti noi abbiamo in mente decine di esempi di esagerazioni cinematografiche (in questo senso, i film d’azione sono il terreno più fertile per l’esercizio dei WTF e dei MACCOSA).
Ma quali sono invece i fatti impossibili, cioè quelli che sono stati inventati di sana pianta da sceneggiatori e registi di Hollywood e
che, a furia di vederli sul grande schermo, si sono conficcati così
tenacemente nelle nostre menti da aver finito col ritenerli veri e
reali? Quali sono le cose cinematografiche che nella realtà
semplicemente non esistono e che la maggior parte degli spettatori,
proprio grazie alla straordinaria forza di penetrazione e convincimento
del cinema, ritiene invece reali e possibili? Ecco una piccola selezione
(con spiegazione):
Le pistole col silenziatore
SCENA: Un killer entra a passi felpati in una stanza. Con gesti
lenti ma precisi, avvita il silenziatore sull’arma. La vittima giace
addormentata a letto. L’assassino prende la mira. Si odono due o tre
leggerissimi sibili soffocati, poco più che un soffio. La vittima muore.
Il silenziatore,
meglio noto come soppressore di suono, non esiste. Almeno, non come lo
vediamo nei film. Uno dei problemi nella silenziatura di un'arma si ha
nel fatto che molte cartucce sono supersoniche (superano cioè la
velocità del suono) ed il rumore secco dato dal superamento del muro del
suono non è silenziabile. Il più efficace silenziatore è quello che
alla distanza di cinquanta metri dal punto di sparo non consente di
percepire il rumore che si è prodotto come l'effettivo sparo di un'arma:
in quel caso, il suono prodotto da un'arma silenziata verrebbe
percepito sostanzialmente come lo sbattere di una porta. Però, come
detto, se il proiettile viaggia a una velocità superiore a quella del
suono abbiamo un ulteriore "bang" da lui stesso prodotto a causa del
superamento della barriera del suono, come avviene per i jet
supersonici.
Le sabbie mobili
SCENA: Un malcapitato personaggio si aggira nella foresta o lungo
una zona paludosa, affonda il piede in una pozza fangosa che, lentamente
ma inesorabilmente, lo trascina a fondo centimetro dopo centimetro,
fino all'atroce morte.
Le sabbie mobili sono
costituite da una massa di sabbia fine, più o meno acquosa,
caratterizzata da una scarsa capacità di sostenere pesi. Un fisico le
chiamerebbe “gel idrocolloidale”, e direbbe che si tratta di un tipico
caso di tissotropia, nel quale cioè la viscosità di una sostanza varia
in funzione delle sollecitazioni a cui è sottoposta (tipico caso quello
del ketchup: solido e compatto nella bottiglia e a riposo, ma basta
agitarlo qualche secondo è diventa liquido e spalmabile). Ma sono
realmente così pericolose, tali da risucchiare un uomo in pochi minuti
come vediamo nei film?
Assolutamente no. Dato il peso specifico, o meglio la densità di un
essere animato, è possibile che questo affondi nelle sabbie mobili
solamente per metà del suo volume. La sabbia pesa più dell'acqua e più
del corpo di una persona, sicché galleggiare sulle sabbie mobili
dovrebbe essere, almeno in teoria, parecchio più facile che sull'acqua
di un lago. In ogni caso non è praticamente possibile, come invece
maliziosamente suggerito nei film, che il soggetto sprofondi
completamente (del resto è raro che le sabbie mobili siano profonde più
di sessanta o settanta centimetri).
Le automobili che esplodono
SCENA: Un inseguimento pericoloso lungo i tornanti di una strada di
montagna. L’auto inseguita affronta una curva a velocità troppo alta,
sfonda il guard rail, fa un pauroso salto nel vuoto di decine di metri e
va a schiantarsi al suolo con una esplosione degna di un ordigno della
seconda guerra mondiale, in mezzo a un boato assordante ed al fuoco che
si leva altissimo.
Provate a vedere questa scena stando accanto a un vigile del fuoco e
vedrete che grasse risate si farà. Come i pompieri sanno bene la benzina
è un infiammabile, non un esplosivo.
La rapidità dell’anestesia
SCENA: Un paziente sul tavolo operatorio. Attorno a lui, l’equipe
chirurgica che si appresta all’intervento. L’anestesista fa una piccola
iniezione. Il paziente, da sveglio e arzillo che era, cade in un sonno
profondo nel giro di 5 secondi.
Qui si entra in questioni estremamente tecniche e anche un po’ noiose.
Basti sapere che l’anestesiologia è una scienza molto complessa e
raffinata, e che le terapie di sedazione richiedono interventi molto
accurati e dai tempi decisamente più lunghi di quelli di una semplice
punturina sul braccio di pochi istanti, come quelle che si vedono sul
grande schermo.
Il display, rigorosamente grande e rosso, sulle bombe a orologeria
SCENA: Filo rosso o filo nero? Filo rosso o filo nero?
Per questo non c’è bisogno di chiedere agli artificieri, ma di farsi
solo una semplice domanda: per quale motivo, se non a beneficio
dell’ansia dello spettatore, una bomba dovrebbe essere corredata di un
bel display con dei led grossi così che registrano lo scorrere dei
minuti? Una bomba è fatta per esplodere e fare danni, non per rendere la
vita più facile all’eroe di turno armato solo di un piccolo paio di
forbicine.
La precisione della localizzazione delle telefonate
SCENA: Un rapitore chiama la famiglia del rapito. In ascolto c’è la
polizia. “Cerchi di tenerlo quanto più possibile al telefono!”, si
raccomanda l’agente. Un minuto di telefonata, e sullo schermo del
computer degli agenti si apre una cartina della città con un punto
lampeggiante che indica con estrema chiarezza la posizione dei
malviventi. In pochi istanti le squadre Swat hanno già circondato
l’appartamento.
L’unica informazione rapida e certa che si può ricavare da una cella
telefonica (stiamo parlando di telefoni cellulari) è che quel
determinato telefono si trova nell’area coperta da una determinata
cella. Con appositi software e con il cellulare a cavallo di almeno tre
celle si può triangolarne la posizione e avere una stima
sufficientemente accurata di dove si possa trovare il cellulare. Si
tenga presente, però, che con “stima sufficientemente accurata” si
intende una copertura di circa 3 km di raggio (sempre considerando una
ottimale situazione orografica e costruttiva della zona di pertinenza).
Insomma: una operazione molto lunga, complessa, e con una accuratezza
decisamente inferiore rispetto a quella raccontata al cinema.
Giovanni Mistero
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