martedì 4 settembre 2012

Budapest blocca i fondi per il risarcimento alle vittime della Shoah

Il governo di Orban non si fida dell’agenzia internazionale no-profit che gestisce i soldi pubblici. Scoppia la polemica
BUDAPEST. Una nuova tempesta internazionale, con nubi gonfie di polemiche e velate accuse di antisemitismo, si è addensata sopra i cieli di Budapest. Causa della perturbazione, una mossa del governo di Viktor Orban. Mossa che potrebbe portarlo in rotta di collisione con le organizzazioni ebraiche.

Tutto nasce da un comunicato, pubblicato lunedì sul sito del governo ungherese e firmato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. L’annuncio: «Lo Stato reclama i fondi per i risarcimenti illegittimamente usati dalla Claims Conference». Spiegazione. Si tratta di 21

milioni di dollari che l’Ungheria ha stanziato nel 2007 a favore degli ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah, da ripartire in patria attraverso un fondo nazionale (Mazsok) e via Claims Conference tra gli scampati residenti all’estero. Claims Conference (Cjmcag) che è un’influente e storica organizzazione no-profit. Attraverso la «restituzione delle proprietà ebraiche confiscate» durante l’Olocausto e l’erogazione di «denaro alle vittime ebree delle persecuzioni», cerca di garantire «giustizia» ai superstiti allo sterminio, spiega il suo sito web. Somme provenienti anche dall’Ungheria. Che ora Budapest rivuole, almeno in parte. Perché? La Cjmcag non avrebbe «finora fornito un regolare rapporto sull’uso dei fondi per gli indennizzi che lo Stato ungherese ha destinato ai superstiti all’Olocausto», spiega la nota. E ancora: «In base alle relazioni trasmesse finora» dall’istituzione Usa, «è impossibile identificare le persone» che ne sono state le beneficiarie, «le ragioni della loro ammissibilità» e «l’autenticità dei dati».

L’unica cosa certa, accusa Budapest, è che la «distribuzione è avvenuta su basi lontane dai principi di uguaglianza», una «discriminazione» che va a «detrimento dei sopravvissuti che vivono in Ungheria». Ma ora arriverà il “redde rationem”. Il governo magiaro ha assicurato che inizierà le procedure per riavere indietro «con gli interessi» i fondi non debitamente giustificati, 8,4 milioni di dollari. E che ha congelato l’invio alla Cjmcag della tranche 2011. Accuse respinte al mittente dalla Claims Conference. Si tratta solo di «tattiche disoneste» e «spregevoli» che priveranno le vittime ungheresi della Shoah dell’«assistenza di cui hanno disperatamente bisogno», ha spiegato all’agenzia di stampa JTA il numero due dell’organizzazione, Gregory Schneider. È la prima volta, ha rincarato, «che uno Stato rinuncia a pagare». Infine, l’assicurazione di aver inviato a Budapest «un rapporto di 400 pagine», indicante i nomi dei beneficiari e una dettagliata nota spese. Parole che hanno provocato ieri la collera, che non appare ingiustificata, di Budapest. Il governo magiaro «respinge le accuse» della Claims Conference e «chiede all’organizzazione di evitare dichiarazioni fuorvianti» che hanno generato «paura fra i sopravvissuti all’Olocausto». L’unico «ostacolo», ha ribadito Budapest, è la «mancanza di un rapporto sui fondi» e la «carenza di trasparenza». Erogare altro denaro alla Cjmcag, conclude il governo, «sarebbe illegale». Ed è nell’interesse dell’Ungheria, malgrado la disputa, che «i sopravvissuti ricevano nel più breve tempo possibile i fondi che spettano loro». Parole che fanno capire che la vicenda non è chiusa. Che quella sugli anziani emigranti magiari scampati alla Shoah è una battaglia che è solo all’inizio.

di Stefano Giantin
FONTE:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/09/01/news/budapest-blocca-i-fondi-per-il-risarcimento-alle-vittime-della-shoah-1.5620161

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