Il governo di Orban non si fida dell’agenzia internazionale no-profit che gestisce i soldi pubblici. Scoppia la polemica
BUDAPEST. Una nuova tempesta internazionale, con nubi gonfie di
polemiche e velate accuse di antisemitismo, si è addensata sopra i cieli
di Budapest. Causa della perturbazione, una mossa del governo di Viktor
Orban. Mossa che potrebbe portarlo in rotta di collisione con le
organizzazioni ebraiche.
Tutto nasce da un comunicato, pubblicato lunedì sul sito del governo
ungherese e firmato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della
Giustizia. L’annuncio: «Lo Stato reclama i fondi per i risarcimenti
illegittimamente usati dalla Claims Conference». Spiegazione. Si tratta
di 21
milioni di dollari che l’Ungheria ha stanziato nel 2007 a favore
degli ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah, da ripartire in patria
attraverso un fondo nazionale (Mazsok) e via Claims Conference tra gli
scampati residenti all’estero. Claims Conference (Cjmcag) che è
un’influente e storica organizzazione no-profit. Attraverso la
«restituzione delle proprietà ebraiche confiscate» durante l’Olocausto e
l’erogazione di «denaro alle vittime ebree delle persecuzioni», cerca
di garantire «giustizia» ai superstiti allo sterminio, spiega il suo
sito web. Somme provenienti anche dall’Ungheria. Che ora Budapest
rivuole, almeno in parte. Perché? La Cjmcag non avrebbe «finora fornito
un regolare rapporto sull’uso dei fondi per gli indennizzi che lo Stato
ungherese ha destinato ai superstiti all’Olocausto», spiega la nota. E
ancora: «In base alle relazioni trasmesse finora» dall’istituzione Usa,
«è impossibile identificare le persone» che ne sono state le
beneficiarie, «le ragioni della loro ammissibilità» e «l’autenticità dei
dati».
L’unica cosa certa, accusa Budapest, è che la «distribuzione è avvenuta
su basi lontane dai principi di uguaglianza», una «discriminazione» che
va a «detrimento dei sopravvissuti che vivono in Ungheria». Ma ora
arriverà il “redde rationem”. Il governo magiaro ha assicurato che
inizierà le procedure per riavere indietro «con gli interessi» i fondi
non debitamente giustificati, 8,4 milioni di dollari. E che ha congelato
l’invio alla Cjmcag della tranche 2011. Accuse respinte al mittente
dalla Claims Conference. Si tratta solo di «tattiche disoneste» e
«spregevoli» che priveranno le vittime ungheresi della Shoah
dell’«assistenza di cui hanno disperatamente bisogno», ha spiegato
all’agenzia di stampa JTA il numero due dell’organizzazione, Gregory
Schneider. È la prima volta, ha rincarato, «che uno Stato rinuncia a
pagare». Infine, l’assicurazione di aver inviato a Budapest «un rapporto
di 400 pagine», indicante i nomi dei beneficiari e una dettagliata nota
spese. Parole che hanno provocato ieri la collera, che non appare
ingiustificata, di Budapest. Il governo magiaro «respinge le accuse»
della Claims Conference e «chiede all’organizzazione di evitare
dichiarazioni fuorvianti» che hanno generato «paura fra i sopravvissuti
all’Olocausto». L’unico «ostacolo», ha ribadito Budapest, è la «mancanza
di un rapporto sui fondi» e la «carenza di trasparenza». Erogare altro
denaro alla Cjmcag, conclude il governo, «sarebbe illegale». Ed è
nell’interesse dell’Ungheria, malgrado la disputa, che «i sopravvissuti
ricevano nel più breve tempo possibile i fondi che spettano loro».
Parole che fanno capire che la vicenda non è chiusa. Che quella sugli
anziani emigranti magiari scampati alla Shoah è una battaglia che è solo
all’inizio.
di Stefano Giantin
FONTE:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/09/01/news/budapest-blocca-i-fondi-per-il-risarcimento-alle-vittime-della-shoah-1.5620161
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