Il caso di una ragazzina di dieci anni riapre in Gran Bretagna il dibattito sul diritto all’apostasia,
dove si intrecciano contrasti familiari irrisolti. Lei è figlia di
genitori divorziati di confessioni diverse. Il padre si è convertito al
cristianesimo dopo il divorzio e ha cominciato a frequentare la chiesa.
Ma la madre è ebrea, come lo era prima il padre.
La bambina chiede di essere battezzata e di seguire la religione del padre,
ma la madre si oppone e parla di “lavaggio del cervello” esercitato
sulla piccola. La madre, senza consultare altri, porta la questione in
tribunale.
Intervene anche un rabbino tra i testimoni, che definisce
“innaturale per le loro anime” far cambiare religione ai bambini. In
realtà la famiglia non ha mai seguito in maniera stringente la religione
ebraica. Ma il giudice John Platt stabilisce che la giovane è abbastanza matura per decidere da sé, quindi dà l’ok per la conversione.
Mentre in Gran Bretagna quindi qualcosa si muove per concedere anche ai minori di cambiare religione, in Italia siamo ancora indietro. Nonostante siano moltissimi i minorenni che si rivolgano proprio all’associazione per sbattezzarsi, scegliendo autonomamente di non appartenere alla Chiesa cattolica, per farlo occorre ancora essere maggiorenni.
L’iniziativa giuridica dell’Uaar per permettere a chiunque di
’sbattezzarsi’, a prescindere dalla scelta religiosa o non religiosa, è
comunque una conquista importante per i diritti del singolo. In Gran
Bretagna però lo sbattezzo, nonostante i tentativi portati avanti proprio da atei, non ha ancora valore legale.
UAAR Ultimissime
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