Il fenomeno delle spose bambine, che dovrebbe essere relegato a secoli e secoli fa, è ancora drammaticamente assai diffuso nel mondo odierno:
sono ben 60 milioni, secondo le Nazioni Unite, le piccole che vengono
date in matrimonio (anche a uomini che potrebbero essere loro padri o
nonni) e hanno dagli 8 ai 14 anni.
L’organizzazione americana International Center for Research on Women (Icrw) ha stilato una “Top 20” dei Paesi in cui tale infame tradizione è più presente.
Si aggiudica il triste primato il Niger (dove il 76,6% delle spose
hanno un’età inferiore ai 18 anni) e seguono il Ciad, il Bangladesh,
Mali, la Guinea, la Repubblica centrafricana, il Nepal, il Mozambico,
l’Uganda, il Burkina Faso, l’India, l’Etiopia, la Liberia, lo Yemen, il
Camerun, l’Eritrea, il Malawi, il Nicaragua, la Nigeria e lo Zambia.
Si tratta di una classifica basata su questionari standardizzati,
che non riguardano però tutti i Paesi: per esempio ne è esclusa gran
parte del Medio Oriente, tutt’altro che immune al fenomeno (chi non
ricorda il matrimonio di massa con bambine organizzato da Hamas a Gaza
nel 2009, e che ovviamente ha suscitato e ancora suscita, tanto sdegno
sul web?).
Lo Yemen, di cui spesso abbiamo sentito
parlare per tali episodi, non è nemmeno ai primi posti della lista
dell’Icrw, eppure qui la metà o più delle bambine è costretta a sposarsi
attorno agli 8 anni. Come la piccola Nojoud, che coraggiosamente si è recata da sola in tribunale nell’aprile 2008 per divorziare dal marito-pedofilo
e denunciare il padre che l’ha data in sposa. Nel suo caso, come in
molti altri in terra d’islam, c’entra la povertà delle famiglie delle
bambine, ma al solito è di primaria importanza l’esempio del Maometto
(lo si dice chiaramente nella biografia della piccola yemenita: “Io,
Nojoud, 10 anni, divorziata”, Ed. Piemme, 2009). Il Profeta sposò Aisha
quando lei aveva 6 anni, la deflorò quando la piccola ne aveva 9, mentre
lui aveva più di 50 anni.
Alcune spose–bambine yemenite hanno imitato il coraggio di Nojoud, ma altre sono morte a causa degli stupri subiti dal “marito”,
o di parto ( ciò è 5 volte più probabile per bambine che partoriscono
al di sotto dei 15 anni , mentre il rischio di morte per il feto è il
73% delle volte più frequente per le ventenni).
L’immigrazione ha portato anche in Italia casi di spose-bambine (o comunque giovanissime),
di cui due emersi i giorni scorsi, come quello della neodiciottenne
marocchina di Brescello (stesso paese in provincia di Reggio Emilia e
stessa nazionalità di Rachida Rida, uccisa dal marito lo scorso anno , perché voleva convertirsi al cristianesimo), giovane che è
stata picchiata a sangue dal padre perché rifiutava un matrimonio
combinato e il velo. Ne abbiamo già parlato anche qui su “Il Jester”.
Poi c’è l’agghiacciante storia di una
tredicenne di origine macedone (già altre ragazzine sue connazionali
sono state costrette a sposarsi nel nostro Paese) , venduta in sposa per 3.000 euro, torturata e stuprata dal “marito” 17enne,
che ne ha voluto provare la verginità ai familiari. L’artefice di tutto
è la madre del giovane (una donna, che non ha avuto pietà di una
ragazzina), la quale è stata arrestata assieme a lui a Venezia. Il
Comune si costituirà parte civile al processo contro i due.
Il solito relativismo multiculturalista
italiota non deve farci più tollerare tali abusi, perpetrati in nome di
uno stucchevole e razzista “questa è la loro cultura”. Perché anche le
stesse spose-bambine appartengono a certe culture, eppure sono uguali a tutte le bimbe del mondo, che vogliono un’infanzia e non sposarsi!
di Jester Feed
visto su rischiocalcolato.it http://www.rischiocalcolato.it/2012/08/lagghiacciante-fenomeno-delle-spose-bambine-anche-in-italia.html
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