venerdì 17 agosto 2012

Nuvole ingannevoli. Ovvero quando i fumetti deformano la realtà


Che i fumetti siano spesso e volentieri ingannevoli è cosa assai nota; ma che la deformazione giunga a volte sino agli estremi, non lo è del tutto. Quelli che vogliamo segnalare sono solo alcuni casi che, senza voler trascendere necessariamente posizioni di parte, intendono dimostrare come queste estremizzazioni giungano, spesso e volentieri, al limite del tragicamente ridicolo.
Iniziamo con un fumetto d'oltralpe, peraltro ampiamente conosciuto in pressoché tutto il mondo.
Allorché, immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, il belga René Goscinny e l'immigrato Albert (Alberto) Uderzo disegnarono Asterix, il loro intento era quello di dimostrare come il popolo francese (e, in verità, tutti quelli che avevano in qualche modo subito le umiliazioni delle inizialmente potenti armate hitleriane) non si sarebbero mai piegate ad alcuna dominazione e, anzi, avrebbero opposto "una dura e tenace resistenza ancora e sempre all'invasore" (ancora oggi personalmente ignoro chi abbia realmente pronunciato quella frase: essa viene abitualmente attribuita a Charles de Gaulle, ma la cosa risulta assai dubbia). Sfortunatamente per tutti, omisero di sottolineare come altro era stata la conquista romana, che se da un lato pose definitivamente termine alla civiltà celtica, dall'altro contribuì senz'altro (e questo lo sottolineano, paradossalmente, proprio gli stessi francesi) a far compiere degli autentici passi da gigante a un Paese e a un popolo (anzi, a un coacervo di popoli, dato che i Celti tutto furono, meno che un blocco granitico, compatto e monolitico) condannati a rimanere fuori dalla grande storia, della quale i transalpini (eredi e continuatori, alla lontana, di quelle stesse culture e popolazioni) sono nel corso dei secoli successivi divenuti in ogni senso attivi protagonisti.

Altro controsenso è il fatto che il villaggio armoricano (leggi bretone) di Asterix sia circondato da ben quattro accampamenti, cioè Babaorum, Acquarium, Petibonum e Laudanum, tutti attendamenti circondati da palizzate in legno e presidiate da centurie (=compagnie, composte mediamente di circa un'ottantina di effettivi più i servizi) comandate da ufficiali vanesi e incapaci, con legionari macilenti e destinati ad avere sempre e comunque la peggio contro un pur mingherlino come Asterix la cui forza deriva da una pozione magica preparata dal gran druido Panoramix e un colosso dalle capacità intellettive ridotte come Obelix, la cui potenza deriva dall'assorbimento della medesima pozione nella quale era caduto mentre tentava di scolarsi l'intero calderone.
Facciamo alcune precisazioni:
1. All'epoca in cui sono ambientate le storie di Asterix e soci la conquista delle Gallie poteva dirsi pressoché totalmente completata e, ammesso e non concesso, che esistessero ancora (e, in effetti, proseguirono ancora ben oltre la caduta dell'Impero d'occidente) numerose sacche di resistenza alla dominazione romana, per tenere sotto controllo un villaggio come quello descritto negli albi di Goscinny&Uderzo sarebbe bastato un unico castrum permanente (quindi in muratura) presidiato da una coorte (reggimento), o anche solo un manipolo (battaglione), e due castella (fortini, ridotti), ma anche solo un paio di torri d'osservazione. Comunque, difficilmente avrebbe potuto resistere a lungo, a meno di non avere sostegni e appoggi tanto interni quanto esterni (tenendo conto che all'epoca l'ONU non esisteva ancora, non si potevano certo chiedere sanzioni o interventi di qualunque genere contro il nascente Impero Romano).
2. L'accusa di gollismo nei confronti di un simile fumetto non è casuale e, comunque, priva di senso. I Romani vengono, infatti, paragonati ai nazionalsocialisti tedeschi (cosa che venne sottolineata da Marcello Marchesi sin dai primi albi pubblicati nel nostro Paese), e qui torniamo a quanto rilevavamo all'inizio del presente articolo: gli invasori e occupanti hitleriani volevano, infatti, cancellare pressoché definitivamente la Francia e i Francesi dalla Storia e dalla faccia della terra, mentre i Romani riuscirono, tutto sommato, ad assimilare i Celti in tutti i sensi, cosa che ben difficilmente il Terzo Reich avrebbe realmente compiuto.
3. Quello che più di ogni altra cosa indispettisce (non solo noi italiani) è il fatto che, per riuscire a prevalere sui Romani, Asterix debba ricorrere - oltre che all'aiuto di Obelix (che, al termine di ogni scontro, incrementa la sua collezione di elmi legionari) - alla pozione magica, il che significa fare di lui un abituale consumatore di sostanze stupefacenti, cosa non certo edificante per chi dovrebbe, invece, promuovere quegli alti valori e ideali di cui la Francia si è sempre fatta promotrice e tutrice sin dalla Rivoluzione del 1789e ciò dimostra la carenza (o, addirittura, l'assenza pressoché totale) di un autentico background culturale e ideologico in tal senso.
A questo si aggiunga innanzitutto il fatto che, oltre ad appoggiare l'amico nella lotta contro i Romani, Obelix fabbrica menhir (che, come sappiamo, sono delle stele di carattere religioso e funerario) che in realtà non vende e di cui non si comprende l'effettiva utilità. In secondo luogo, sia lui che Asterix cacciano (al limite dell'estinzione) e divorano cinghiali a tonnellate senza che questo incida minimamente sul loro fisico, e ciò contrasta enormemente con la condotta di Idefix (il microscopico cagnolino di Obelix) che piange o si arrabbia quando un albero viene abbattuto. In un periodo in cui l'ecologia è entrata a pieno diritto nei programmi di pressoché tutti gli schieramenti politici, tutto ciò rappresenta un autentico controsenso. Manca, infine, un'autentica presenza femminile a fianco di entrambi gli eroi celti (a dire il vero Obelix torma periodicamente alla carica con l'affascinante ed eterea Falpalà, che gli ha però preferito - e sposato - l'atletico e muscoloso Tragicomix), tanto da indurre a pensare che tra i due esista, in realtà, una latente relazione omosessuale (non dico che essa esista realmente, ma solo che è possibile).
Un altro esempio in merito è Braccio di Ferro, in origine Popeye, che - nonostante il fisico tutt'altro che atletico (avambracci e stinchi decisamente sproporzionati rispetto a omeri e femori e ad un fisico decisamente esile) - riesce ad avere costantemente ragione sul rivale Bruto (o Brutus, ab antiquo Bluto) grazie al continuo (e, a volte, esagerato) consumo di spinaci in scatola. Nonostante le buone intenzioni dell'autore, lo statunitense Elzie Crisler Segar (che intendeva, in realtà, promuovere - appunto - il consumo di spinaci, i cui produttori erano, si dice, tra i finanziatori della pubblicazione su cui la serie 
appariva), pure questo personaggio può essere considerato come un autentico drogato, perché non si spiegherebbero altrimenti i ripetuti successi finali su un'autentica montagna di muscoli quale lo storico rivale (per ragioni pratiche evitiamo ulteriori aspetti del fumetto esaminato, quali i complessi e tormentati rapporti con l'eterna fidanzata Olive Oil, in it. Olivia).





Cambiando completamente genere, sottolineiamo come un personaggio pieno di contraddizioni sia Paperon de Paperoni (più comunemente zio Paperone, in or. Uncle Scrooge McDuck, con riferimento all'eroe negativo di "A Christmas Carol" di Charles Dickens). Innanzitutto esso non può essere assurto a simbolo del Capitalismo, dato che - contrariamente al capitalista classico - egli non compie assolutamente alcuna forma di reale investimento (al massimo sborsa un dollaro, ma il più delle volte cerca di ottenere la roba gratis per rivenderla a prezzi esorbitanti), ma si limita ad accumulare ricchezze in un gigantesco deposito blindato senza utilizzarle in alcun modo. Solo per il gusto di possederle ed impedire che altri ne possano venire a propria volta in possesso, contrariamente al suo secolare nemico Rockerduck, che ha invece il coraggio di rischiare (in genere fallendo tanto da doversi mangiare la bombetta). I due differiscono tra loro pure per l'abbigliamento: Paperone indossa una tuba, a suo dire, "quasi nuova comprata di seconda mano nel 1849" (che, a distanza di oltre un secolo e mezzo, dovrebbe risultare ormai logora ed inutilizzabile), un paio di pince-nez (occhialini a pinza autoreggenti) sul becco, una giacca da camera ed un paio di ghette ma senza calze né scarpe, mentre Rockerduck porta - appunto - una bombetta, un paio di occhiali tondi con regolari stanghette, camicia, cravatta, marsina, calze e scarpe, indice di un raggiunto benessere che contrasta decisamente con quello del rivale.
Altra caratteristica è rappresentata dai rapporti che, oltre con i dipendenti, Paperone ha con i parenti più prossimi, In primo luogo Paperino (or. Donald Duck). 
Contrariamente al ricco parente, Paperino, è assolutamente incapace di emergere in qualunque iniziativa o attività intraprenda. Se ciò è dovuto, come detto, all'iniquo confronto con zio Paperone, dall'altro deriva dal suo totale disinteresse nei confronti del lavoro propriamente inteso (d'altronde, come dargli torto, visto che - perlomeno in apparenza - Paperone ha fatto fortuna senza fatica alcuna?). Ma anche alla cronica ed atavica sfortuna che da sempre lo caratterizza e lo contrappone al suo ben più fortunato cugino Gastone (in or. Gladstone), che oltretutto gli contende il cuore della cugina (e fidanzata) Paperina (in or. Daisy Duck, da cui il nome attribuito alla protagonista femminile della serie "Hazzard", che si chiama - per l'appunto - Daisy Duke). Il suo abituale abbigliamento consiste in un berretto e una blusa da marinaio, ma non risulta che abbia mai realmente navigato (se non in cattive acque). Rappresenta piuttosto il permanere di una fanciullesca purezza e, in fondo, nobiltà d'animo, se si considera che deve pure prendersi cura di tre pestiferi (ma al contempo saggi) nipotini (in it. Qui, Quo e Qua), coi quali, a dire il vero, non sempre si comporta in maniera corretta ed esemplare (innumerevoli sono i tentativi, il più delle volte fallimentari, di svuotare il loro salvadanaio a forma di porcellino!).





















Arriviamo infine ad un altro confronto tra amici che sono, però, al contempo, rivali, nel senso che all'apparente perfezione in tutti i sensi di Topolino si contrappone l'eccessiva sprovvedutezza e tontaggine di Pippo, che - al pari di Paperino - rappresenta, in realtà, l'uomo medio americano (ma non solo), che nonostante tutti i tentativi di emergere vede infine sfumare qualunque possibilità di successo. Solo che - al contrario del papero più simpatico e famoso del mondo - Pippo (in or. Dimpy Dawg, poi Gooffy) prende tutto con disarmante e canzonatoria allegria.
Altra caratteristica di Pippo è che, al contrario di Topolino, egli sembra avere un albero genealogico ed un parentado tali da fare invidia persino alle ormai sempre più esigue dinastie regnanti ancora esistenti non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo. Oltre che di Topolino, egli è amico fraterno del cavallo Orazio cui, peraltro, contende spesso (ma senza contrasti e malizia) l'amore della fatua e volubile mucca Clarabella.










All'opposto di Pippo, Topolino (in or. Mortimer, poi Mickey Mouse) rappresenta l'essere perfetto, assolutamente integrato e conformista, anche se pure lui presenta numerose contraddizioni.
In conformità al pensiero e al carattere del suo creatore Walt Disney, Topolino è, in effetti, completamente asessuato (pur regolarmente sposato e padre, lo stesso Disney era sessuofobo e addirittura misogino). La sua vocina in falsetto che avrebbe dovuto renderlo raffinato finì con l'avvicinarlo agli omosessuali (che, causa la tonalità abitualmente usata venivano, appunto, chiamati "Mickeys"). Egli è certo legatissimo alla fidanzata Minnie (o Minny), ma non si è ancora deciso a sposarla, e non va comunque al di là dei preliminari e degli approcci formali e superficiali. Tratta inoltre con sufficienza e distacco al limite del disprezzo l'amico commissario Basettoni e il suo ispettore capo Manetta, e ancor più esaspera lo scontro (infine sempre vincente, ma con fatica) col secolare nemico Pietro Gambadilegno e la di lui compagna Trudy, che hanno - in realtà - solo il desiderio di contrastare un sistema che li penalizza e di cui Topolino stesso è la rappresentazione più evidente.
Ad ogni modo, tutto ciò dimostra (al di là degli esempi riportati, cui se ne potrebbero affiancare moltissimi altri) come i fumetti deformino oltre misura la realtà, e non propongano affatto esempi e soluzioni positive, ma finiscano - anzi - con l'incrementare contrasti e dissidi striscianti tra le varie categorie del sociale, visto che non fanno altro che manifestare il disprezzo dei ceti e delle élite dominanti verso le categorie meno agiate, cui non resta altro che manifestare il proprio odio e desiderio di rivalsa, sovente destinati a concludersi in maniera drammatica e addirittura sanguinosa.
Enrico Emilitri
fonte agoravox

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