Una volta tanto, la crisi economica, finanziaria e produttiva in atto non c’entra un bel niente.
Mi trovo, stamani, in un piccolo ufficio di Poste Italiane, due sportelli per il pubblico, il primo presidiato da una giovane donna, l’altro, momentaneamente non operativo, da un uomo.
Nel locale, sono presenti quattro – cinque clienti/utenti
(altrettanti sopraggiungeranno, man mano, di lì a poco) e, perciò, penso
che non mi toccherà attendere molto per pagare il mio bollettino di c/c postale. Tuttavia, a prescindere dalla durata, la sosta si rivelerà “interessante”.
Difatti, a un certo punto, l’impiegato di sesso maschile pronuncia il fatidico: “A chi tocca?”
Un signore di mezza età, il quale è in coda da più tempo, anziché
fiondarsi verso lo sportello, si offre di dare la precedenza a chi viene
dopo di lui, per la precisione una cliente, ma la medesima,
ringraziando, declina la proposta. All’uomo, dunque, non resta che
avvicinarsi al cospetto dell’impiegato, al fine di effettuare la sua
operazione, porgendo, all’addetto, una grande busta gialla, contenente sia i documenti relativi al pagamento o versamento da eseguirsi, sia il corrispettivo in banconote (verosimilmente, qualche migliaio d’euro).
Al che, basta un attimo perché s’inneschi un curioso botta e risposta fra i due.
Inizia l’addetto, osservando: “Ma che modo di presentare
un’operazione è questo?”. Risposta di getto: “Avrei fatto bene ad
attendere il mio turno all’altro sportello.”
Ancora l’impiegato: “Signore, non è questione di sportello 1 o sportello 2, lei, la prossima volta, viene qui con il denaro non ammucchiato a casaccio, bensì ammazzettato con garbo,
le banconote ben spiegate e una sopra l’altra rigorosamente nello
stesso verso. Sennò, qui, io sono costretto a perdere un sacco di
tempo”.
L’utente non si trattiene più e sbotta: “Beh, allora mi rivolgerò alla Direzione Generale,
segnalando che lei pretende che i soldi siano sistemati in maniera
speciale, a modo tutto suo. Le faccio notare, in aggiunta, che non sta
compiendo nulla d’eccezionale nel disbrigo della mia operazione”.
Meno male che, a tal punto, la diatriba verbale termina e, sia pure
“lavorando” con cadenza certosina ciascuna banconota, l’impiegato
procede nella pratica.
Non c’è che dire, una minuscola e, secondo me, particolare amenità,
all’interno di un ufficio pubblico. Ma, con tutti i problemi in giro,
pesantemente reali o, comunque, condizionanti, che senso ha un simile, pignolo comportamento, da parte del dipendente di Poste Italiane?
Oppure, la sua condotta, oltre che originale, è sacrosanta e, quindi, bisogna premiarlo?
roccob
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