giovedì 9 agosto 2012

Pensieri freudiani e “neofreudiani” sulla guerra

Sesso guerra morte” è un libretto molto scorrevole e stimolante pubblicato dalla www.pianobedizioni.com (2011).
“Se una metà del mondo continua a guardare l’altra metà mentre muore di fame, questa civiltà è giunta alla fine”. James Wolfenshon (ex presidente della Banca Mondiale).
In questa pubblicazione sono riuniti due saggi di Freud sul sesso e sulla guerra, e anche la famosa corrispondenza con Einstein nata su ispirazione della Società delle Nazioni. Dalla lettera che Einstein inviò a Freud, emerge che il famoso scienziato aveva già intuito i fattori che predispongono ai conflitti umani, anticipando in buona parte le risposte del fondatore della psicologia.

Naturalmente lo psicanalista preferì lasciare in secondo piano le cause materiali e quelle politiche e preferì soffermarsi su quelle psicologiche: se troppi individui non provano empatia per gli stranieri e senso di identificazione su interessi e sentimenti comuni nei confronti delle persone con culture differenti, si arriva prima o poi a una guerra. Soprattutto se queste persone scarsamente empatiche o ampiamente sociopatiche fanno parte delle classi dirigenti politiche e militari. Infatti “Nessun popolo ha mai fatto la guerra a un altro. Sono i governi che la fanno” (Woodrow Wilson, primo e unico presidente americano con un dottorato).
Purtroppo gran parte delle operazioni di prevenzione delle guerre, civili e non, falliscono perché “Quelli che preferiscono le fiabe fanno orecchi da mercante quando sentono parlare della tendenza nativa dell’uomo alla “cattiveria”, all’aggressione, alla distruzione e dunque alla crudeltà” (Tzvetan Todorov, in “La paura dei barbari. Oltre lo scontro di civiltà”, Garzanti, 2009).
I bambini seguono il motto “Sono amato, dunque sono”, ma i giovani e gli adulti, specialmente se hanno un’identità inconsistente o frammentata ne seguono un altro: “Sono odiato, dunque esisto”. Per i gruppi la ricerca di un nemico è quasi un bisogno politico. Però Freud concluse la sua corrispondenza lasciando spazio a una piccola vena ottimista, nel bel mezzo del suo solito cinismo e affermò che “tutto ciò che promuove l’evoluzione civile sta lavorando anche contro la guerra”.
Per fortuna la repulsione mentale e culturale nei confronti della guerra è cresciuta fino a limitarla notevolmente, almeno a livello di diffusione spaziale e temporale. Forse nei prossimi decenni la socializzazione planetaria realizzata dal web e l’unione emotiva realizzata dalle contaminazioni musicali e mediatiche potrebbero riuscire a mitigare ulteriormente gli effetti della tradizione parareligiosa della guerra. Infatti “tutto il conservatorismo del mondo non può opporre nemmeno una resistenza simbolica all’assalto ecologico dei nuovi media elettronici” (Marshall McLuhan).
D’altra parte molte istituzioni umane prosperano grazie all’ipocrisia, ma “una certa percentuale di civilizzazione ipocrita” è indispensabile per la perpetuazione della civiltà: “anche su una base così fragile, offre la possibilità di ottenere, in ogni nuova generazione, quella ulteriore modificazione pulsionale che è condizione per una migliore civilizzazione”.
Comunque gli europei sono abituati da secoli “a coordinare e accordare tra loro ideologie di origine differente” (Todorov), e questo fattore può aiutarli a prevenire, a negoziare e a mediare i conflitti a livello internazionale. Non è un caso se i migliori esperti di diplomazia a livello bellico sono i cittadini come la Svezia, la Svizzera e la Norvegia, nazioni che da molti decenni hanno capito quanto si rivela vantaggioso capire se stessi e gli altri per tenersi lontani dalle guerre.
In definitiva “Non è per altruismo che si impara a vedersi con lo sguardo degli altri, ma per la sua utilità” (Todorov). Così “quelli che integrano il punto di vista dell’altro con la loro prospettiva esistenziale imparano più cose su sé stessi e su gli altri” (Ulrich Beck). In Europa si è capito che, al di fuori delle guerre civili, la “causa delle guerre moderne è sempre la competizione per il mercato e il diritto di sfruttare le nazioni più arretrate” (Kropotkin). Il miracolo europeo è stato quello di aver trasformato dei tradizionali nemici nei migliori partner.
Adam Smith affermò che “ogni nazione non dovrebbe solo cercare di primeggiare… ma, per amore dell’umanità dovrebbe promuovere, anziché ostacolare, l’eccellenza delle nazioni vicine” (“Teoria dei sentimenti morali”, Bur, 1995-2001). Una nazione povera non può comprare dai paesi ricchi e ogni innovazione nazionale contribuisce, col tempo, al miglioramento delle condizioni dei cittadini di tutti i paesi. Bisogna quindi rafforzare il sentimento di comunità globale per sublimare le rivalità culturali e le vecchie idee politiche nazionaliste più distruttive. Per fare questo occorrono più consiglieri diplomatici, più progetti scolastici e meno burocrati della vecchia economia predatoria.
Sitografia con alcune istituzioni e magazine che si occupano di relazioni internazionali: www.sipri.org (Istituto di Ricerca sulla Pace di Stoccolma), www.cipmo.org (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente; video della conferenza con Olivier Roy), www.pugwash.org (istituzione premio Nobel per la Pace nel 1995), www.meridianionline.org (rivista specializzata nelle relazioni internazionali), www.hrw.org (Human Rights Watch), www.ilcaffegeopolitico.net (magazine indipendente), www.equilibri.net (rivista di geopolitica e relazioni internazionali), www.balcanicaucaso.org (osservatorio geopolitico), http://centralasiaonline.com (news e relazioni multilaterali atipiche), www.machiavellicenter.net (Centro interuniversitario), www.istituto-geopolitica.eu, www.culturaldiplomacy.org (www.cultural-diplomacy-news.org), www.diruz.it (l’Iran spiegato agli italiani).
Damiano Mazzotti
visto su agoravox e copiato e postato su questo blog


2 commenti:

  1. Questo testo nuovo dev'essere interessante, spero di trovarlo in biblioteca. Io te ne consiglio un altro, poco conosciuto: ANATOMIA DELLA DISTRUTTIVITA' UMANA di Eric Fromm, è un libro poco conosciuto e spiega molte cose sull'aggressività naturale dell'uomo, degli animali, e di certi personaggi "nrecrofili" che costituiscono i periodi peggiori della storia mondiale.
    Sai cosa mi chiedo io? Come mai con un grado di civiltà così evoluto e tanti premi nobel per la pace e tante culture e religioni volte più alla pace che alla guerra, ebbene come mai non si sia trovato un modo alternativo alla guerra per confrontarsi cogli altri.
    Io credo che purtroppo per quanto l'uomo si sia evoluto la base dell'uomo rimane sempre biologica, animale quindi, e quando uno stato forte, come l'America per esempio,decide di metter le mani su un altro stato lo fa semplicemente per accaparrarsi le risorse, non c'è altra spiegazione, nemmeno psicologica che tenga ( e te lo dice una estimatrice di Freud).
    Io credo che il nocciolo sia questo, ossia che un popolo decida di farsi avanti quando teme che le proprie risorse non possano più bastare e tutti sappiamo che in futuro verrà sicuramente un periodo di carestia e mancanza di risorse.
    Mi piace il fatto che si precisi che non è la gente, in questo caso non è che sono gli americani, a decidere di conquistare un altro stato, ma i loro politici che sono ovviamente rivolti ad un materialismo sfrenato ed egoistico.
    Infatti proprio oggi ho sentito al tg che i siriani pensano che anche lì l'amercia voglia intervenire con varie scuse solo per andare a prendersi un altro pezzo di oriente pieno di risorse che possono servirle.
    Io mi chiedo: perchè certi paesi ricchi, come l'america appunto, non se ne vanno in Africa a costruire dissalatori e ad aprire ospedali? Se i loro intenti, come continuano a dire, sono soltanto umanitari come mai prediligono solo il medio oriente e tutti gli altri paesi poveri non li vedono neanche?!
    E' ovvio che l'interesse sia solo economico. Ed è deludente che un paese che si dice democratico e progredito vada a fare una vera e propria colonizzazione di territori altrui, imponendo poi le sue usanze e i suoi Mc Donalds, i suoi jeans e la sua Coca Cola, facendo passare tutto ciò per "portare aiuto a delle popolazioni in difficoltà".
    Dove stavano gli americani quando sterminavano i curdi? dove stavano quando sterminavano intere popolazioni in congo? dove stanno i loro aiuti umanitari quando ancora ci sono milioni di bambini che muoiono in tutto il mondo?
    Che non ci dicano fesserie almeno!
    Se una nazione così avanti non riesce a trovare o utilizzare al meglio le risorse alternative che esempio può dare aqli altri? :(

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  2. Grazie Laura: del testo di Fromm che mi suggerisci ho letto degli "estratti" . Su come sia davvero l'America,o meglio gli States, avevo visto un banner su comedonchisciotte.org e mi aveva colpito il "succo" di quanto lì riportato, ovvero che c'è un'America diversa da come viene dipinta sia dai media e da Hollywood sia da chi, forse giustamente, l'accusa .Ma anche lì distinguo le persone dallementi criminali, il burattinaio dai burattini.

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