Ha 77 anni, è sposato, un passato da guerrigliero, parlamentare, ministro dell’allevamento. E vive con circa 800 euro al mese.
Quando qualcuno vuol giustificare gli eccessi o le malefatte di qualcun
altro, proverà ad additare chiunque la pensi in senso contrario
dandogli del qualunquista, del populista o del demagogo. A ben pensare,
anche i ladri hanno bisogno di un “palo” fuori dal negozio, con cui
condividere la responsabilità dei propri reati, con cui condividere il
marciume della propria coscienza.
Di conseguenza siamo ben consapevoli del rischio cui andiamo
incontro, ma come nel nostro stile ce ne freghiamo, lasciando a ciascuno
dei nostri lettori la possibilità di trarre un proprio convincimento.
Uruguay, Sud America, dall’altra parte del mondo. Ai più sarà noto per il Penarol di Montevideo e
per la fortissima presenza di oriundi italiani. Non è certo una potenza
economica, con una superficie di poco superiore alla Grecia e la
popolazione di Roma ed hinterland.
Non dispone di forze armate che comprano aerei da caccia dell’ultima generazione, né di un parlamento di parassiti o di burocrati corrotti. E alla presidenza della repubblica, da un paio d’anni, c’è un uomo. Uno tipo semplice, faccione rassicurante, figlio di emigrati, madre piemontese. Prossimo agli ottanta ma ben consapevole del teorema dell’Uomo Ragno: da un grande potere deriva una grande responsabilità.
“I soldi mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani
vive con molto meno”. José Muijca, in relazione al suo appannaggio di
800 euro mensili. Napolitano ne guadagna circa 20000…
José Muijca è tutto questo, un personaggio fuori dagli schemi perché è l’esempio della classe dirigente che diviene tale perché è la base a decidere che la sua esperienza di vita può essere utile ad una comunità. Non un titolo accademico, ma l’esperienza sul campo. Non un tipo tutto lampada e aperitivi, ma un uomo vecchio stile, che però acquista dalla Cina gli autobus elettrici perché è sensibile ai problemi dell’ambiente, ogni giorno più attuali.
E’ un ex Tupamaros, un oppositore alla dittatura militare (instauratasi nel paese sudamericano nel 1972) di Juan Maria Bordaberry e Mendez, ha trascorso 13 anni in carcere e grazie ad un indulto è adesso presidente della repubblica uruguayana. Solo che, a differenza dei suoi esimi colleghi, non dispone di auto blu, jet privati, vitalizi, rimborsi da favola: guadagna circa 800 euro al mese. Stracquadanio lo prenderebbe per sfigato, Paniz e Pepe si sarebbero già impiccati, se è vero che con 3600 euro vivono male.
Muijca non ha una laurea alla Bocconi o al MIT, e forse anche per questo è in grado di capire realmente i bisogni del popolo. Nel suo piccolo si sente un privilegiato, perché sa che una buona parte dei suoi concittadini vive con meno di quella cifra. Ha
quello che manca alla politica nostrana, troppo persa tra palazzi,
festini, cocktail e cene offerte (perché pagate dalla comunità), ovvero
il contatto con la base. Quello che servirebbe, a certi deputati di casa
nostra per evitar loro di dire stupidaggini del tipo “un impiegato ed un parlamentare? Guadagnano quasi la stessa cifra!“. Oltre al pessimo senso civico che un’affermazione del genere sottintende, si notino le chiarissime difficoltà di calcolo che chi pronuncia una frase simile porta con sé.
Non passerà alla storia, Muijca, perché dalle
nostre parti si ricordano con più facilità i geni del malaffare, quelli
che fanno patti con la mafia e i professionisti della politica. Eppure
questo simpatico signore è un vero politico, di quelli che stanno vicini
alla gente che soffre. E’ pieno inverno nell’emisfero sud e il
presidente apre le porte della sua residenza presidenziale ai senza tetto. Se chiedessimo a Napolitano di fare lo stesso, dovremmo sorbirci le menate di chi ancora insiste su una presunta superiorità (morale? economica? politica?) dell’Italia, in cui non si può fare quello che si fa in Islanda,
né a fortiori quello che si fa in Uruguay. Ma sono tutti d’accordo se
gli stipendi da pagare a chi lavora vengono livellati con quelli di
Serbia, e Polonia, se il modello da imitare è la Cina, seppur con
pressioni fiscali degne di Svizzera, Usa, Germania e servizi sociali da
terzo mondo.
Mujica è l’esempio di come sia ancora possibile credere in una politica antropocentrica che non si perde in paroloni o proclami, ma prende soltanto coscienza di una determinata circostanza storica e si adatta di conseguenza.
Proprio quello in cui i nostri politici sono più carenti. Purtroppo per noi.
Nicola Spinella
visto su agoravox.it e copiato e postato su questo blog
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