giovedì 16 agosto 2012

L’uomo primitivo... mai esistito!

Uno dei postulati dell’evoluzionismo contrasta le asserzioni di divina Rivelazione sulla caduta dell’uomo, creato da Dio perfetto e poi precipitato nelle deficienze inferte e determinate nella nostra natura dal peccato.

Infatti, checché ne dicano gli scienziati della Specula Vaticana – i quali pensano di poter conciliare l’inconciliabile (classico e quanto mai calzante diavolo ed acqua santa) – l’idea stessa di una evoluzione dal meno perfetto al più complesso implica un vero capovolgimento di prospettiva nei confronti del peccato originale, il quale, al contrario, attesta precisamente una decadenza da una situazione di benessere ad altra certamente peggiorativa.


Tra l’altro, non occorre essere dei geni per porre in evidenza un dato di fatto acclarato: la verità di un decadimento ed abbrutimento dell’umanità «verso il basso» è tema ricorrente in tutte le antiche tradizioni: dai miti dell’Olimpo narrati da Esiodo [«un’aurea stirpe di uomini mortali», che «crearono nei primissimi tempi gli immortali che hanno la dimora sull’Olimpo. Essi vissero ai tempi di Crono, quando regnava nel cielo; come dèi passavan la vita con l’animo sgombro da angosce, lontani, fuori dalle fatiche e dalla miseria; né la misera vecchiaia incombeva su loro (...) tutte le cose belle essi avevano» (Le opere e i giorni, versi 109 e seguenti)], fino alla tradizione egeoanatolica degli Iperborei, passando per il Satya Yuga, indù – epoca della Verità, nella quale l’umanità gode di una spontanea saggezza data dalla propria vicinanza al divino – senza tralasciare le narrazioni sciamaniche, antecedenti al buddismo, ed in questo incorporate nella dottrina del «Kalachakra» (la«Ruota del Tempo»), ove si racconta di una mitica città di «Shambhala», in Sanscrito «Fonte della Felicità»…, per terminare con i riscontri di caratteri cuneiformi (nella biblioteca di Nippur), che cantano di una perduta età dell’oro, terminata, secondo i Sumeri, a causa della gelosia del dio Enki nei confronti del dio Enlil…(ricorda nulla? L’inizio del libro della Sapienza…).

Genesi, quindi, non è voce isolata, ma spiegazione teologica e storica di un evento realmente accaduto.

Si potrebbe sempre obiettare che si tratti di copiature reciproche o risalenti ad un «antenato comune», come al solito mai trovato ed inventato di sana pianta… – un po’ come, passatemi l’analogia, che qui nulla c’entra, ma che rivela l’atteggiamento mentale dello studioso moderno e modernista (colmo di pregiudizi ideologici!) la fonte Q dei santi Vangeli! (ovviamente fonte inesistente, considerato il brevissimo lasso di tempo tra fatti e narrazione del fatto… a meno che non la si voglia identificare con gli «appunti» dei santi apostoli, ma l’intenzione, nel caso di specie, è quella di interporre un lasso temporale che giustifichi la tarda composizione!) – questo antenato/tradizione sarebbe quella che abbia poi influenzato tutte le altre; ma se fosse così, allora ci troveremmo niente più e niente meno che nell’alveo dell’unica Tradizione (difesa a diverso titolo da esoteristi e da cattolici, non modernisti si intende!) che poi è stata cambiata ed adattata a seconda dei luoghi e delle circostanze, senza nulla togliere alla verità del suo nucleo essenziale.

Al contrario, l’idea di un’età della Pietra – tanto propugnata da archeologi evoluzionisti (magari in latenza o inconsapevolmente) – è funzionale proprio al racconto dello scimmione «evolutosi», anche se risulta tuttavia poco conciliabile non soltanto con le tradizioni antiche – che, per il fatto di attestare tutte contemporaneamente le medesime verità, sebbene variamente sfumate, debbano perciò stesso meritare l’attenzione di antropologi e studiosi: se tutti hanno creduto la stessa cosa in luoghi differenti, probabilmente quella cosa deve avere, per lo meno, una parvenza di verità; sembra invece insostenibile pensare il contrario (come di fatto accade con l’evoluzione dell’umanità, secondo parametri di antropologia evoluzionista: età della pietra, età del bronzo, del ferro e via dicendo…) – ma perfino ai numerosi ritrovamenti archeologici.

Tanto è così che lo stupore degli studiosi di fronte a reiterate conferme di «impossibili storici» sfocia nel fantascientifico: sempre più spesso l’archeologia si muta in paleofulogia (su cui scrivemmo). Tutto questo però accade soltanto per una ragione: mai contestare l’assioma ideologicamente scelto dell’evoluzione umana! È chiaro: se l’uomo discende dalla scimmia, prima di essere un sapiens vero e geniale, devono passare secoli, anzi!, millenni! Dal che quanto cozza contro tale non provata teoria il rinvenimento di reperti archeologici completamente inspiegabili dal punto di vista cronologico, stante la supposta arretratezza del genere umano per l’epoca alla quale risalgono?

Ecco perché diversi documentari su History, Discovery Chanel , National Geografic si riempiono delle opinioni di fantascienziati, amanti di UFO, alieni e civiltà superiori, che ci avrebbero colonizzato illo tempore… di fatto, altra spiegazione non c’è! Delle due l’una: o l’uomo preistorico non è mai esistito (quindi era già evoluto e tecnologicamente avanzato, in qualche modo, e pertanto, mai scimmione!!!) oppure devono essere stati gli alieni.

Chiaramente la prima ipotesi non viene neppure presa in considerazione: meglio l’improponibile omino verde colonizzante piuttosto che contraddire Darwin… l’infallibile!

Mi riferisco, pertanto, ai cosiddetti misteri dell’archeologia antica, non soltanto i cosiddetti «OOPARTs», ovvero «Out Of Place ARTifacts», che potremmo tradurre come «Manufatti fuori luogo», ma interi siti preistorici, che lasciano molto perplessi i moderni studiosi. Senza fare un elenco esaustivo: dalle Piramidi a Göbekli Tepe e ancora dalla piramide di Yonaguni alle linee di Nazca… e via dicendo.

Invito alla lettura di alcuni spunti di riflessione al sito harunyahya.it utili a comprendere quanto finora oggetto di riflessione.

Stefano Maria Chiari                                                        10 agosto 2012

fonte effedieffe.com 

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