sabato 18 agosto 2012

L’agenzia delle entrate e redditometro scoprono i morti di fame (veri)

Come speculare sulle molliche dei cittadini.
A giugno di questo, ricevo un plico dall'agenzia delle entrate in cui mi si chiede un controllo patrimoniale su tutta la mia famiglia, perché è impossibile pagare 15 mila euro per un master quando si lavora. Si deve pagare un mutuo, in più risultavano a me intestate una sfilza di autovetture targate Cartagine e rottamate da oltre 20 anni.
Stupefatto per l'entità di tale verifica che se fosse fatta ad una azienda avrebbe un senso, ma ad un impiegato a stipendio fisso mi sembra una stupidagine, mi rivolgo ad un commercialista che essendo un familiare mi risolve la questione gratuitamente, proponendomi di accompagnarmi all'ufficio preposto di fronte al funzionario addetto alla mia pratica. Già iniziano i guai,
infatti l'indirizzo esposto sulla carta intestata dell'agenzia delle entrate non corrisponde a quello del funzionario che ha in carico la mia pratica di accertamento, e così prendiamo un altro appuntamento.
Al secondo appuntamento troviamo finalmente il funzionario e nell'attesa che ci riceva cerco di guardare le altre persone che come me sono state oggetto di verifica fiscale, e noto che sono tutti povera gente, ragazzi con contratto a progetto, molti pensionati ed un nugolo di commercianti che solo per come sono vestiti (molto male) fanno capire che sono in condizione di disagio economico e sociale.
Tutti hanno controlli su piccoli parametri di non coerenza e tutti tirano avanti grazie all'aiuto come me di un genitore che con qualche sacrificio partecipa alla quadratura del ménage economico, infatti io ero fuori parametri perché avevo speso l'equivalente di una utilitaria in istruzione, ma non posseggo autovetture ed ho aiuti dalla famiglia.
Scopro che l'aiuto diventa quasi un reddito, e quindi come tale va dimostrato e verificato, e così mi trovo costretto a portare gli estratti conto di mezza famiglia, costringendomi ad una spesa di oltre 200 euro in spese bancarie, (come al solito gli unici in Italia che ci guadagnano da qualunque situazione) consegnare il tutto al funzionario il quale visti i miei disastrosi conti, mi congeda rassicurandomi di aver compreso l'errore, anche perché avendo effettuato la spesa del master a rate di molti anni sarei rientrato nei parametri.
Un commento vorrei farlo serenamente: mi fa piacere che questi controlli ci siano, perché ci dà la misura di essere come strumenti investigativi allineati, ai paesi più virtuosi e tecnologicamente più devoti alla ricerca informatica del nostro; perché, però, siamo sempre noi che dobbiamo presentare montagne di carte alle quali i Ministeri hanno accesso?
Infatti pur non avendo ricevuto nessuna multa, una sono stato costretto a pagarla, e cioè, tre giorni persi di lavoro, miei e del commercialista, e tutta la documentazione bancaria di 5 componenti della famiglia arrivando quasi alla seconda generazione. Tutto questo è giusto?
E secondo voi anche nel qual caso avessi avuto una ammenda, di quanto sarebbe potuta essere? L'evasione di un povero cristo che si trova per lavoro fuori casa 14 ore al giorno a quanto può ammontare, tenuto conto che nella vita esiste anche il sacrosanto riposo.Di un migliaio di euro? Allora non sarebbe più proficuo indirizzare tali controlli verso evasioni più sostanziose e sicure invece di andare a raccattare le solite briciole ai soliti poveri cristi?
Commentate ed un saluto.
Massimo Mazzarini

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