martedì 14 agosto 2012

Sardegna : allarme rosso

Ecco come lo Stato (tutti i Governi) ha decretato la fine di un paradiso naturalistico, a parte i danni inflitti  con le più estese servitù militari d’Europa e i poligoni bellici a cielo aperto, ad un tiro di schioppo dai centri abitati. 20 milioni di metri cubi di fanghi inquinanti e pericolosi abbandonati in riva al mare di Porto Scuso, precisamente a Sa Foxi, nei pressi di Portovesme. Esattamente di fronte all’isola di San Pietro, dove sono stati affondati alcuni relitti dei veleni. La stima ufficiale per difetto è pari a 100 campi di calcio, infatti riporta il conto degli scarti di lavorazione dal 1975 al 2008. Prima, per quasi 4 anni, l’Eurallumina scaricava direttamente nel Mediterraneo, invece di smaltire legalmente le scorie micidiali. Già, ma chi si ricorda? I Governi tricolore hanno sempre fatto finta di niente, forse per un tornaconto elettorale. Questo macroscopico cancro è tecnicamente un bacino di veleni profondo una trentina di metri, che si è insinuato perfino nelle falde acquifere del Sulcis.

I miscugli tossici oltre agli umani fanno strage di tonni. Soltanto il 29 settembre 2009 il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri su mandato della magistratura ha sequestrato un’area estesa per 174 ettari, venduta un anno prima ai russi di Rusal. Il reato ipotizzato è “disastro ambientale doloso con inquinamento delle acque di falda, cagionato dal bacino dei fanghi rossi”. La scoperta degli inquirenti è stata casuale, nonostante le denunce di Angelo Cremone. A causa di un incidente impossibile da occultare, le analisi hanno rilevato la presenza di fluoruri, boro, manganese e arsenico, in percentuali che superano i limiti (politici, non biologici, già ampi) stabiliti dalle normative. Tre anni fa il ministero dell’Ambiente è stato nominato custode giudiziale della bomba ad orologeria. L’area – così come altre 56 individuate  ufficialmente 16 anni fa in nel resto d’Italia -  non è stata bonificata.
Colonialismo italiota - Un sistema basato sullo scambio tra posti di lavoro (a rischio di vita) e sfruttamento del territorio a base di inquinamento irreversibile. Dopo mezzo secolo con la legge che finanziò l’apertura dei primi poli petrolchimici di Sarroch e di Porto Torres, il disastro non si può più occultare. Una pianificazione di Stato che ha punteggiato l’isola lasciando solo morti e macerie. Dopo la strage del 2009 ancora una vittima: la sesta in 5 anni. Il 12 aprile 2011 è morto Pierpaolo Pulvirenti: all’anagrafe aveva 23 anni. “La dinamica di questo incidente dimostra che nella raffineria più grande del Mediterraneo non c’è attenzione per la sicurezza dei lavoratori” dichiara Enzo Costa, segretario generale della Cgil sarda. E conclude: “La Saras è sotto processo per i morti del 2009 e sembra reiterare infrazioni simili al passato”. Il 14 aprile 2007 è morto Felice Schirru, 34 primavere. E poi, il 26 maggio 2009 sono deceduti sul lavoro: Daniele Melis (29 anni), Bruno Muntoni (58 anni) e Gigi Solinas (27 anni). Il fatturato della Saras si aggira sugli 8 miliardi di euro all’anno: in loco si lavora il 15 per cento del greggio che affluisce in Italia. La maggioranza delle azioni Saras è in mano ai due germani Gian Marco e Massimo Moratti. Il primo è presidente, l’altro è amministratore delegato. Ogni anno l’azienda paga ai due padroni uno stipendio di 2,5 milioni di euro a testa, esclusi i dividendi. Massimo Moratti è anche presidente dell’Inter, mentre la sua consorte Emilia (detta Milly) è un’icona del centro sinistra. La Moglie di Gian Marco, Letizia, è stata sindaco di Milano. Insomma, vip indimenticabili.
 
Gianni Lannes
articolo visto su stampalibera.com e copiato e postato su questo blog

La distruzione e il saccheggio della nostra regione viene, come sempre, sottovalutata o ignorata. E' un argomento che riprenderò presto con verifiche e studi e approfondimenti che farò di persona. Buon ferragosto e buone vacanze.

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