martedì 28 agosto 2012

Germania: "Chiese e ambasciate paghino i diritti sul porno online o pubblicheremo i nomi"

La lotta ai diritti di proprietà intellettuale aggiunge un nuovo capitolo. I metodi trovati per debbellare i fenomeni di pirateria e file-sharing, stavolta, potrebbero essere imbarazzanti.
Che la lotta sarebbe diventata senza esclusione di colpi lo si era capito fin dai tempi di Napster, ma quando il gioco si fa duro evidentemente i duri entrano in gioco. E i più duri sembrano essere loro, gli avvocati della Urmann, un noto studio legale tedesco che si occupa di casi di pirataggio e file sharing.

Ormai sono all'ordine del giorno le violazioni dei copyright sui file multimediali ed è un problema che colpisce tutti i settori che si basano sulla diffusione di dati. Dal cinema, che ha visto ridursi il settore home -video di più del 50% negli ultimi dieci anni, fino ad arrivare alla musica dove alcune etichette storiche hanno tremato e sofferto tanto la pirateria da rischiare la chiusura e il fallimento.
Ma la maggioranza dei clienti della Urmann si occupa di un settore particolare, la pornografia. La gran parte dei casi finisce nel patteggiamento e nel pagamento di una cifra che soddisfa la parte lesa, a cui non conviene, comunque affrontare la lunghezza e la spesa che portebbero un processo. Ma secondo lo studio ben 150.000 utenti sarebbero ancora in pendenza di pagamento, così gli avvocati sono passati a una minaccia concreta. Non di intentare una causa, ma di pubblicare la lista completa di chi non provvederà a saldare il dovuto.
A rendere possibile questo provvedimento sarebbe una sentenza della Corte Costituzionale Federale. L'ironia vuole che nella lista vi siano i nomi di molti esponenti della chiesa tedesca, di ambasciate straniere e addirittura alcune stazioni di polizia.
Molti si sono detti preoccupati da queste dichiarazioni (viene spontaneo chiedersi anche il perché), che effettivamente rasentano il ricatto bello e buono, come per primo il partito della Pirateria, che si dice sconcertato. Da parte loro gli "Anonymous", che non si lasciano sfuggire un'occasione per innalzarsi a giustizieri del Web, hanno già dichiarato di essere pronti ad occuparsi della faccenda, se i dati verranno realmente pubblicati. E sappiamo che loro non scherzano.
Francesco Arnaldi
da capire se è chiesa cattolica o no.

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