giovedì 28 febbraio 2019

Italia. Occupati. 9.568 milioni sono occupati a meno di 40 ore settimanali.

Giuseppe Sandro Mela.

2019-02-28.

Massi 001

Istat fornisce la seguente definizione per il termine ‘occupati’:

«Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:

– hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura;

– hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente;

– sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.»

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Come si constata, il termine occupato riscontrabile nei report statistici ufficiali non pertiene a quanti con un lavoro continuativo a pieno orario possano mantenere sé stessi e la propria famiglia: è sufficiente che la persona abbia svolto almeno una sola ora lavorativa in una qualche maniera retribuita. È una definizione invero molto ampia.

Nel report Occupati e Disoccupati, dicembre 2018, l’Istat rilevava un totale di 23.269 milioni di occupati, 13.493 milioni di maschi e 9.777 di femmine. Il tasso di occupazione sarebbe quindi del 58.8%.

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È uscito anche un altro interessante Report:

Quelli che lavorano 10 ore la settimana sono 592mila

«Il fatto sorprendente è che le 40 ore a settimana, le classiche 8 ore al giorno che da sempre hanno rappresentato quasi un’ovvietà per chi entra nel mondo del lavoro, sono una realtà “solo” per 11 milioni e 605mila italiani»

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«9 milioni e 568mila sono occupate per meno di 40 ore settimanali.»

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«Affrontando poi la “zona 40”, dei 13 milioni e 349 mila lavoratori uomini italiani, il 62,9%, ovvero 8 milioni e 409mila, lavora almeno 40 ore»

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«4 milioni e 3 mila, ovvero il 29,9% è sotto la fatidica soglia»

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«Per quanto riguarda le donne, su 9 milioni e 674mila lavoratrici italiane, sono 3 milioni e 196mila con un carico lavorativo di almeno 40 ore (33%), mentre sono ben 5 milioni e 564 mila sotto soglia 40, cioè il 57,5%.»

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«Per 592mila italiani la settimana lavorativa consiste in un orario che va da un minimo di 1 a un massimo di 10 ore che, certamente, non garantisce un reddito soddisfacente»

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Eliminiamo immediatamente una possibile obiezione.

Se è vero che in talune circostanze alcune persone ricercano per loro motivi personali un lavoro non troppo impegnativo come orario, sarebbe altrettanto vero chiarire subito che tale quota non supera il 15% del totale, ossia 1.435 milioni. I restanti 8.133 milioni vorrebbero poter lavorare a tempo completo, ma non lo trovano.

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Il fatto che su sessanta e passa milioni di abitanti lavorino a tempo pieno solo 11 milioni e 605mila italiani dovrebbe fornire ampio materiale di meditazione.

Nessuno poi si stupisca se il fatturato industriale sia sceso del -7.3% a/a: se non si lavora, non si produce nulla da vendere.

Similmente, nessuno poi si scandalizzi che l’Inps sia in dissesto: solo 11.605 milioni di lavoratori versano pieni contributi: i restanti 9.568 milioni versano contributi ridotti i base alle ore lavorate. Spesso poco o nulla.

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Non ci si illuda che una simile situazione possa durare a lungo nel tempo.

Dal nostro sommesso punto di vista, l’unico modo per uscire da questo stallo è la generazione di posti di lavoro reali, produttivi: sia ex-novo, sia facendo transitare da parte time a full time i lavoratori.

Compito dello stato dovrebbe essere quello di generare un clima tale per cui la gente sia invogliata ad istituire posti di lavoro: e da questo punto di vista la riduzione di tasse e burocrazia sono mandatorie.

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