giovedì 21 febbraio 2019

Boom economico di un deserto – Israele il paese dove non scorre solo latte e miele (di Tanja Rancani)



Debito pubblico su PIL sotto al 60%, PIL pro capite in costante aumento, reddito pro capite superiore a quello della Germania, disoccupazione attorno al 4% e tutto in un paese dove non ci sono risorse naturali, scarse risorse minerarie e poca acqua! Se immaginiamo che Israele spende ben 40% del proprio PIL per spese militari, tutto questo appare strabiliante e pensare che non hanno nemmeno una moneta forte come l’Euro, solo il fiacco Shekel che vale 25 centesimi di Euro. Come ce l’ha fatta lo stato ebraico, che è grande come la Puglia, ad arrivare dov’é?

Era il 1996, ero seduta ad una stazione di autobus a Tel Aviv, aspettavo il bus che mi portasse al College a Gerusalemme. Ero convinta di aspettare chi sa quanto e infatti ero partita già molto presto. Dopo 2 minuti arriva un furgone e un autista palestinese mi domanda: “Le Yerushalaim?” Non mi son fidata “Lo toda raba!” dopo altri 3 minuti arriva la corriera, monto e percorro i 60 chilometri impiegando circa 50 minuti. Arrivai con più di un ora d’anticipo, cosa che sfruttai per passeggiare dalla stazione centrale fino a Derech Jaffo e poi verso il mio College americano. Oggi questo percorso dura esattamente 28 minuti, ce il TAV, che però sul tratto in salita può procedere solo a 168km/h, visto che Gerusalemme si trova a 800 metri sopra mare. Comunque che fretta vuoi avere in un paese che da nord a sud misura 503 chilometri e da est ad ovest 69? Da quella volta in poi presi volentieri i super taxi, che condividi con altri passeggeri pagando un prezzo veramente irrisorio, oltreché ad essere super veloci!
Israele corre invece, corre sempre, tutti corrono e vogliono raggiungere lo sai cosa?, il successo!! Sì proprio quello, perché hai la possibilità, quasi come se fosse un dovere. Il “will to risk”, il essere disposti a prendere un rischio è certamente una delle ragioni perché ce quell’imprenditoria così vigorosa. Israele è il paese con la più alta densità di start-up al mondo e il pezzo da leone lo fanno le aziende di high-tech, perlopiù nel settore informatico. Leader nel settore agrotecnico, intelligence, nanotecnologie, software, ingegneria, chimica, farmaceutica, tecnologia di recupero, potabilizzazione delle acque e desalinizzazione, ecc. ecc. Una volta qualcuno mi disse:”se trovi un israeliano che non è un inventore, avrai trovato un israeliano morto” e a dire il vero, ce l’hanno proprio dentro! Lo stato ebraico ha contribuito tanto tramite delle politiche ad hoc, non badando a spese ed investendo quanto è possibile in ricerca e sviluppo. Uno dei centri di ricerca più rinomati al mondo è il Weizmann Institute di Rechovot, famoso certamente per il suo acceleratore di particelle, ma rinomato per la ricerca nel campo dell’oncologia (medicina e biologia), biochimica, chimica, matematica, fisica ed informatica. Difatti la ricerca scientifica è una delle essenziale per lo sviluppo economico di un paese!
Questa culla dell’high-tech è sede di Google, Facebook, IBM, HP e i primi ad aver avuto fiuto per l’inventiva ebraica nel campo informatico sono stati Microsoft e Apple, che hanno creato i loro primari centri di ricerca all’estero proprio in Israele. Pensate che dopo USA e Cina è il paese con il maggior numero di aziende quotate in Nasdaq, più di India o Corea. Tutto questo ebbe inizio grazie all’high-tech applicato all’agricoltura. Israele infatti si sviluppò come importante esportatore di frutta, arance in particolare. Negli anni 80 diventa sempre più un esportatore di high-tech del settore e questo è stato il motore per la trasformazione.
Questo cambiamento da un paese agricolo fino negli anni ottanta, ad un paese d’alta tecnologia è avvenuto per necessità. Le scarse quantità d’acqua hanno costretto questo piccolissimo paese all’inventiva, utilizzando tecniche d’irrigazione che necessitano quantità d’acqua minori, integrano acque desalinizzate e sono convenienti dal punto di vista energetico. Quindi tutto partì proprio dall’agrotecnica e non da complesse tecnologie militari, come tanti pensano. D’altronde è famoso il fatto che sono riusciti a mutare zone desertificate in oasi fiorenti, utilizzando e trasportando l’acqua del mare per chilometri e chilometri nell’entroterra. Certamente il fatto d’essere circondati da eserciti potenti e nemici, ha contribuito a sviluppare le tecnologie militari superlative. Negli anni 60-70 l’unica possibilità di sopravvivenza era la supremazia tecnologica, dalla quale si svilupparono tecnologie come cybersecurity o la nanotecnologia, oppure certe tecnologie mediche.
Le ricadute di Zahal, come viene chiamato il militare in Israele, sulla popolazione e sui giovani in particolar modo sono molteplici, ma una qualità alla quale vengono allenati tutti i soldati è il “problem solving”. Infatti il risolvere problemi inaspettati è la dote principale che serve in situazioni delicate, come anche nella vita economica. In 2 anni di leva per le donne e 3 anni per gli uomini, i giovani vengono allenati al superare difficoltà, esponendoli a missioni che appaiano impossibili. Questo è alla base del coraggio dei giovani a fondare le loro start-up e osare di commercializzare le loro creazioni. Saranno le tante start-up un motivo per essere all’avanguardia mondiale nel settore pubblicitario? Israele è leader in nanotecnologia e intelligenza artificiale e (udite, udite) in tecnologie per macchine elettriche. Avere un piccolo paese densamente popolato, significa aver molta premura per l’ambiente e doversi concentrare su tutte quelle tecnologie che permettono di risparmiare risorse, riciclare scarti e trasformare. Quindi un altro motivo per cui avere inventiva!
La creatività nasce anche dalla cultura multiculturale d’Israele, che unisce su pochissimo spazio cittadini da oltre 70 paesi d’origine e delle più diverse religioni, come ebraismo, islam, cristianesimo o buddismo. Oltreché conoscere le regole del management è importante il saper fare squadra e non arrendersi quando un progetto non va in porto oppure è completamente fallito. Anzi, il rialzarsi dopo essere caduti è una grande molla per il rilancio, lo sviluppo e la creatività e in questo il senso comunitario aiuta molto.
Vorrei chiudere con le parole di un giornalista, Saul Singer, co-autore del libro “Laboratorio Israele”, che domandato su quale fosse il segreto del successo d’Israele disse: “Determinazione, lavorare molto e non arrendersi, è parte della nostra cultura, di come cresciamo i figli. Diamo loro più libertà, più responsabilità. Facciamo in modo che i bambini diventino subito indipendenti. Ovunque io vado, Medio Oriente, America Latina, ecc. le persone mi dicono che non amano assumersi rischi, qui (in Israele) è il contrario. E parte della nostra storia.
Oggi a Gerusalemme c’è il tram leggero e da Derech Jaffo alla mia scuola ci andrei in meno di 5 minuti.
fonte : https://scenarieconomici.it/boom-economico-di-un-deserto-israele-il-paese-dove-non-scorre-solo-latte-e-miele-di-tanja-rancani/

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