Conte. Uomo forte e mite, con due didimi grossi così. Verhofstadt.
Giuseppe Sandro Mela
2019-02-14.
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«Il premier: «Il nostro governo esprime il cambiamento in Italia ed Europa: per questo mi attaccano, molti di loro non verranno rieletti». Le critiche al grillino Di Battista: «Non ha un ruolo di governo. E le sue posizioni non lo rispecchiano.»
«Me li aspettavo, gli attacchi. Non prevedevo la scompostezza, le falsità. Ho avuto l’impressione che per alcuni parlamentari europei, il discorso di martedì sia stato un po’ il canto del cigno…»
Serafico, e confermando la sua fama di incassatore, il premier Giuseppe Conte racconta l’aggressione verbale che ha subito nell’aula di Strasburgo, come un prezzo inevitabile pagato a quello che ritiene di rappresentare»
«Il mio», osserva, «è un governo che esprime il cambiamento in atto in Italia e in Europa. Per questo mi hanno attaccato. Molti di loro sanno che non verranno rieletti. Sono figli di forze con una vecchia ispirazione. Il nuovo vento li spiazza. Ma dispiace solo che per colpirmi siano ricorsi a falsità, tipo che facciamo morire i bambini africani in mare o che difendiamo il venezuelano Nicolàs Maduro»»
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Ecco dei passi da mettere in cornice:
«Tutti parlano di stabilità finanziaria, meno di stabilità politica e sociale. E si trascura il consenso interno altissimo che la mia maggioranza ha, altri Paesi no. Il premier socialista Pedro Sanchez, in Spagna, sta andando diritto verso il voto anticipato. In Belgio sul fiscal compact c’è stata una crisi di governo»
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«Nei quaranta minuti del mio intervento ho cercato di far capire lo stato di crisi dell’Unione europea e di indicare le strategie per uscirne. Sono stato critico e costruttivo. Loro, invece, no. Doveva essere la loro vetrina, ma non l’hanno occupata bene»
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«È andato come leader del M5S. Anche quando l’ungherese Viktor Orban di recente è venuto a incontrare il vicepremier leghista Matteo Salvini, è stato un incontro politico, tra leader di partito, e si è svolto a Milano». Imperterrito, seguendo un ragionamento che sembra impossibile scalfire, il premier aggiunge che i «gilet gialli, per quanto in modo confuso e a volte sbagliato, cercano di interpretare quanto di muovo si sta muovendo nella società francese, che piaccia o no. A Strasburgo, invece, ho visto riaffiorare la vecchia politica»
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Diamo atto con grande piacere che il Presidente Conte sia uomo pacato ma fermo, e che abbia reagito da gran signore alle contumelie che gli sciorinava Mr Guy Verhofstadt che, se dovessimo usare il linguaggio che gli è solito, è la lattrina dell’europarlamento.
Mr Conte ha dalla sua un grande consenso popolare, proprio quel consenso che i liberal socialisti si sono alienati con le loro ideologie e con i loro comportamenti.
In uno stato democratico si parla, si discute, si confrontano idee e progetti diversi: è la fisiologica dialettica della democrazia. E l’Italia è al momento uno dei pochi stati europei ove si discuta. Le personalità politiche che la pensano nell’identico modo sono il frutto delle dittature: il pensiero unico è la classica manifestazione della dittatura. Ma i dibattiti, anche accesi, non possono né debbono trascendere: chi non rispetta la persona dell’avversario politico è solamente e semplicemente un nazionalsocialista. E Mr Verhofstadt ben incarna quella ideologia razzista e settaria.
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Il 23 – 26 maggio si voterà per le elezioni europee.
Gran quota degli attuali europarlamentari sarà trombata, e lo sarà in modo particolarmente doloroso. Stando ai sondaggi, gli identitari sovranisti dovrebbero poter ottenere lusinghieri successi.
Scompariranno dalla scena i vari Juncker, Tusk, Moscovici, Oettinger, e, manco a dirlo, Verhofstadt.
Ma siano pur certi che noi non li dimenticheremo mai.
Nota.
Si era nascosto molto bene, ma alla fine lo abbiamo trovato.
Abbiamo preso Eichmann e lo abbiamo portato in Patria. Lo abbiamo processato con equo processo. Lo abbiamo condannato. Abbiamo infine eseguito la sentenza.
Lapidario il commento di una delle mie ultime pronipoti, 9 anni, non vive in Italia: “Burattino sarà lui”.
“Il governo va avanti. Andremo avanti anche più forte di prima”. Lo assicura il premier Giuseppe Conte che, in due colloqui con Corriere della Sera e Repubblica, parla dello scontro di martedì al Parlamento europeo: “Per colpirmi hanno usato falsità. Si trascura il consenso interno altissimo che la mia maggioranza ha e altri Paesi no”. “Il mio è un governo che esprime il cambiamento in atto in Italia e in Europa. Per questo mi hanno attaccato. Molti di loro sanno che non verranno rieletti. Sono figli di forze con una vecchia ispirazione. Il nuovo vento li spiazza”, afferma Conte. “Chi parlava apparteneva alle vecchie famiglie politiche. Anzi, per molti di loro era una sorta di canto del cigno”.
“Mi hanno descritto come confuso. Ma non è vero. Semmai ero amareggiato, perché è stata persa un’occasione. Potevamo discutere del futuro dell’Unione e invece alcuni parlamentari hanno trasformato l’aula di Strasburgo in un’arena da talk show”, prosegue Conte, che parla di “attacchi scomposti” a cui – dice – “ho risposto pan per focaccia”. “Hanno insultato me e attraverso di me tutto il nostro Paese. Non potevo accettarlo. E avevo l’obbligo di far notare che io, a differenza di altri, non son un prestanome di qualche comitato d’affari. Che non ho conflitti di interesse”, sottolinea. Sul fatto che gli attacchi fossero rivolti a Matteo Salvini e a Luigi Di Maio, “il leader del governo sono io, più di loro. Io rappresento l’unità e l’azione dell’esecutivo”. Il premier nega l’immagine di un’Italia isolata: “Con Angela Merkel il rapporto è eccellente. Con Parigi risolveremo presto. E non siamo mai stati contro l’Ue. Noi lavoriamo semmai a un cambio di rotta, per un’Europa più equa e solidale. Siamo per il cambiamento e le famiglie tradizionali europee si oppongono”, dichiara. Sulla Francia, “l presidente Mattarella come sempre si è mosso molto bene. D’altronde non pensavo che la polemica potesse protrarsi a lungo”, osserva Conte, secondo cui “i gilet gialli, per quanto in modo confuso e a volte sbagliato, cercano di interpretare quanto di muovo si sta muovendo nella società francese, che piaccia o no”. Quanto al Venezuela, “Noi non appoggiamo Maduro. Chiediamo fin dall’inizio elezioni libere e rapide”, rimarca Conte. “Di Battista non ha un ruolo di governo e le sue posizioni non lo rispecchiano”.
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