E i risultati si vedono proprio nella dura realtà di chi, giovane e meno giovane, è restio ad abbandonare il tetto domestico. E non tanto perché si è pigri, ma perché là fuori non c’è nulla, non ci sono opportunità per costruirsi una vita autonoma,
non ci sono realtà imprenditoriali che permettano di riscattare nel
lavoro gli anni di studio. Non ci sono insomma occasioni che diano al
giovane la possibilità di crescere, di realizzarsi e di farsi una
famiglia. E questo perché non ci sono leggi che le favoriscano.
Dunque è davvero ridicolo, se non offensivo dare del choosy
o del bamboccione a un ragazzo, semplicemente perché sta a casa e non
lavora o lavora da precario. Certo, indubbiamente con mamma e papà abita
anche la categoria degli scansafatiche, ma è altrettanto indubbio che
la società odierna, così ostile nei confronti dei valori fondamentali
che hanno reso grande la nostra civiltà – famiglia e impresa – non fa
nulla per valorizzare le nuove generazioni. E così i nostri
ragazzi stanno a casa, ad aspettare la grande occasione, che non verrà
mai. Meglio i 400 euro di un call center e un piatto di minestra nel
mentre.
Secondo i dati dell’ISTAT, dell’INPS e del ministero del Lavoro, i ragazzi che “scelgono” di restare nella casa dei genitori sono aumentati in quest’ultimo anno di 120 mila unità, attestandosi a circa 7 milioni.
E a quanto pare il trend è destinato ad aumentare, complice la crisi,
ma anche – come dicevo – una società refrattaria al rinnovamento e alle
scommesse sui giovani e sulle nuove idee. In questo paese è più facile
che ottenga solidarietà e aiuto un immigrato, anziché un giovane
italiano desideroso di farsi una famiglia.
Sembra un’iperbole sociale, ma non lo è.
I politici oggi spendono tempo, denaro ed energie per convincerci di
quanto sia bella l’integrazione e il multiculturalismo e quanto sia
utile che arrivino frotte di immigrati dall’Africa. Spendono parole,
energie e denaro per inculcarci nella nostra dannata testa di
eterosessuali che in fondo, una “famiglia” gay o lesbica è uguale a una
famiglia etero. Ma non fanno nulla – dico nulla – per le
famiglie naturali e per i giovani italiani che quelle famiglie dovranno
(o dovrebbero) costruirsi, affinché ci sia un futuro per tutti.
E allora ecco la verità: i choosy e i bamboccioni non sono nient’altro che il prodotto malato di questa Italia di schifo,
dei suoi politici e della loro indifferenza. Un’Italia dove per avere
un mutuo devi avere un lavoro a dipendenze che però nessuno ti dà. Dove
per avere un lavoro a dipendenze devi avere come minimo tre master,
quattro lauree e possibilmente già un’esperienza che nessuno è disposto a
farti fare perché non hai… esperienza. Ovvero, in alternativa alle
suddette lauree, master ed esperienze, devi avere l’appoggio, la
spintarella, o il calcio nel sedere, possibilmente grosso e importante.
Ovvero ancora, in alternative alle precedenti, devi essere figlio di
qualcuno (professore, notaio, politico, avvocato di grido, grosso
imprenditore ecc.) o quantomeno suo nipote.
Una degradante e triste realtà che fa il
paio perfetto con un’altra ancor più inquietante verità: l’Italia sta
cadendo letteralmente a pezzi, si sta disgregando culturalmente e
identitariamente, e i suoi rottami vengono svenduti a quelle società e quelle culture che i figli li fanno e li esportano pure.
Perché anche questa è una forma di dominazione e conquista. Anche
questo è l’ineluttabile simbolo del declino di una realtà italica che
non considera (più) la famiglia e i suoi giovani delle carte vincenti su
cui scommettere.
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