Traduzione di Anticorpi.info
Il titolo di questo breve saggio è una citazione dalla opera autobiografica Ricordi, Sogni e Riflessioni, di Carl Jung
[1]. In molte pagine del racconto Jung ricorre a tale termine come
parziale motivazione del lavoro di una vita: Jung confida di avere
vissuto, scritto e sviluppato la psicologia analitica in quanto stretto
dalla 'morsa del daimon.' Cosa intendeva dire?
Definizioni di Daimon.
La parola greca 'daimon' significa letteralmente 'distribuire destini.' Di conseguenza il 'daimon' sarebbe la energia o l'essere universale che ci assegnerebbe il nostro destino umano.
La cultura romana adottò il termine e in seguito lo traslitterò nello
attuale 'demone.' Tuttavia si noti che nel significato originale e nella
accezione junghiana il daimon non è l'essere negativo che oggi
associamo al 'demonio.'
Essendo molto versato in letteratura classica, Jung adattò molti concetti antichi alla psicologia moderna, con l'obiettivo di favorire la comprensione del funzionamento dell'inconscio. Il daimon divenne parte centrale del suo pensiero in merito ad argomenti quali la vocazione, la motivazione, la creatività e il potenziale individuale per raggiungere la realizzazione esistenziale.
Essendo molto versato in letteratura classica, Jung adattò molti concetti antichi alla psicologia moderna, con l'obiettivo di favorire la comprensione del funzionamento dell'inconscio. Il daimon divenne parte centrale del suo pensiero in merito ad argomenti quali la vocazione, la motivazione, la creatività e il potenziale individuale per raggiungere la realizzazione esistenziale.
In base alla accezione junghiana, il daimon è qualcosa di alieno che risiede nello inconscio [2], un archetipo o imperativo numinoso
(comando proveniente da una forza / intelligenza superiore - n.d.t.)
[3]. Essendo un archetipo il daimon è universale, appartiene alla
esperienza di tutti i popoli e di tutte le culture. Tra le tribù
indigene si presenta sotto forma di "primitivo concetto di potere" [4] o
come "contenuto autonomo psichico." Esso è una "forza reale come la fame e la paura della morte" [5]. E' una entità autonoma che agisce in noi come una divinità, avanzando pretese e agendo con autorità.
Il poeta MC Richards descrive con
efficacia l'esperienza del daimon quando asserisce che in ognuno di noi
"vive un essere creativo che ci tormenta fino a che non lo liberiamo"
[6]. Molti altri personaggi storici hanno ammesso di essere in preda ad
un daimon, ad esempio il filosofo greco Socrate, il poeta tedesco Goethe
e l'imperatore francese Napoleone Bonaparte [7].
Quando affermiamo che il daimon sia autonomo, intendiamo dire che sfugge
al controllo dell'Ego cosciente; di conseguenza è possibile esserne
posseduti senza esserne consapevoli. Esso non può essere scientemente
indotto a manifestarsi, e quanto più il nostro inconscio è scisso dalla
nostra coscienza, tanto più grande e potente è il nostro daimon [8].
Il daimon si presenta nella vita quotidiana sotto forma di determinati
stati emotivi con un "rilascio di affetto"[9]. In altre parole sentiamo qualcosa, di solito qualcosa di potente, dotata di una energia numinosa che non può essere negata [10].
Nel suo funzionamento il daimon tende ad agire in modo compensativo, vale a dire che funziona come un contrappeso rispetto al nostro stato d'animo consapevole del momento.
Se siamo su di giri il daimon sarà giù di tono. Se siamo statici, esso
sarà energico. In altre parole contiene la "tensione degli opposti", la
contrapposizione tra bene e male. [11]
Esaminiamo gli aspetti negativi. Il lato negativo del daimon coincide
esattamente con la comune espressione 'demone', intesa quale forza
interiore che ci induce a commettere azioni negative.
"Quell'uomo era indemoniato", si usa dire. Diavolo seduttore,
tentatore, maligno; tutti termini che descrivono il lato negativo del
daimon, che ci sospinge verso regioni inesplorate in cerca di
qualcosa che crei un conflitto tra la nostra vita esteriore e le nostre
esigenze interiori [12]. Quando esso si manifesta è spesso percepito
come sgradito e invadente, fonte di disagio. Se potessimo lo
ignoreremmo, ma è ineluttabile, cioè, è qualcosa a cui non si può disobbedire [13].
Nel suo aspetto benigno il daimon è il nostro 'angelo custode' o 'jinn',
la nostra migliore voce interiore, il nostro cuore, la nostra parte
elevata, ciò che ci aiuta ad affrontare situazioni difficili e ci guida
per il nostro bene. Il daimon fa da tramite nel dialogo tra l'ego e l'inconscio, il quale ha il potere di guarire e fare molte altre cose.
Per stimolare l'intero nostro essere il daimon ci costringe a entrare
nella mischia della vita con tutte le caratteristiche e abilità che
possediamo, e ciò favorisce la nostra integrità. E' il contatto con il nostro daimon che ci dà un chiaro senso della nostra vocazione. Jung ha anche osservato la stretta connessione tra il daimon e la creatività: "La lotta contro la morsa paralizzante dell'inconscio suscita forze creative nell'uomo" [14]. Infine, e particolarmente rilevante in funzione dell'argomento del 'risveglio', il daimon ci tira fuori dalle convenzioni e dalle norme sociali, in quanto opera in una dimensione archetipica (universale, senza tempo).
Il Daimon ed il Risveglio.
Tra le situazioni alla base del 'risveglio' vi è il processo di
trasformazione del daimon da "forza incontrollata della natura in un
potere gestibile" [15] asserisce Jung. Il risveglio implica l'essere
informati su quanto stia accadendo all'interno. Quando iniziamo a
guardarci dentro scopriamo la nostra 'città interna', che ospita le
energie che vivono in noi. Alcune di esse, come il daimon, sono
autonome, in possesso di una energia che trascende la nostra coscienza, i
nostri bisogni e i nostri desideri; si pone oltre qualsiasi cosa siamo
in grado di controllare e dirigere. Con il tempo, lo sforzo cosciente e
l'attenzione, l'osservatore può riconoscere il proprio daimon, imparare a
conviverci e ricavarne dei benefici.
Il daimon provoca conflitti interiori. Essi favoriscono un dialogo tra l'io e l'inconscio. Questa conversazione interiore (sempre se proceda abbastanza a lungo) ci aiuterà a diventare più consapevoli e coscienti della roba contenuta nel nostro inconscio.
Il daimon gioca un ruolo centrale nella promozione del risveglio
integrale, proprio in virtù della funzione di compensazione di cui
sopra. Nel sollecitare la totalità del
nostro essere, esso richiede una risposta da tutte le nostre singole
parti, e ciò ci aiuta a costruire una mappa di noi stessi molto dettagliata.
La natura compensativa del daimon introduce anche il principio della 'enantiodromia', che Jung mutuò dalle opere del filosofo greco Eraclito [16]. La enantiodromia è la "corsa degli opposti." Equivalente psicologico della legge del moto di Newton: ad ogni orientamento nella coscienza corrisponde un orientamento contrario in uno stato di incoscienza. Una volta acquisita sufficiente familiarità con questo principio, si può apprezzare la grande diversità della specie umana (prendendo atto di quante energie contrastanti risiedano in essa). Inquadriamo meglio sia il senso di noi stessi che quello della realtà che ci circonda. Arriviamo a capire che nulla nella vita è puramente buono o puramente cattivo, ma la realtà (e la gente) contengano sempre entrambe gli elementi.
La natura compensativa del daimon introduce anche il principio della 'enantiodromia', che Jung mutuò dalle opere del filosofo greco Eraclito [16]. La enantiodromia è la "corsa degli opposti." Equivalente psicologico della legge del moto di Newton: ad ogni orientamento nella coscienza corrisponde un orientamento contrario in uno stato di incoscienza. Una volta acquisita sufficiente familiarità con questo principio, si può apprezzare la grande diversità della specie umana (prendendo atto di quante energie contrastanti risiedano in essa). Inquadriamo meglio sia il senso di noi stessi che quello della realtà che ci circonda. Arriviamo a capire che nulla nella vita è puramente buono o puramente cattivo, ma la realtà (e la gente) contengano sempre entrambe gli elementi.
Tra le funzioni più importanti assolte dal daimon nell'ambito dei processi di 'risveglio', vi è lo stimolo alla inversione delle proiezioni. Da addormentati tendiamo a proiettare il daimon sul nostro prossimo.
La forma negativa viene proiettata su coloro i quali consideriamo
nemici e sulle cose sgradite. Quella positiva su figure autoritarie come
genitori, sacerdoti, insegnanti, guru, ecc. Finché
demonizziamo il nostro prossimo, non riusciamo a vedere i nostri stessi
demoni interiori, e viviamo come bambini inconsapevoli. Per
diventare psicologicamente maturi, adulti autonomi è necessario
invertire queste proiezioni, interiorizzare il daimon, e misurarsi con
esso.
Un'altra funzione è il dono con cui il daimon ci costringe ad imporre la
sofferenza su noi stessi. 'Bel dono!', penserete. Proprio così, perché una consapevole sofferenza aiuta a costruire la capacità di compassione. I buddisti la chiamano bodhicitta, 'mente illuminata' o 'cuore compassionevole'
[17]. La lotta con il daimon si traduce nella crocifissione del nostro
ego, che alimenta la compassione nel nostro cuore. Ci dona la capacità
di relazionarci agli altri con cura ed un livello di amore che può
scaturire solo da personali esperienze di perdita e dolore.
Come una sorta di guida il daimon ci accompagna nel viaggio del 'risveglio.' Esso non può essere negato, e quando emerge
ci obbliga a diventare più sicuri di noi, perché smettiamo di delegare a
terzi l'approvazione delle nostre scelte, e ci diamo ad obbedire solo
alla nostra coscienza.
Sintesi di un articolo in lingua inglese pubblicato sul sito Jungian Center
Link diretto:
Traduzione di Anticorpi.info
Note:
Dal testo Ricordi, Sogni e Riflessioni, di Carl Jung
[1] Jung (1965), 356.
[2] Ibid., 336.
[3] Jung (1970), 453.
[4] Jung (1966), 68.
[5] Ibid., 239.
[6] Citato in Fox (1988), 210.
[7] Jung (1954), 176.
[8] Jung (1969), 162.
[9] Jung (1966), 68.
[10] Jung (1956), 337.
[11] Jung (1969), 162.
[12] S. Paolo parla del "daimon", quando si lamentò facendo il male che non hanno voluto, Romani 7:15-23
[13] Jung (1954), 176.
[14] Jung (1956), 337.
[15] Ibid., 353.
[16] Jung (1966), 72.
[17] Fischer-Schreiber et al. (1991), 23.
http://www.anticorpi.info/2012/12/nella-morsa-del-daimon.html#more
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