Parafrasando Barnard del "questo ha senso raccontare adesso", e avendo a suo tempo raccontato ,nel vecchio blog illupodeicieli.leonardo.it le mie e altrui disavventure di uomo, di commerciante fallito, di persona in difficoltà, ed essendo il blog sparito insieme a tutti quelli del portale leonardo.it, voglio cominciare a raccontare qualcosa di vissuto e di vero. So bene che non potrà essere qualcosa di oggettivo, sarà la mia o altrui esperienza vista con i miei occhi, dal mio punto di vista. E comincerei da una cosa che alcuni dicono di non avere o di non provare: la paura. Anch'io fino a una certa data del 2004 pensavo di esserne immune, anche se ci sono poi gli esperti che distinguono ciò che io e altri,invece, accomuniamo: terrore, spavento, angoscia, panico, solo per dirne alcuni, e che giustamente hanno valenze diverse ma effetti, nella vita, ben concreti.Ed è così che un giorno di aprile mi arriva un telegramma
che non è quello che uno si aspetta, magari un notaio che ci informa che abbiamo vinto un premio o che il famoso zio d'America,di cui abbiamo sempre ignorato l'esistenza, ci ha lasciato una catena di alberghi: era il curatore fallimentare che mi invitava a consegnare tutta la documentazione contabile in mio possesso. Della serie che "mi è sceso un fulmine": mi chiedevo come fosse possibile. Avevo fatto un piano di rientro, avevo da ben due anni cessato il commercio al minuto e all'ingrosso; ero,come si dice , fuori dal giro e sopratutto, tramite avvocati avevo preso contatto con i creditori, e avevo pure iniziato,seppure con difficoltà , a pagare. Certo , avevo anche chiesto un po' di respiro. Ora ,non essendo del tutto sprovveduto (ma si dimostrerà poi il contrario) sapevo che non avrei più potuto operare in prima persona, che il mio nome sarebbe stato ,nei fatti, maledetto, perchè non mi sarei più potuto presentare, dicendo sono X Y, piacere! Perchè mi averbbero risposto: chi? Ah, il fallito! Con lei non possiamo più avere a che fare: persone fallite, come collaboratori , non ne vogliamo, ci possono portare grane. E infatti ho perso, in pratica, tutte le aziende di cui avevo la rappresentanza, ho avuto il c/c bloccato e svuotato, le provvigioni dirottate sul c/c del curatore o arrivate con assegno circolare (non conosco la procedura, ma soldi non ne ho visto). La sofferenza maggiore è stata vedere che il mio lavoro lo hanno raccolto altri, cioè i colleghi/concorrenti che mi hanno sostituito: il terrore è stato invece vedere la pattuglia dei carabinieri che veniva a comunicarmi che dovevo essere interrogato dal giudice, e che se non mi fossi presentato sarebbero venuti loro a prendermi (sarei stato tradato al palazzaccio). Per ben due volte ,anche una domenica pomeriggio ricordo, sono venuti per dirmi la stessa cosa: a questo punto vista la mia paura, mia moglie si è fatta carico di un sacco di mie problemi, e tra questi è riuscita a evitare l'incontro con il giudice, ma dal curatore ci sono dovuto andare due volte.Una volta anche da solo e per due ore mi ha torchiato, facendomi un sacco di domande.La mia ignoranza o se preferiamo "coglionaggine" mi ha fatto firmare dei fogli, in bianco, dove poi lui avrebbe scritto tutte le domande e risposte da me fornite.Non so perchè ha rifiutato, invece ,un mio memoriale, in cui a caldo scrissi tutto ciò che mi aveva portato ad avere quei debiti. La mia paura era quella di non poter più svolgere il mio vero lavoro, ovvero l'agente di commercio: con quello avevo iniziato, poco più che ventenne, per poi interrompere per dedicarmi, in toto, al commercio al minuto e agli appalti. Ora sapere che non avrei più potuto fare ciò che sapevo fare, ora che avevo imbastito una serie di contatti, che avevo creato dei punti vendita, dovevo ,perchè fallito come commerciante, chiudere con il mio lavoro. Sono passati quasi 9 anni da allora e ancora oggi, seppure il fallimento è chiuso, ogni volta che suonano alla porta o che vedo qualche pattuglia, comprese quelle delle auto civetta (e un motivo c'è e lo chiarirò in altro post) mi viene un tuffo al cuore.
Nel frattempo lavoro sotto falso nome, in nero, con i miei 20 anni e più di contributi, cercando di trovare un modo per poter versare ancora lo stretto necessario e sperando che la fortuna ,che per me significa tranquillità e non certo denaro (se non quello necessario), si ricordi che esisto anch'io.
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