Avviare la lavatrice durante la corsetta al
parco, aggiustare le luci del soggiorno dal supermercato e accendere il
forno, aspettando di tornare a casa inghiottiti dal traffico. Se da una
parte le connessioni e i comandi wireless degli oggetti di uso
quotidiano potrebbero rendere più semplice la vita delle persone,
dall’altra potrebbero essere attività facilmente rintracciabili, dati
memorizzabili per mappare luoghi e abitudini di chiunque. Tanto che
servizi di intelligence potrebbero sfruttarli come una nuova tecnica di
spionaggio, e sostituire così le care e vecchie cimici nascoste per
casa. La Cia prima di tutti.
A suggerirlo è lo stesso direttore dell’agenzia di intelligence, David
Petraeus,
come riporta Wired.com, intervenuto a una conferenza della
In-Q-Tel, una società che si occupa di sviluppare nuove tecnologie da
applicare nel campo dell’intelligence, sostenuta dalla stessa Cia.
“Gli oggetti di interesse potranno essere localizzati, identificati,
monitorati e controllati in remoto attraverso tecnologie come
identificazione in radio frequenze, network di sensori, piccoli server
embedded e raccoglitori di energia – tutti connessi a sistemi
informatici di nuova generazione che usano Internet a basso costo e con
alte capacità”, ha spiegato Petraeus, sottolineando come i dispositivi
casalinghi controllati in remoto stiano rivoluzionando il concetto di
segretezza e di identità. E di spionaggio: non sono più gli agenti a
piantare le cimici in casa delle persone o a intrufolarsi nella loro
vita, sono gli stessi osservati speciali a farlo, collegando i loro
oggetti alle apps, ai loro smartphone.
Per la Cia spiare cittadini privati senza mandato o autorizzazione non è
un gioco da ragazzi, in questo caso però la questione potrebbe essere
meno complicata. Se infatti l’agenzia di intelligence statunitense non è
autorizzata a spiare le persone, le restrizioni per quel che riguarda
gli oggetti sarebbero meno chiare al riguardo, soprattutto dopo i
cambiamenti del Foreign Intelligence Surveillance Act del 2008.
La possibilità o meno di raccogliere i dati ambientali, come quelli
provenienti da servizi di geolocalizzazione, infatti, rappresenta una
zona grigia dell’attuale normativa. Una indeterminazione che da una
parte potrebbe significare la possibilità per la Cia di ottenere
informazioni sui privati cittadini attraverso la memorizzazione dei dati
ambientali. Ma che dall’altra potrebbe spingere a una maggiore
regolamentazione riguardo le attività delle agenzie di intelligence e la
violazione della privacy dei cittadini americani.
Fonte Wired
http://daily.wired.it/news/internet/2012/03/19/cia-spionaggio-elettrodomestici-89346.html
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=56265
i pericoli della domotica, o se si preferisce un risvolto...possibile.
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