Più d’una volta abbiamo avuto modo di osservare
come tutto quanto, in questo ‘disordine costituito’ del “mondo moderno”,
segua una logica a suo modo coerente, e come ogni dominio, ogni ambito,
per come viene concepito ed organizzato, si ricolleghi - rinsaldando
tale ‘coesione’ - a tutti gli altri, non esistendo perciò “compartimenti
stagni”, ma un’unica “cultura” che a tutti gli effetti ha le
caratteristiche di una tradizione a rovescio, di una sua parodia, che
configura così un mondo invertito rispetto alla normalità.
Tutto – senza esclusione alcuna - diventa così un’occasione per
infilarci qualcosa che, a prima vista, non avrebbe nulla a che fare con
lo specifico contesto. La scuola, lo sport, la letteratura, la storia,
il cinema, le trasmissioni d’intrattenimento più o meno leggere…
praticamente ogni manifestazione della vita politica, culturale e
sociale, compresa la “religione” quando è ridotta alla morale e a
un’abitudine, diventa così un’occasione buona per infilarci messaggi
“edificanti” miranti a plasmare le coscienze.
La musica – se è il caso di definirla tale – non fa eccezione, ed ecco
che al “Festival della canzone italiana” salgono sul palco due
omosessuali per “sensibilizzare” sulla loro “causa” un pubblico
nell’ordine dei milioni di telespettatori.
Sono anni che a San Remo ci ficcano di tutto, e quest’anno, considerato
che a condurlo sono due (strapagate) icone del “politicamente corretto”,
di quella “sinistra” che trova il suo collante nell’antiberlusconismo,
ci sta perfettamente quest’uscita che non ha mancato di suscitare le
consuete polemiche, le quali però non escono mai dai binari del
“moralmente ammissibile”, né entrano nel merito della questione da un
punto di vista che sappia andare oltre una strumentale e ritualizzata
faziosità (“destra” contro “sinistra”, “conservatori” contro
“progressisti”, “credenti” contro “atei” ecc.).
D’altronde, suscitare “polemiche” e “dibattito” – quando invece i
discorsi starebbero a zero - è quello che si prefiggono coloro che hanno
ideato quest’ennesimo insulto al buon senso e, soprattutto, alla
Verità.
L’importante è infatti che l’argomento delle “nozze gay” entri nel
dibattito politico della prossima legislatura. C’è un partito, SEL
(Sinistra, Ecologia e Libertà), guidato da un omosessuale militante, che
riversando in ogni occasione tutto il fiele possibile su Putin (‘reo’
di aver vietato il “Gay Pride” e la “propaganda gay”, e non di essere
“amico di Berlusconi”) non nasconde l’intento di condurre in porto
quella che lui e chi è d’accordo con lui considera una “battaglia di
civiltà”, una questione di “diritti della persona” e via teorizzando,
ché la realtà è ben altra cosa.
La realtà, che anche gli (attempati) spettatori di San Remo dovrebbero
conoscere, è che un figlio, una nuova vita umana, è il risultato
dell’unione di un uomo e di una donna. Punto e basta.
In questo c’è un simbolo, non uno schiribizzo di una “tirannica” natura o
un postulato di qualche adepto dell’“omofobia”, altra arbitraria
categoria apparecchiata – come quella del “femminicidio” – per mettere
in moto una serie programmata di azioni e reazioni mirate a seminare
zizzania e discordia, a maggior gloria dell’ego smisurato dei fautori di
queste trovate che nessuna comunità umana, finora, aveva mai
escogitato.
Ma che cosa vorranno mai questi paladini delle “nozze gay”? Vogliono
potersi sposare. Meglio se in Chiesa (ma intanto s’accontentano del
Comune). E perché mai, mi chiedo? Qualcuno gli vieta di frequentarsi e,
eventualmente, di convivere? E poi, se il Signore ha stabilito che i
matrimoni, “al Suo cospetto”, si fanno con un maschio e una femmina, un
motivo valido pur ci sarà, o no? O vogliamo insinuare che “Dio” è solo
una proiezione delle nostre preferenze e non una Realtà oggettiva, o
meglio La Realtà per antonomasia?
Si capisce bene che il vulnus originario è quello portato
(illusoriamente) al Principio, il quale “sta” lì dov’è, “immobile” ed
“eterno”, quando sono semmai gli uomini che se ne allontanano con loro
credo e le loro opere, in preda al loro ego. Ma oramai viene ribaltata
la frittata: si pretende che la religione “cambi”, coi suoi ministri che
devono assolutamente “aggiornarsi”. E guai a loro se non si
affretteranno a celebrare le “nozze gay”!
Ma dico: se non mi piacciono le regole di un determinato ambiente, non è
cosa sensata imporne lo stravolgimento per poi poterlo frequentare.
Vado da un’altra parte e stop. Se mi reco in Papuasia, non è che possa
imbestialirmi con gli indigeni se quelli mangiano il maiale e io no. Se
mi danno fastidio le donne troppo discinte, certamente eviterò di
passeggiare lungo la spiaggia di Copacabana, preferendole l’Arabia
Saudita. E se in un circolo riservato agli omosessuali si usa baciarsi
tra elementi dello stesso sesso, mica posso entrare e poi mettermi a far
storie perché non sono d’accordo.
Ma qui invece si punta ad imporre a tutti quanti come “normale” quella
che invece, per forza di cose, è la preferenza di una minoranza,
agguerrita e spalleggiata quanto si vuole, la quale – come ho avuto modo
di scrivere – è a suo modo perfettamente “normale” nella misura in cui
la natura la contingenta in percentuali contenute, ma non lo è quando
rischia di diventare una “moda” o, peggio, l’esito di una trasformazione
di un’umanità che pian piano perde letteralmente la bussola, fino
all’esagerazione “scandalosa” della ostentazione dell’omosessualità.
Qualcuno forse ricorda come tempo fa sia stato fatto del chiacchiericcio
– al solito pieno di baggianate – sulle “coppie di fatto” (i c.d.
“Pacs”), che sinceramente non ho mai ben capito, perché se una coppia
non vuole sposarsi, accollandosi tutti gli oneri e le responsabilità
della cosa, chissà come mai poi vuole essere equiparata ad una
sposata...
Come si può comprendere facilmente, il problema sta nell’effetto domino che un determinato provvedimento ingenera.
Si fa una prima concessione, e sembra che tutto sia “a posto” e che gli
animi si siano placati. Pia illusione, perché l’ego torna alla carica, e
non contento di quanto ha ottenuto vuole dell’altro, sempre più, e c’è
da stare certi che se e quando la nostra terra si trasformerà in una
novella Sodoma (ma coi crismi della “legalità”!), verranno alla carica i
pedofili, che, ‘poveretti’ devono poter dare anche loro “amore”, presto
seguiti dagli “zoofili”, ebbene sì, quelli che come “partner” si son
presi il cane lupo o il gatto certosino.
Non sto affatto scherzando o esagerando. Basta fare un giro su internet e
si scopriranno “studiosi” con tanto di cattedra universitaria (negata
ovviamente a chi mette solo in minimo dubbio la veridicità della
versione ufficiale dell’“olocausto”) che stanno già dando dignità
“scientifica” alla pedofilia in quanto “diverso orientamento sessuale”. E
ci sono pure associazioni che rappresentano (sic) i suddetti “amanti
degli animali”, con personaggi che ci mettono la faccia, tanto per
sottolineare che cosa è “tollerato” in questo “Occidente” e cosa,
invece, provoca l’esclusione dal consesso delle “persone rispettabili”.
Ma c’è poco di che stupirsi. Ogni epoca ha il suo “clima” e i suoi
“interdetti”, e questa, davvero crepuscolare, è caratterizzata da un
progressivo abbandono della “ragione”, sebbene ufficialmente la si elogi
tanto, mentre imperversano la sentimentalità ed il moralismo, uniti ad
un’ipersensibilità dai tratti isterici. Dunque, se due più due ormai non
fa più quattro, stando alle vestali della storiografia ufficiale per
forza di cose adottata da una politica fatta da burattini consenzienti,
la fantasia più sfrenata è finalmente giunta al potere, nel senso che è
diventato “normale” quello che finora non era mai stato minimamente
concepito come tale, se non da sparute minoranze debitamente tenute
sotto controllo.
A proposito di numeri, è davvero sbalorditivo vedere come, a
maggioranza, i parlamenti della “libera” Europa, votino, uno dopo
l’altro, la legalizzazione dei matrimoni tra omosessuali (le c.d. “nozze
gay”): la solita Olanda della “libertà totale” aveva già dato
l’esempio; poi si sono uniti, al momento giusto dopo adeguato
indottrinamento (specialmente dei giovani), la Spagna di Zapatero
(qualcuno se lo ricorda più? Doveva cambiare il mondo, ed in effetti è
riuscito solo a fare sposare i “gay” e a portare la nazione nel baratro
della “crisi”!), poi la Francia del “socialista” (come io posso essere
Napoleone) Hollande, infine il Regno Unito del “conservatore” (sic)
Cameron.
E ora, secondo i piani stabiliti – altrimenti dovremmo pensare che i
parlamenti o sono composti in maggioranza da omosessuali o sono
stranamente d’accordo a senso unico – per le povere nazioni dell’Unione
Europea, toccherebbe all’Italia.
In effetti, questa vera e propria lobby – che ha più d’una
caratteristica in comune con quella sionista - sente che è l’ora buona.
Tanto più dopo le “dimissioni” – ovvero l’abdicazione - del Papa,
oppostosi fino all’ultimo (e per questo odiato dalla lobby): il Vaticano
ha la sua buona voce in capitolo sulla politica e la società italiana, e
“fortunatamente” direi, se questo serve a non farci vivere in un
postribolo/manicomio a cielo aperto come invece auspicano gli scellerati
fautori dei “diritti per tutti”.
Qui, infatti, non è questione di “cristiani”, “ebrei”, “musulmani”
eccetera, ma quella di mettere da parte ogni differenza per fare fronte
comune contro l’unico nemico che rischia di travolgere tutti
indistintamente: quel “satana interiore” che tutti – “cristiani”,
“ebrei”, “musulmani” eccetera – hanno e che va tenuto a tutti i costi
almeno guinzaglio corto se gli si vuol impedire di far danni, divorando
quel che ancora resta della dignità umana.
Sì, perché se l’essere umano ha una dignità speciale, e dunque una
responsabilità superiore, è perché è stato creato, maschio e femmina,
ciascuno con la sua ‘polarità’: e la complementarietà tra questi due
poli, che a tutti i costi s’intende negare ad opera di gruppi di
pressione solidali nell’opera di dissoluzione generale, genera quel
miracolo della nascita di un nuovo essere umano. Del quale mai nessuna
“coppia” maschio-maschio, femmina-femmina, “sposati” o meno, potrà mai
essere veicolo.
Così si chiarisce anche dove si è voluti andare a parare con tutte le
“tecniche di fecondazione” e le varie legislazioni che, in vari Paesi
“avanzati”, permettono di “affittare” l’utero o prendere lo sperma da
una “banca”, per non parlare delle norme sulle adozioni. Le hanno
presentate come “conquiste” per le coppie “etero” (cioè normali), ma
dietro l’uscio, pronta ad saltare sul tram, c’era la lobby “gay”.
È bene insistere sul carattere lobbistico di quest’operazione, perché
sebbene esistano associazioni e gruppi di omosessuali contrari alle
“nozze gay” e alle adozioni per coppie dello stesso sesso, a queste non
si offre alcuna ribalta mediatica, tanto sono inservibili al disegno di
corrompere tutto quanto.
E per farlo, che cosa di meglio che sfasciare completamente la famiglia tradizionale, in odio a Dio e alle Sue leggi?
Questo è il punto. Non è infatti questione di dispiacere a qualcheduno
che in linea teorica potrebbe vantare delle pretese facendoci pure un
po’ di “pena”. Il nocciolo del problema sta nel fatto che, su questa
china, questa umanità sta preparando la sua fine perché sta
contravvenendo alle leggi poste da Dio per il suo bene.
Incorrerà, anche se ciò ormai fa ridere molti, nell’ira divina.
Vogliamo pensare che la fine di Sodoma e Gomorra sia solo una storiella
per “creduloni”? O che al limite riguardi gente dissoluta d’un lontano e
“mitico” passato? Considerando il miserevole stato in cui ci troviamo,
non ne sarei così tanto sicuro…
Enrico Galoppini
http://europeanphoenix.it/component/content/article/3-societa/533-sodoma-e-gomorra-linevitabile-fine-del-mondo-moderno
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=56528
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