giovedì 10 gennaio 2013

La Paura e la Violenza

Ecco spiegato il perché di tutte le notizie negative che ogni giorno ci vengono propinate, di tutti i videogiochi di guerra, di tutti i film horror e affini, delle immagini subliminali, di tutto cio’ che esiste nel sistema creato per incutere nelle nostre menti paura e violenza.
Fonte: www.peopleinpraise.org

overcoming-fear3La paura

La paura è un’emozione che nasce da un particolare dialogo interiore ma con il
tempo, se non si modifica quel dialogo interiore, la paura diventa la mente, diventa un modo di pensare rigido e stratificato, che si carica continuamente di tensione fino a sovralimentare tutto il sistema nervoso e il corpo di energia negativa e tossica. La paura si alimenta esclusivamente di immagini stratificate pregresse, per questo perpetua schemi mentali ripetuti e ripetitivi, completamente distaccati dalla realtà e inutilizzabili per vivere una vita felice, sana e serena. Un dialogo interiore che continuamente parla in termini di confusione, incertezza, negatività, mancanza, insufficienza, giudizio inquisitorio, pregiudizio cristallizzato, calcolo interessato, non potrà che generare l’emozione della paura, paura che può avere il gusto del panico, del terrore, dei sensi di colpa, dell’ansia, dell’indifferenza, del rancore, della rabbia, ma è sempre paura.
La mente impaurita rimuove ciò che non conosce, sospende ciò che non capisce, annulla ciò che non porta vantaggio immediato. La mente che vive infettata da pensieri di insoddisfazione, fastidio, giudizio, calcolo si alimenta così tanto di paura che si abitua al gusto elettrochimico che l’emozione della paura produce nel cervello e questa abitudine crea nella persona infetta una tossicodipendenza cerebrale acuta quanto potente. Per verificare lo stato di tossicodipendenza emotiva da paura di una mente è sufficiente che qualcuno o qualcosa le impedisca di assicurarsi la sua dose quotidiana di paura, e subito quella mente scatterà come una molla per agitarsi nel meccanismo del disaccordo incontrollato e perpetuo.
Il cervello che usa le proprie capacità cerebrali elettrochimiche per costruire una mente fatta di pensieri di paura sarà sempre un cervello facilmente controllabile, perché assolutamente prevedibile e per questo completamente manipolabile dai sistemi del potere. È mantenendo i popoli nella paura che i sistemi del potere detengono il dominio totale dell’umanità in ogni dimensione del vivere umano.
È la paura il vero tribunale dove si pianifica la giustizia dell’umanità, il vero parlamento dove si esercita il governo dei popoli, l’unica palestra dove l’uomo viene allenato all’accettazione e alla sopportazione della tirannia e della schiavitù, la scuola dove viene addestrato a pensare sempre male di Dio, di se stesso, degli altri e della vita, l’ateneo dove viene formato all’avidità, al possesso, per garantire le regole del sistema economico che avvantaggia solo i ricchi e i potenti. La paura è la gigantesca catena che impedisce all’umanità di decollare verso la sua radiosa evoluzione. Per questo il messaggio di gioia di Gesù è tutto proteso a ispirare l’uomo a smettere di aver paura, a smettere di vivere di paura.
Il vangelo è tutto tessuto di procedure e metodi per imparare a smettere di avere paura e per non vivere più di paura. Anche quando Gesù parla ai suoi amici dei pericoli che potranno minacciare i discepoli del vangelo, li invita a essere prudenti, ma non ad avere paura, li invita a diffidare degli uomini del potere politico e religioso, ma non a temerli, dice infatti: Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe, e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Gesù invita i suoi amici a non fare mai, mai pensieri di paura nemmeno quando dovranno subire la violenza dei violenti, l’arroganza degli ignoranti, la pazzia dei prepotenti, ma a fidarsi completamente della potenza e della fantasia dello Spirito Paraclito, il Consolatore Difensore. Non sarà la paura a guidare l’umanità verso la sua magnifica e pacifica evoluzione, ma sarà l’amore, l’amore di Dio che diventerà la vera intelligenza e spiritualità dell’umanità.

Vangelo di Matteo 10,17-22

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
19
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20 infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».



La violenza

La violenza è la prima risposta di chi vuole vincere senza usare l’amore,
ma ha paura di perdere.
La violenza è l’ultima risposta di chi ha perso tutto
e vuole la rivincita senza usare l’amore.
Per i violenti la violenza è sempre la soluzione più ovvia e funzionale.
La violenza più diffusa è l’ignoranza,
quella più sconosciuta è godere quando gli altri fanno quello che vogliamo noi.
La più sottile violenza è giudicare gli altri,
la più tossica giudicare se stessi.
La violenza più cieca è quella di chi pensa male di Dio,
e mette in carcere l’Innocente,
la più evidente è l’arroganza dei potenti,
la più perversa è quella contro se stessi,
quando facciamo di tutto per assecondare gli altri,
per corrispondere alle loro aspettative.
La violenza è il più lucroso affare della storia,
rende i popoli sempre più miseri e i ricchi sempre più ricchi.
La violenza si usa ovunque, si usa per educare, creare legami, intessere rapporti, governare i popoli, convincere, istruire, curare, giocare, divertire, giudicare,
vendere, compare, correggere, comunicare, far nascere e far morire.
I governi usano la legge per punire la violenza dei singoli
e per legalizzare e rendere istituzionale la propria.
La violenza istituzionale per eccellenza si chiama guerra,
quella non istituzionalizzata si chiama terrorismo.
Se la violenza è richiesta da un ordine superiore legalizzato,
eseguirla è un dovere, un onore, non eseguirla è un atto di vigliaccheria.
Se la violenza è un rigurgito psichico individuale,
è una forma di psichismo inferiore deleterio e distruttivo,
va corretta, punita, eliminata.
La violenza più predicata è quella in nome della libertà,
quella più gridata è quella in nome della giustizia,
quella più sanguinosa è quella in nome di Dio.
La violenza non è l’ultima parola
ma la parola di chi non ha mai avuto nulla da dire e da dare.
La violenza più malvagia è quella dell’idiota che ha potere, è quella di Erode,
che, per colpire e distruggere Dio, uccide gli uomini.
La violenza più sottile è quella dell’astuto che ha potere,
è quella di Satana che colpisce Gesù per uccidere e distruggere gli uomini.
Per essere violenti bisogna smettere di essere,
la violenza spegne l’essenza dell’uomo.
Non c’è modo di vincere la violenza combattendola,
si può vincere solo smettendo di usarla,
e iniziando a seminare ovunque
amore, gratitudine, gratuità e perdono.

Vangelo di Matteo 2,13-18

13 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
14 Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». 16 Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
17
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: 18 «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».

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