A volte c’è un giudice a Berlino. Il “Corriere
della Sera” è stato condannato per diffamazione nei confronti della
presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner. In un’articolo del
2008 il quotidiano milanese aveva creato ad arte un danno d’immagine
alla presidente attribuendole in maniera strumentale un fantomatico
shopping nel centro di Roma dove si trovava per il vertice FAO sulla
fame. Peccato che Cristina non era ancora arrivata nella capitale
italiana.
La costruzione della nota (che non sembra più disponibile in Rete) era
di quelle che questo sito ha contestato centinaia di volte: falsa,
tendenziosa, offensiva, irridente, intrisa di pregiudizi
antilatinoamericani, diffamatoria verso chi sta cercando di risollevare
un continente dal disastro imposto dall’Occidente con il neoliberismo e
che viene messo alla berlina proprio perché osa criticare le imposizioni
dell’FMI.
L’articolo, si legge nella sentenza, fomentava con malizia l’idea falsa
di cinismo della presidente, impegnata nello shopping compulsivo di
gioielli e altri prodotti di lusso: “Fame nel mondo e dolce vita”
s’intitolava l’articolo dall’evidente fine denigratorio.
L’articolo fu utilizzato anche dalla stampa argentina per attaccare la
presidente e in particolare dal giornale di destra La Nación con il
quale il Corriere ha un accordo di collaborazione che molte volte ha
comportato la diffamazione di dirigenti politici latinoamericani. Il
Corriere della Sera, come buona parte del sistema mediatico monopolista
italiano, ha molti conti in sospeso contro il governo democratico
argentino e si è inoltre espresso apertamente contro i processi per
violazioni di diritti umani e la condanna di torturatori, assassini e
ladri di bambini del regime civico-militare argentino resi possibili
dall’annullamento delle leggi per l’impunità volute dal regime
neoliberale e cancellate da Néstor Kirchner.
Subito dopo l’articolo diffamatorio fu chiaro l’abbaglio ma il Corriere,
sollecitato, rifiutò di rettificare. Era ampiamente dimostrato che
Cristina Fernández non era neanche a Roma il giorno in cui il Corriere
della Sera le attribuiva un dettagliato giro in alcuni dei più lussuosi
negozi romani terminata in una costosa cena privata. Vi sarebbe giunta,
per la prima volta in vita sua, solo 48 ore dopo. Lo scorso 29 novembre
Cristina Fernández ha testimoniato davanti ai giudici romani
dettagliando il suo soggiorno che non lasciò alcuno spazio ad attività
private. Tutto era inventato e tutto tendenzioso per mostrare una
presidente intenta in attività frivole e dispendiose al posto di una
conferenza sulla fame nel mondo. Ieri la sentenza contro il Corriere
della Sera, nella persona della giornalista Fiaschetti e del direttore
dell’epoca Paolo Mieli.
Come è accaduto in centinaia di casi nei confronti di dirigenti politici
latinoamericani, e come questo sito ha cercato di documentare da anni,
la nostra stampa mainstream si sente in diritto di diffamarli
impunemente. L’Ambasciata argentina a Roma aveva chiesto una rettifica
rispetto all’articolo in questione senza che il quotidiano italiano si
degnasse di rispondere. «Mi sarebbe bastato -ha commentato Cristina- che
avessero ammesso di essersi sbagliati. Non mi hanno degnato di una
parola». Nel caso di Cristina Kirchner alla diffamazione politica si
aggiunge la denigrazione maschilista. In quanto donna lo strumento per
attaccarla è attribuirle continuamente comportamenti frivoli arrivando
addirittura a rimproverarne l’avvenenza.
Per chi scrive e per questo sito sentenze come questa sono
importantissime e testimoniano quanto necessario sia il lavoro che da
anni conduciamo per un’informazione leale sull’America latina
integrazionista. L’intera somma del risarcimento, 41.000 Euro, sarà
donata all’ospedale pediatrico della Città de La Plata.
Gennaro Carotenuto
Fonte: www.gennarocarotenuto.it
Link: http://www.gennarocarotenuto.it/23074-corriere-diffamato-cristina-kirchner/
3.05.2013
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