lunedì 13 maggio 2013

I diritti negati e l'impossibilità di avere voce in capitolo


E' più o meno quello che già succedeva da anni, oserei dire da sempre: e cioè tu io e altri possiamo, che so, manifestare in piazza e con dei distinguo. Se la manifestazione riguarda cose "di poco conto" e che "non vanno a criticare o a richiamare responsabilità del governo in carica", si può anche non chiedere nessuna autorizzazione, diventando,come accadeva "ai miei tempi" negli anni 70, uno sciopero ,una manifestazione, spontanea. In poche parole ti lasciano "cagare", perché non gliene frega un accidente a nessuno: non contavi prima e conti ancora meno durante e dopo la tua sfilata o sit in. Oggi come oggi , al
contrario, devi ottenere autorizzazioni da questura, comune o altri, c'è un bel po' di burocrazia, di ostacoli, e addirittura so che ci sono problemi anche per incontri "privati" in locali "privati", ragion per cui potrebbe succedere che se una decina di persone o anche più si dovessero ritrovare davanti a uno dei tanti palazzi del potere per far presenti le proprie richieste, potrebbero essere come minimo invitati a "sloggiare" e se del caso anche attraverso qualche colpo di manganello piuttosto che venire trascinati per strada come dei sacchi. Allora si pensa di ricorrere al passaparola on line, a gruppi di discussione, al modo migliore di poter far sentire la propria e altrui voce ricorrrendo a blog, siti, social network, petizioni eccetera. Ed è qui che casca l'asino perché, da che mondo è mondo, se è vero che la difficoltà aguzza l'ingegno, è bene non scordarsi che anche gli altri, cioè coloro che dirigono la baracca, sia questa una scuola o una cittadina o una regione, non è gente di primo pelo: magari sono gli stessi che avevamo a fianco nelle manifestazioni degli anni 60 o 70, e oggi hanno dimenticato o tradito ideali non dico estremi ma, affermo che gli manca "il buon senso": si tratta di individui che non hanno a cuore il bene dei cittadini. Come faccio a dirlo? Lo dico con convinzione: a questi importa solo che non avvengano casini nelle aree di loro competenza. In seconda battuta non vogliono che,se succede qualcosa altrove, l'effetto o il contagio riguardi anche il "loro" territorio. Ora chi pensava di commentare o discutere on line e di essere libero,così come lo si è quando si parla "faccia a faccia" di mandare qualcuno affanculo, di dirgli che sta dicendo cazzate, di non fare lo stronzo, o ancora meglio di argomentare il proprio pensiero con fatti e proposte, dove i fatti possono essere l'invito a uno sciopero fiscale, e le proposte "il suggerire di lavorare in nero per evitare di pagare troppe tasse e imposte", ecco che si scopre che inviti e proposte diventano, secondo chi deve "dare corso a indagini nel web perché obbligato", reati punibili penalmente. Con grande gioia di chi non aspettava altro:  i politici e i loro giannizzeri erano abituati al caos dei media, dove loro hanno il potere di zittire chi protesta, togliendoli l'audio o interrompendo il collegamento, riescono a ridicolizzare il prossimo quando non c'è appunto il contraddittorio, quando si riportano le parole (spesso distorte) di qualcuno e si commentano senza ricevere repliche. Ora tutto questo online non possono nè vogliono farlo e hanno trovato il modo, così sembrerebbe, di spuntare le unghie ai blogger e al dissenso in generale che ,è inutile dirlo, c'è ed esiste: per averne conferma è sufficiente parlare,per strada, con gli altri. Ora ciò che dispiace e che fa anche rabbia, è constatare che è vero che ci sono infiltrati nel web, ma anche chi poteva fare qualcosa fuori dalla rete, si è dimostrato un venduto o ,per voler essere buoni, timido o pauroso. Non ha voluto , prendiamo un Santoro, argomentare con Becchi circa la possibilità che la situazione degeneri ma ha invece insistito sul fatto che le parole creino la violenza e la alimentino: anche un ragazzo del liceo ,credo, perché i miei compagni e io lo facevamo, si interroghi sul perché la gente prende di mira i politici o anche se questi siano ,come direbbe Barnard, dei burattini e i veri colpevoli siano altri. O se ancora questa strategia sia efficace e faccia in modo che violenza, rabbia e frustrazione siano canalizzate e neutralizzate proprio da blog, social network e manifestazioni mirate. Ciò che mi farebbe piacere vedere in tv o leggere nei giornali, sarebbe semplice semplice: anzitutto sapere chi ha autorità per dire ciò che si può dire e fare. Chi è costui? E' uno solo o è un gruppo ,anche ristretto, di persone, che so il governo? La Bce? Una cupola di mafiosi o massoni? Poi vorrei sapere ,nel dettaglio, ciò che posso o non posso fare? Posso scrivere su un blog che quel tale è "un tappo"? Sì? Ma se invece dico che ha interessi in dieci società che, secondo me, portano fuori dal paese ricchezza posso essere denunciato? Cioè vorrei sapere se è vero che posso prenderlo in giro ma non posso criticarlo. Un po' come se parlando della mia regione ,la Sardegna, dicessi che gli amministratori ,chi più chi meno, se ne fregano del costo dei trasporti, dato che loro hanno biglietti omaggio e,se proprio devono viaggio e soggiorno gli viene pagato dai contribuenti, sotto forma di missione o incontri vari oltre mare: se lo dico o lo ipotizzo, diventa diffamazione e vengo querelato? Allora da quanto ho capito siccome on line rimane traccia di frasi e parole e quindi queste possono essere riprese e diffuse,si corre ai ripari segnalando ogni possibile cosa alla autorità come se si trattasse di offesa, vilipendio, istigazione a delinquere eccetera. Anche se poi non fosse vero, tanto oscurano il sito e poi ti fanno un processo e vieni condannato. Colpirne uno per educare tutti gli altri a tacere e a rincoglionirsi con filmati stupidi o gossip del cazzo. Ma non finisce qui perché il vero scopo di queste persone è ,a mio parere, quello di evitare critiche all'Europa, è quello di poter proporre alternative a politiche economiche che vedono esclusi coloro che ,da decenni, guidano o meglio sono guidati nella svendita della nostra nazione. Cercano di evitare un cambiamento che li vede esclusi da ogni posto di responsabilità o, quanto meno ne riduce l'importanza: essendo loro primedonne non possono accettare il ruolo del principe consorte o del semplice incaricato a tempo. Ora è anche vero che se tu o io o altri non possiamo farci sentire, è altrettanto vero che contiamo meno di zero ma ,soprattutto con le limitazioni che ci sono oggi e quelle che ci saranno, con giudici zelanti e veloci nel giudicare e analizzare i presunti reati nel web, sarà ancora più difficile poter criticare, discutere o sensibilizzare i cittadini: se ,per caso, dicessi che uscire dall'euro è un bene, se quanto dico finisce nei media tradizionali verrei fatto a fette, preso in giro, ridicolizzato o anche indicato come persona pericolosa, che vuole destabilizzare. Se proponessi di uscire dall'Ue , peggio che mai, e vale quanto scritto sopra. Ciò che si raggiunge con le limitazioni a scrivere ciò che si pensa, ciò che succede se per caso se ne volesse parlare, è lo stesso risultato: si tappa la bocca a chi la pensa diversamente. Una volta per zittire uno che si pensava potesse metterci il bastone tra le ruote, gli si dava del fascista e uno veniva già giudicato dalla platea e aveva difficoltà a farsi ascoltare. Oggi si vieta di intervenire nei pubblici dibattiti o ,se si sa cosa vuole dire , gli si toglie la parola o si dice che "non c'è più tempo" o che il tema non è rilevante o concernente il discorso. Ma nell'altro modo, cioè con la legge piegata dalla loro parte, si fa meno fatica e c'è più sicurezza nei risultati che, guarda caso vanno bene per il PD e il PDL, con grande gioia per il non criticabile re Giorgio (occhio perché si rischia il reato di vilipendio). La conclusione è una sola: evitare di far approvare leggi fasciste o dittatoriali, sperare,ma ci credo poco, nell'aiuto di hacker o gente tipo anonymus o wikileakes. Non speriamo negli avvocati gratis o che ci difendono da reati simili, perché poi riguarderebbero solo i nostri scritti e non i commenti altrui.

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