lunedì 8 ottobre 2012

Paradossi all’italiana: Renzo Bossi fa condannare il blogger Abbatangelo


Renzo Bossi è riuscito a far condannare il blogger Michel Abbatangelo a un risarcimento di 5 mila euro di più le spese processuali. Il Web si stringe attorno all'autore del blog 100cosecosi, per una vicenda a dir poco paradossale.
Abbatangelo rischiava di essere condannato in primo grado al risarcimento di 30mila euro e sette mesi di reclusione, per aver diffamato Renzo Bossi alias Trota; questa almeno era la richiesta del Pm. Sotto accusa ci sarebbe un suo scritto di satira il “Diario segreto di Bossi Junior”. Non entro nel merito della
richiesta di condanna, per rispetto del lavoro dei magistrati, tuttavia sembra davvero assurdo che un personaggio come il Trota dopo aver goduto di diversi “capricci”, grazie ai finanziamenti pubblici destinati ai partiti, decida di accanirsi contro un blogger che si era permesso di far satira su di lui.
Siamo davanti ad una situazione paradossale, perché dovrebbero essere i cittadini italiani a far causa al Trota e a tutta la famiglia Bossi, rei di aver lucrato sulla pelle dei contribuenti. Invece sembrano proprio i Bossi ad aver cercato e trovato un capro espiatorio nel blogger Abbatangelo. Il popolo italiano dovrebbe quindi accettare serenamente di vedere a piede libero un individuo mantenuto indebitamente con i soldi delle proprie tasse, e digerire invece la possibilità che uno scrittore satirico possa essere soggetto a misure cautelari per essersi permesso di ironizzare su un personaggio, che attraverso la sua condotta è stato in grado, anche senza satira, di suscitare l’ilarità nazionale.

 
Naturalmente esistono tre gradi di giudizio, ed è possibile che in Appello o in Cassazione la pena sia ridotta o annullata. Tuttavia permane l’amarezza di rilevare come i potenti e/o figli di politici riescano spesso a farla franca, nonostante abbiano succhiato avidamente il sangue dei cittadini-contribuenti, rimangano impuniti e inveiscano contro un blogger colpevole di un reato “gravissimo”, ovvero la satira.
 

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