La legge Mancino.
Non saprei dire con certezza se le esternazioni
di dreyfus attribuite a Sallusti appartengano ai delitti di opinione
anche se certamente non meritano il carcere. La unica cosa certa è che
attualmente in Italia un solo "giornalista/blogger stà rischiando il
carcere per un reato certo e conclamato di opinione, il suo nome è Paolo
Munzi e la sua responsabilità è stata quella di criticare apertamente
attraverso un blog, una organizzazione di docenti universitari in
massima parte ebrei che sotto il patrocinio della Unione delle comunità
ebraiche aveva organizzato eventi politici a sostegno dell'entità
sionista che occupa illegalmente la Palestina. Per questa critica di
natura esclusivamente politica e di opinione il blogger è stato
condannato in primo grado a 6 mesi di carcere per diffamazione. Sentenza
comunque appellata dal condannato poiché infondata e appellata dallo
stesso PM al fine di reiterare le medesime minacce che hanno costituito
in primo grado l'accusa nei confronti del blogger.
Minacce del Pubblico ministero accusatore perpetrate al blogger
attraverso l'attribuzione di una serie di aggravanti alla accusa di
diffamazione che andavano dalla violazione della Legge Mancino alla
violazione della Privacy. Infondata la prima aggravante poiché la
critica era stata espressa nei confronti della attività politica svolta
dalla comunità ebraica a sostegno dell'entità sionista ed infondata la
seconda aggravante poiché era stata la stessa Unione delle Comunità
ebraiche a pagare la pubblicazione su molti quotidiani nazionali,
l'elenco dei nomi citati e criticati dal blogger. Aggravanti alla accusa
di diffamazione prive di fondamento come ha certificato la assoluzione
con formula piena di primo grado ma che avevano il solo scopo politico
di tentare di tutelare gli interessi politici della comunità ebraica.
Aggravanti infatti che costituivano una pericolosissima minaccia nei
confronti del blogger e che avrebbero dovuto indurlo ad ammettere
responsabilità penali inesistenti in cambio di uno sconto di pena o
l'affidamento ai servizi sociali.
Minacce aggravate nei confronti del blogger la cui inconsistenza dei
fatti denuncia tutta la loro natura esclusivamente politica, e
finalizzate a sostenere l'accusa di diffamazione che di per sé non era
assolutamente sufficiente a giustificare sia l'attività diffamatoria
orchestrata dalla lobby ebraica dei giornalisti nei confronti del
blogger, accusato di proscrivere gli ebrei, sia insufficiente a
giustificare i metodi pregiudiziali, attraverso i quali lo stesso pm
decise di rinviare a giudizio il blogger con rito diretto. Un processo
politico al blogger invocato dalla lobby ebraica, sostenuto
mediaticamente con menzogne e diffamazioni dalla lobby ebraica dei
giornalisti e attuato grazie alla attività politica svolta da un Pm. Un
complotto politico mediatico giudiziario giudaico, ordito al fine di
coartare con l'inganno non solo i diritti politici di un cittadino ma
finalizzato a coartare la libertà di espressione di tutti tentando di
applicare la Legge Mancino nei confronti della espressione di critiche
verso la lobby ebraica.
Aggravanti utilizzate per tentare di estorcere all'imputato una
Assunzione di responsabilità che avrebbe infatti costituito il
precedente penale attraverso il quale la comunità ebraica utilizzando la
Legge Mancino sarebbe potuta ricorrere in futuro per tutelare
attraverso la persecuzione giudiziaria, la sua attività di lobbing in
favore dell'entità sionista contro la espressione di critiche verbali
troppo aspre e schiette. Responsabilità che avrebbe anche legittimato
l'accusa di antisemitismo attraverso la quale questa organizzazione
diffama le critiche espresse nei confronti dell'entità sionista e della
sua lobby occidentale e ottenendo cosi la perseguibilità penale
dell'antisionismo al pari dell'antisemitismo.
Non solo il blogger rifiutò di piegarsi alle minacce del Pm affrontando
il processo ma ribadì pubblicamente le sue opinioni ed accusò inoltre
pubblicamente lo stesso Pm, dell' uso politico fatto della Giustizia e
al fine di soddisfare gli interessi politici e privati di una minoranza
etnica e per questo denunciato dallo stesso pm per diffamazione. con la
aggravante della Legge Mancino. Ossia denunciato per aver espresso una
critica politica all'abuso del potere esercitato da un pubblico
ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni al fine di favorire gli
interessi di una organizzazione politica ma che per le sue qualità
etniche attraverso le quali si distingue in Comunità, la legge Mancino
garantisce privilegi di tutela che non sono concessi a nessuna altra
organizzazione politica né tanto meno a nessun cittadino italiano che
non sia ebreo. E' evidente che la Legge Mancino non solo rappresenta un
paradosso giuridico di fronte al principio costituzionale della
uguaglianza dei cittadini e di fronte alla legge, non solo sancisce e
legittima una distinzione etnica, politica e giuridica tra individui
appartenenti alla comunità Nazionale Italiana ed individui appartenenti
alla Comunità ebraica ma questa legge viene utilizzata da questa
organizzazione e dai suoi sodali nelle Procure dei tribunali al fine di
individuare e perseguire penalmente i propri nemici politici.
Condannato di fatto in primo grado per diffamazione ed in attesa di
giudizio senza poter usufruire di pene alternative però il blogger
avrebbe potuto assurgere, in caso di condanna detentiva, allo status di
martire della libertà di espressione. Anzi è certo (?) che il blogger,
abbia attivato contatti per ottenere asilo politico negli Stati
Uniti,dove nonostante la stessa lobby ebraica sia molto potente non ha
alcuna speranza di esercitare il suo potere di influenza sulle
istituzioni dello stato e della Giustizia come invece sembra essere
possibile che accada in Italia, dove può succedere che la legge ed
alcuni suoi amministratori prostituiscano la loro funzione pubblica per
tutelare gli interessi politici e strategici di cosche etniche o
partitiche. Paese dove i processi penali vengono intentati non solo
contro il diritto alla libertà di espressione sancito dalla Costituzione
nazionale ma istituiti sulla base della capacità di influenza politica
ed economica di queste organizzazioni nazionali e transnazionali.
Capacità di influenza e pressione politica che viene esercitata
soprattutto attraverso il controllo dei mezzi di pubblicità ed
informazione. Controllo attraverso il quale la lobby ebraica dei
giornalisti provvede ad istigare nella opinione pubblica, il sentimento
di odio e disprezzo verso la espressione verbale di determinate opinioni
al solo fine propedeutico di legittimare la, in verità raccapricciante,
attività politica dei magistrati e giustificare quindi poi la
persecuzione giudiziaria e mortificazione del diritto alla libertà di
espressione che questi magistrati consapevolmente compiono in nome del
popolo.
Il recente caso Sallusti ha evidenziato ancora una volta il potere di
influenza della potente lobby ebraica sulla opinione pubblica,
attraverso il controllo dei mezzi di informazione e sulla stessa classe
dirigente. Potere esercitato ancora una volta per imporre e mantenere
inalterati i suoi privati privilegi a detrimento degli interessi
generali e nazionali e soprattutto al fine di perpetrare la barbarie
giuridica attraverso la quale si persegue con il carcere il diritto di
espressione.
Potere di influenza sulla opinione
pubblica questa volta esercitato non attraverso la diffusione di notizie
false,tendenziose parziali e in malafede, ma solo ed esclusivamente
attraverso il potere che il silenzio e la censura sono in grado di
esercitare sulla capacità critica degli individui. Sebbene
infatti la intera classe politica, giornalistica ed intellettuale sia
scesa in campo a difendere il diritto di espressione e la libertà di
opinione di Sallusti (in verità molto ambiguo) e condannando
(lodevolmente) la barbarie giuridica attraverso la quale si infligge la
pena del carcere al reato di diffamazione,nessuno di questi ha sentito
il dovere etico,civile e morale di ricordare all'opinione pubblica come
la LEGGE MANCINO continui a prevedere la pena del carcere come punizione
alla espressione verbale di idee, opinioni e critiche e come la
responsabilità giuridica della interpretazione di queste idee sia
demandata non a organi di giustizia super partes, ma a pubblici
ministeri politicizzati referenti degli interessi politici di queste
organizzazioni politiche.
Nomos
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