giovedì 21 dicembre 2017

Intanto si continua a sanguinare ...

Disturba , almeno al sottoscritto, sapere che ci si preoccupa solo ed esclusivamente di determinate "persone": avrei voluto scrivere categorie ma preferisco generalizzare, infatti scrivo ciò che mi ricordo e non riporterò link, citerò la fonte ma non in modo esaustivo. Per esempio la Caritas locale, qui a Cagliari, nell'intervista rilasciata dal responsabile, che è un sacerdote, parla di un nuovo centro (per la pulizia dei muri, guarda caso, aveva partecipato pure mia figlia) che però, stando a quanto ho sentito si rivolge prevalentemente ai giovani. Le assunzioni, ipotetiche , di cui leggo sono rivolte a persone giovani, poliglotte, laureate, o con esperienze specifiche: quelli over 50 o anche meno over, che hanno solo un diploma di scuola media superiore? Idem per ambire a trasferirsi in paesi scarsamente popolati: devi essere per forza under e di molto, e sperare che non si rimangino quanto è stato dichiarato da sindaci , in apparenza, lungimiranti. Peccato per quelli che, come me, avrebbero ancora voglia di fare, ma mi sembra di essere come nelle barzellette, dove nel dubbio "al bar, ti chiedono i soldi prima " , e non certo perché pensano che te la fili senza pagare, ma iniziano ad avanzare dubbi su di te: ci manca pure che "ti sentano il polso". C'è quasi un non so che di disprezzo, credo che nessuno si azzarderebbe a fare ,se mai fosse necessaria, una respirazione bocca bocca. Quanto ho scritto poc'anzi riflette e concorda con il pensiero di un commentatore: girando in città, ma non in auto o in pullman, bensì pedibus calcantibus puoi scorgere il viso, lo sguardo, di chi incroci. E allora, forse, ti è più chiaro chi viene scelto e, per contro, chi viene escluso e non fa parte, quindi, di nessun progetto sociale: sono tanti coloro che non rientrano nel numero di coloro che meritano le attenzioni di chi dovrebbe dare i mezzi perché chi è fallito ricominci, chi è rimasto senza lavoro lo ritrovi, chi si affaccia oggi nel mondo del lavoro ne trovi uno. Quindi lungi da me sostenere le varie mense, i dormitori, le case parcheggio: ben venga un progetto che affranca chi è in difficoltà, al diavolo invece tutto il circo di psicologi e assistenti sociali. Semmai provvedi alle necessità cui il licenziato, il disoccupato , il fallito non possono ,temporaneamente, provvedere: non fargli staccare la luce o il gas o il telefono, e dagli la possibilità di usare l'auto. Dagli i soldi per fare la spesa, e non obbligare le persone a essere viste mentre fanno la fila per un piatto di minestra: un minimo di perspicacia. Invece non è così che succede, e l'ho già scritto in passato e lo ripeterò anche adesso: primo, ti giudicano, ti fanno una specie di radiografia, con la scusa che vogliono sapere, ti fanno il terzo grado, obbligandoti a giustificare i tuoi errori e ,ancor prima , ad ammettere di averli commessi. Ergo, sei un incapace, ed è colpa tua se ti ritrovi nella merda e nei casini. Della serie "non penserai che sia facile e semplice uscire dalla situazione in cui ti sei cacciato e in cui hai fatto finire dentro anche la tua famiglia": "di questi tempi è molto difficile trovare persone disposte ad aiutarti". Concludo davvero con la frase cult, tipica di chi, almeno con me "solo a parole", si era offerta e detta disponibile ad aiutarmi (e infatti , la diocesi ,non lo ha fatto). DOVEVI PENSARCI PRIMA!
ps: sono così, in questo stato, dal 2001/2002. Solo parole: per me nessun aiuto. E pensare che sono stato da una persona,ora vescovo, e che in tempi diversi io,io avevo aiutato: a parole sì sì, richiamami fra un paio di giorni, e dopo non ti risponde.

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