lunedì 11 dicembre 2017
... e giustizia per tutti !
Mi ha fatto piacere, in un certo qual modo , sapere che ci sono dei dipendenti statali, mi pare dei ministeri, che non si sono ritrovati negli estratti conto previdenziali, i versamenti dei contributi. Pare che i ministeri o il ministero, si sia dimenticato di effettuarli. Ma niente pericolo, per lo Stato, perché dovranno provvedere, ricercando mi sembra 300 milioni di euro per provvedere in tal senso. La cosa che mi fa pensare è quando in tv o nei media, si sente ripetere, dai dipendenti, sopratutto statali, la solita frase : "io, i miei contributi li ho versati". Amico caro e amico bello: tu non hai mai versato un beneamato tubo; semmai il tuo datore di lavoro lo ha fatto in tua vece. E ricordo ancora, eravamo negli anni 80, di quando Marco Pannella e i radicali, volevano consegnare a te e a tutti i dipendenti, lo stipendio lordo, affinché fossi tu a versarti i contributi. Lo so che era una provocazione, come quando, sempre i radicali, volevano che lo Stato di Israele entrasse nella Comunità Europea, ma appunto serviva forse solo come spunto di riflessione. Oggi ,anzi ieri, avete ,almeno alcuni di voi, ricevuto la smerdata, e che per lo Stato ,per vostra fortuna ci sarà una sanatoria, mentre se la stessa dimenticanza la effettua un negoziante o un artigiano o un'industria, sono sanzioni, pignoramenti, impossibilità a partecipare alle gare d'appalto, o anche il blocco dei pagamenti di fatture da parte dello Stato. E' giusto? C'è logica in tutto questo? Per lo Stato e gli statali certamente: a loro è consentito sia di poter sbagliare che di poter dimenticare. A questo proposito leggere che ci vogliono oltre 90 giorni per incassare una fattura o, se preferito un altro tipo di lessico, ricevere il pagamento, vi faccio una sintesi di ciò che avveniva almeno fino al 2002 . Premesso che non ho mai lavorato con la Consip, che Dio ce ne scampi e liberi, né ho amato e amo le aziende del settore arredamento che ci lavorano (quindi, quasi tutte le poche che sono rimaste vive e italiane), le cose negli appalti pubblici, funzionavano grosso modo così: appalto di solito al ribasso, art.73 lettera C , cioè con il massimo ribasso rispetto al prezzo indicato ,dalla pubblica amministrazione, nella richiesta di fornitura; i termini per presentare l'offerta, che andava in carta bollata, cui doveva essere accompagnata(quasi sempre) una dichiarazione firmata e autenticata, di presa visione dei locali , una fideiussione assicurativa o una cauzione sotto forma di assegno circolare , pari al 5% dell'importo a base d'asta e inserito il tutto in una busta sigillata; aperte le buste, chiuse con ceralacca in tutti i lembi, e firmate sempre su tutti i lembi (occhio a firmare tutte le buste e a sigillare e chiuderle bene: meglio una firma e un po' di ceralacca in più che in meno, almeno non ti escludono o perdi la gara per una dimenticanza), c'è l'aggiudicazione provvisoria. Dopo di che arriva quella definitiva, uno o due giorni massimo una settimana. Se rispetti i tempi e i modi di consegna, e se hai i coglioni quadrati per far effettuare il collaudo e la relativa presa in carica, la fattura arriva in ragioneria: per fare un mandato ci vogliono cinque minuti di orologio; per portarlo fisicamente in banca (ai miei tempi era così: non so se oggi fanno tutto on line, dato che farebbero prima , hacker russi permettendo) una o due ore, ma tenendo conto che puoi trovare l'ente che li fa accumulare, anche un giorno, diciamo che il mandato lo stampano oggi ma lo consegnano in banca, il giorno dopo; a questo punto è la ragioneria della banca che è tesoriere dell'ente che si deve sbrigare, e mettiamo che ci vuole un altro giorno. Riepiloghiamo: a)consegni nei termini; b) in una giornata fai effettuare il collaudo e la presa in carico (che si può fare in contemporanea:l'inventario finale lo si può fare anche successivamente, non è vincolante per il pagamento); c) la fattura, firmata e siglata dal responsabile del procedimento, arriva in ragioneria; d) la ragioneria controlla la fattura, che i conti siano esatti, e che sia tutto in regola (la stessa cosa che facciamo quando, anche noi, ricontrolliamo lo scontrino della spesa o che abbiamo fatto quando abbiamo scritto la fattura stessa; e) se tutto è a posto, l'ente effettua il mandato che stamperà e consegnerà ,attraverso un proprio incaricato, alla banca. A questo punto l'ente stesso può comunicare il numero del mandato: e così che io, ai miei tempi, mi recavo allo sportello della banca ,e dicevo al cassiere: ci deve essere un mandato a nome mio da parte del Comune X. E lui mi diceva: come si chiama lei? Pinco Pallino. A volte, se c'era un rapporto continuativo con quella banca, non c'era neanche bisogno di tutto questo: perché ,appunto, conoscendoti non c'era bisogno di identificarsi. Paradossalmente, se invece ti facevi accreditare l'importo nel c/c, i tempi erano di uno o due giorni superiori. I contanti, anche in questo caso, sono più graditi: certo quando dovevi incassare 50 o 100 milioni era diverso, ma fino a 10 o 15 non avevo e non ho mai avuto difficoltà a contarli.Altri tempi.
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