mercoledì 6 dicembre 2017
Certi documentari fanno venire tristezza
Mi capita ogni tanto, quando non c'è qualcosa in tv che "mi vada ad hoc", di sintonizzarmi su Marco Polo: e ogni volta aspetto di vedere, curioso come sono, qualcosa che mi dica "in che cavolo di anno è stato girato il documentario". E se il luogo del documentario, di per se stesso, appare interessante,e penso sopratutto a quanto girato in Italia, poi quando capisco che è girato magari a inizio secolo, mi stringe il cuore: perché so che quei luoghi non sono più così. Mi riferisco a due città , Bergamo e Ferrara, che purtroppo ho potuto vedere come sono oggi: e l'ho visto nei reportage di "dalla vostra parte". Per avere idea e se non ci si vuole sintonizzare al canale 222, è anche possibile vedere sui canali 8 oppure 9, qualcosa di Alessandro Borghese o di Antonino Cannavacciuolo: in questo caso potete vedere, nel caso di Borghese ad esempio Trieste o proprio Ferrara o se preferite Milano. Considerate che alcuni di questi episodi dei 4 ristoranti, sono stati ripresi prima degli sbarchi a go go dei migranti. Il che la dice lunga: su quelli invece più statici dei documentari di Marco Polo, lì potete vedere delle città in apparenza tranquille, o almeno allora erano così. Ho visto qualcosa che dovrebbe essere stata girata forse 20 anni fa: il traffico auto era, rispetto ad oggi, ben più sostenibile, le bancarelle laddove erano presenti, non erano piene di chincaglieria cinese ma ,sopratutto, non erano gestite da immigrati. Da aggiungere che capisco bene che ,documentari a parte, nel caso delle trasmissioni "degli Chef", essendo fiction potrebbe darsi che il luogo sia preparato ad arte, sgombro di auto. Tuttavia sia i documentari legati alle città e ai luoghi italiani, sia ciò che ,almeno io, percepisco da quella che credo possa essere la realtà dei luoghi legati "ai 4 ristoranti" (senza voler scomodare "grasso ma non troppo",sempre sul canale 222) che le cose "sono cambiate, e di molto". Aggiungo e concludo, che se andiamo a vedere i diari dalle città di mare o quelli delle megalopoli, non è che possiamo fare salti di gioia: in alcuni casi sembra quasi un invito a "non andare a vederle" oppure "vederle e tornarsene a casa".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento