martedì 10 ottobre 2017
Non si può neanche scherzare. Attento a come parli e a cosa dici
Il pretesto può essere il caso dei nuotatori italiani, del premio dato a un allenatore anziché a un altro, all'affermazione della nuotatrice, alla replica del nuotatore, e dei post sui social che hanno fatto il resto. Ora c'è chi se la prende se viene sfotticchiato, e minaccia o sporge direttamente querela, oltre a far cancellare i post e ,se del caso, oscurare siti e blog. Personalmente mi sono sempre difeso, in campo, perché ho giocato e pure vinto, medaglie e coppe: e sfottevo e venivo sfottuto, provocavo e ricevevo provocazioni. Quali? In sardo abbiamo un modo di dire, tipico di chi mischia l'italiano e il sardo. In buona sostanza, quando a scuola un insegnante riprendeva due ragazzi che se le davano di santa ragione, allorché gli chiedeva il motivo della scazzottata, si sentiva rispondere con queste parole: "ha cercato mia madre". Cioè, per evitare di dire che "ha dato della puttana a mia madre", il ragazzino usava dire "ha cercato mia madre": l'insegnante, il bidello, o chi per loro, per sdrammatizzare, dicevano : "perché? si è persa? . Quanto sopra valeva anni fa: oggi le cose sono cambiate e, Boldrini e nuotatrici a parte, le persone sono troppo suscettibili, e il fatto di trovare giudici e avvocati pronti a partire lancia in resta per ottenere dei risarcimenti, indennizzi astronomici, oltre a godere nell'umiliare il prossimo e stabilire ,nel caso dei politici sopratutto, le gerarchie, in pochi si azzardano a essere, almeno pubblicamente, sinceri. La riprova di ciò si ha nel fatto che ci sono sempre più cimici, microfoni nascosti, riprese video senza il dovuto consenso: le motivazioni professionali, cioè che uno è giornalista, lasciano il tempo che trovano, perché poi ciò che si condanna, oltre che la persona, è ciò che dice. Oggi, se sei incazzato, non puoi più dire (se non a tuo rischio e pericolo) che uno è "una testa di cazzo e un coglione": pensare che , poco tempo fa, era tollerato e non condannabile , se ciò era pronunciato all'interno di un'autovettura durante una discussione cagionata da una mancata precedenza o un sorpasso azzardato; se cioè era in un "certo contesto". Oggi non più: ti possono pestare i piedi o ricevi una gomitata, se pronunci quelle parolacce, queste saranno ritenute eccessive, esagerate rispetto all'azione che hai subito. Stanne certo. Idem se vuoi manifestare, in maniera appunto colorita, il tuo disappunto verso un allenatore, un arbitro, un giocatore o i tifosi della squadra avversaria: non vorrai appunto "cercargli la madre, la sorella o i parenti"? In sardo , ti risponderemo così: "Fatta ti dasi", cioè te la sei cercata, te la sei voluta. Guai! Devi dare la mano prima durante e dopo: prima e dopo, ci può stare, durante un po' meno. E questo per restare nel mondo dello sport, dove non puoi più dare del figlio di puttana a nessuno, né rimproverare il tuo allenatore o il tuo rigorista dicendogli che è un coglione. Quanto agli avversari, vale il detto sardo dei ragazzini degli anni 70. Un po' diverso è il discorso sui politici, del fatto che tu a un politico, appunto, non gli puoi dire le parolacce, né puoi fare altro: stando anche alle varie riprese che si vedono in tv, allorché questi bellimbusti si rifiutano di rispondere alle domande dei cronisti, quando volutamente ignorano le richieste dei cittadini. Hanno un notevole potere: già i sindaci possono vietare le manifestazioni e, attraverso i loro canali, vietare anche l'uso di locali per convegni o riunioni . In ogni caso stiamo attenti alle parole, sopratutto anche a chi registra a nostra insaputa.
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