Germania. Mancano 1.6 milioni di lavoratori esperti, Meister. – Handelsblatt.
Giuseppe Sandro Mela.
2018-03-22.
Si sta facendo un gran parlare di “skilled workers“, ma molto raramente ci si perita di sapere e comprendere cosa significhi esattamente questo termine, almeno nel linguaggio usato dalla Confindustria tedesca.
In Germania esistono le mitiche Berufsschulen.
«Berufsschulen bilden (im deutschsprachigen Raum) den schulischen Teil der dualen Berufsbildung. Ihre Vorläufer sind die Feiertagsschulen, die in der Zeit um 1800 gegründet wurden.
Die Berufsschule ist seit 1871 eine Schulform im Bereich der berufsbildenden Schulen. Berufsschulen hießen bis 1912 Fortbildungsschulen. Die Berufsschule vermittelt den Auszubildenden während ihrer Berufsausbildung die durch den Rahmenlehrplan bzw. den Lehrplan des jeweiligen Standortes bestimmten Inhalte. Sie ist eine der beiden Säulen der dualen Ausbildung. Sie hat die Aufgabe die Allgemeinbildung und die jeweilige fachliche Bildung zu fördern.
Die Berufsschule hat ein bis zwei Berufsschultage mit wöchentlich 8 bis 12 Unterrichtsstunden, abhängig vom Beruf und dem Ausbildungsjahr. Die Unterrichtszeit kann auch zu mehrwöchigen Unterrichtsblöcken zusammengefasst werden. Diese Form wird in Deutschland insbesondere bei Ausbildungsberufen mit einer geringen Zahl von Auszubildenden (so genannten Splitterberufen oder Berufe des öffentlichen Dienstes, wie z. B. Verwaltungsfachangestellter oder Fachangestellter für Arbeitsmarktdienstleistungen) gewählt, wenn diese in Landes- oder Bundesfachklassen unterrichtet werden.» [Fonte]
«Vi spiego in breve come funziona il Dualsystem tedesco, espressione ridotta per duales Berufsausbildungssystem (sistema duale di preparazione al mondo del lavoro). Anzitutto, in Germania non esiste la concezione di studio fine a se stesso o separato dalla prassi professionale (come in Italia o in Francia), quale essa sia: non esiste che uno frequenta un liceo o un tecnico o un professionale senza aver mai messo piede in fabbrica o in azienda per poi entrarvi “dopo” (ma “dopo” quando?). Sono cose che qui in Germania non capiamo (o meglio: io sì, essendo anche italiano).
Quando ci si iscrive a quella che in Italia corrisponde alla scuola superiore (licei, professionali, etc.) si è obbligati a confrontarsi fin da subito con il mondo del lavoro (industrie, impresa, terziario). Come funziona? I liceali tradizionali (Gymnasiasten. Studenti del liceo classico o scientifico) accedono al mondo del lavoro attraverso la formula del Vocatium, poi successivamente del Praktikum (tirocinio). Il “Vocatium” (dal latino) è una visita dedicata che i nostri studenti effettuano presso “Messen / grandi esposizioni commerciali e industriali” ed aziende varie, per vedere dall’interno come funzionano.
Quando poi tornano a scuola da noi, tematizziamo insieme la loro esperienza, approfondendo sotto ogni punto di vista quanto hanno appreso. Durante l’anno hanno luogo diversi Vocatium: il numero di queste “visite o gite di lavoro” dipende dalla politica scolastica dei singoli Länder, visto che la scuola in Germania è materia di politica regionale, non federale (ma la formula “dual” è federale). Il Praktikum (tirocinio), che segue il “Vocatium” (spesso dalla 12 classe in poi: la seconda liceo in Italia), è un vero e proprio tirocinio in quella azienda o in quella impresa che ti ha particolarmente colpito durante il “Vocatium” (ma gli studenti possono scegliersene anche altre). Il tirocinio professionale dei nostri ragazzi è concordato fra noi (scuola) e impresa (banca, fabbrica, officina, Lufthansa; ma anche realtà pubbliche, quali tribunali e ministeri) e monitorato dalla scuola: per l’occasione, noi insegnanti diventiamo ispettori e andiamo a vedere cosa combinano i ragazzi; mentre i referenti aziendali, a loro volta, si informano da noi se i ragazzi a scuola studiano e se, ovviamente, applicano il “know-how” appreso in azienda. Geniale, no? Questo sistema configura una riuscita sinergia fra stato (scuola pubblica) e impresa (settore privato), non intesi così quali corpi scollegati e fra loro estranei (per non dire ostili). Cioè lo stato, in Germania, entra nell’impresa – che rispetta – e l’impresa entra nello stato – che rispetta.
I risultati? Una nazione poco più grande dell’Italia e, comunque, con tanti problemi (anche d’immigrazione) vanta una delle economie più potenti al mondo (e nessuno sa chiarirsi perché. Ecco: ora lo sappiamo). E siamo solo al liceo (classico, scientifico, etc.). Scuole tecniche e professionali: preparati.
Le Berufsschulen tedesche (scuole tecniche e professionali) realizzano pienamente la perfetta sinergia “stato-impresa” costituendosi come cardine e perno centrale dell’intero sistema duale e della sua concezione. Non esiste niente di simile al mondo. Io sono professore di ruolo in un plesso scolastico che accorpa a direzione unificata diverse Schulformen (tipi di scuola) professionali, incluso un liceo tecnico (ibrido fra liceo scientifico e ITIS italiani) e un liceo psicopedagogico: ospitiamo spesso delegazioni dalla Norvegia, da Israele e dagli Stati Uniti che vengono a vedere come facciamo (dalla Cina no, perché formiamo direttamente formatori espressamente per i cinesi, nostri committenti).
Funziona così: esempio concreto. Mettiamo che uno vuole studiare da perito informatico: viene da noi a scuola (abbiamo il ramo informatico, ovviamente) e fa una pre-iscrizione. Compila il modulo in segreteria, poi la scuola propone subito diverse aziende del settore (con la consulenza dei colleghi del ramo). Nella azienda di sua scelta (l’unico vincolo è che si devono trovare “innerhalb des Schulkreises”, nel perimetro del distretto scolastico), fanno fare subito un contratto di formazione con l’accredito della nostra scuola (prima ancora di iniziare la scuola!). Dopodiché, contratto alla mano, si ritorna in segreteria (il contratto aziendale consente l’iscrizione a scuola. Sì: hai capito bene e sì, siamo in Europa; non su Marte. È Germania) e cominciano le lezioni. Le lezioni (sempre nel professionale, per i licei, vedi sopra) si chiamano Blockunterricht / lezioni a blocchi: per tre settimane lo studente è da me a scuola e insegno teoria (matematica informatica, matematica applicata, fisica, statistica, teoria dei processori, tedesco, storia, etica, psicologia del lavoro, economia politica, ma anche religione e storia dell’arte); per altre due (o tre) settimane, invece, è alla Mercedes, alla Lufthansa, o in un’azienda informatica e lavora con regolare contratto di apprendista (Auszubildender). Poi, dopo tre settimane, di nuovo a scuola!
Alla fine del corso, in genere tre anni, c’è la Gesellenprüfung (esame di fine apprendistato): superato il quale, si lavora (spesso, si resta nell’azienda di prima, cambia solo il rapporto contrattuale). Se uno preferisce, può proseguire lo studio e diventare Meister (Master); oppure conseguire una vera e propria maturità tecnica (Berufliches Abitur), ma a quel punto bisogna cambiare tipo di scuola (restando nello stesso complesso) e ci si iscrive al liceo tecnico, sostanzialmente, uno scientifico con “Schwerpunkt (punto focale) materie tecniche. Si capisce bene che uno studente medio di diciannove anni (o anche di ventidue. Ma anche di ventotto, nel caso della Berufsschule (istituto tecnico, dove non c’è limite di età) che esce dalla maturità tedesca ne sa non mille, ma un milione di volte di più del migliore studente italiano suo pari-grado.»
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Bene.
Per “skilled worker” si designa quanti abbiano superato la Gesellenprüfung, conseguita la Berufliches Abitur ed infine abbiano conseguito il titolo di Meister.
È questa classe di Meister che ha reso famosa nel mondo l’industria tedesca. Made in Germanysignifica manufatto da Mastri tedeschi.
Avendo ben presente quanto su detto, si può meglio capire il grido disperato della Confindustria tedesca:
«Germany is facing a major shortage of skilled workers as companies struggle to fill around 1.6 million vacancies»
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«he can’t find the technicians, site managers, and mechanics he needs»
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«The economy is booming, the willingness to spend is high and German companies have full order books …. However, the current situation on the labor market limits growth»
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«Smaller businesses, which compete against well-known larger companies for skilled workers, have difficulties filling open positions»
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«Around 1.6 million jobs cannot be filled currently»
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«Staff in industries like construction, hospitality, security services, transport, logistics, childcare and education are particularly scarce»
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La denatalità delle femmine tedesche autoctone inizia a far sentire i suoi perversi effetti.
Le scuole secondarie tedesche sono piene di immigrati, e vi si parla più facilmente l’arabo o il turco del tedesco. Il livello qualitativo è ovviamente sceso. Ma gli studenti tedeschi autoctoni sono sempre meno. Sempre di meno.
Le Berufsschulen tedesche si stanno spopolando, per carenza di giovani. Meno giovani, meno studenti: non si richiede l’intelletto di Newton per capire un concetto così semplice.
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Ci si può illudere a piacere, ci mancherebbe. Le allucinazioni non possono essere proibite per legge.
Ma l’idea di rimpiazzare un Meister che vada in pensione con un immigrato che borbotta qualcosa di tedesco e che non ha fatto nessuna scuola specifica è un puro e semplice delirio schizofrenico.
Similmente, l’idea di rimpiazzare un Meister che ha fatto un ciclo di studi e preparazione pratica al lavoro di quasi dieci anni con un immigrato che ha fatto un corso di qualche mese è idea destituita di buon senso.
Il redde rationem non solo si avvicina, bensì è già qui.
Germany is facing a major shortage of skilled workers as companies struggle to fill around 1.6 million vacancies. But immigrants could be the solution.
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Germany’s construction industry is booming. The window manufacturer Gugelfuss in Bavaria could benefit from this, but recently the company with 300 employees and €40 million in annual sales had to turn down orders. “We could hire far more people,” said chief executive Anton Gugelfuss. But he can’t find the technicians, site managers, and mechanics he needs.
“The economy is booming, the willingness to spend is high and German companies have full order books,” said Michael Marbler, partner at the consulting firm EY. “However, the current situation on the labor market limits growth.” Smaller businesses, which compete against well-known larger companies for skilled workers, have difficulties filling open positions.
The labor shortage could hit the brakes on growth in Europe’s biggest economy, the labor market report of the German Chamber of Industry and Commerce (DIHK) has found. Almost every second of the almost 24,000 companies surveyed in Germany has difficulty filling vacancies. Around 1.6 million jobs cannot be filled currently, according to DIHK. Some companies have already given up looking for new skilled workers simply because there are no qualified applicants.
“The integration of refugees is not only an opportunity to secure skilled workers but also socio-politically an important challenge.”
Achim Dercks, deputy managing director, DIHK
Staff in industries like construction, hospitality, security services, transport, logistics, childcare and education are particularly scarce. As a result, the personnel shortages have an impact far beyond the companies and sectors affected. They could also hamper the implementation of the coalition agreement of the new government. After all, how can the planned broadband expansion be implemented without qualified technicians? How can the education offensive succeed if there are hardly any teachers left?
Immigrants could be the solution. The DIHK’s greatest hope is the controlled immigration that Angela Merkel’s Christian Democratic alliance and the Social Democrats have promised in their coalition agreement. The list of fields lacking qualified personnel, for which relaxed immigration criteria apply, should be expanded to include catering and logistics, the chamber demands. Since many German occupations that require formal training do not exist abroad, the new grand coalition should also create qualification options to achieve comparable degrees.
As a result of the large influx of refugees in 2016, the total number of inhabitants in Germany increased by 500,000 people. More than 1.8 million people had moved to Germany in 2016, of which more than 1.7 million people held a foreign passport, according to the Federal Statistical Office.
Meanwhile, around 1.3 million people left Germany in the same year. More than half of all migrants, 51 percent, had an EU passport, while 9 percent came from other European countries. Among the non-European immigrants, Asians made up the largest group with 26 percent, while 5 percent of the migrants came from African countries.
Since fewer EU citizens move to Germany or return home, it becomes crucial to recruit professionals from outside Europe. Germany has made some progress in facilitating employment of refugees. Last year, around 10,000 asylum seekers started job training, three times as many as the year before. DIHK’s deputy managing director Achim Dercks said: “The integration of refugees and asylum seekers is not only an opportunity to secure skilled workers in the coming years but also socio-politically an enormously important challenge.”
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